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Guadagnino porta l’horror a Venezia: con ‘Suspiria’ paura a passo di danza

Il remake del classico di Argento è il primo italiano in gara. Con Tilda Swinton, Dakota Johnson e le musiche di Thom Yorke. Il regista: “Dario lo ha visto ma se volete sapere cosa pensa chiedetelo direttamente a lui”


Forse per la prima volta nella storia della Mostra del cinema un horror corre per il Leone. Certo è un horror d’autore quello di Luca Guadagnino, remake del classico del genere di Dario Argento del 1977. Guadagnino aveva visto Suspiria da ragazzino e ne era rimasto terrorizzato e da regista voleva cercare di ricreare quella sensazione di paura così estrema. E ci riesce, in almeno due sequenze si fa fatica a non distogliere mai lo sguardo dal grande schermo dove corpi si muovono in spasmi innaturali, ossa si spezzano con suoni terrificanti, liquidi organici fuoriescono dai corpi delle donne che compongono la compagnia di danza Markos.

Guadagnino sposta la storia nella Berlino del 1977, nella grande scuola di danza di madame Blanc, una coreografa contemporanea che ricorda Pina Bausch (Tilda Swinton, che interpreta anche altri due ruoli misteriosi che sta allo spettatore scoprire): di fronte all’ingresso si erge il Muro, cosparso di scritte politiche e proclami dei terroristi della Baader Meinhof. Mentre radio e televisione scandiscono le tappe di un braccio di ferro tra i terroristi e il governo tedesco, nella scuola di Tanz avvengono cose misteriosi e inquietanti. Dopo la sparizione di Patricia (Chloe Moretz) arriva nella compagnia una nuova ballerina americana proveniente dalla comunità mennoniti dell’Ohio. In pochi giorni Susie (Dakota Johnson) diventerà l’étoile e la ballerina sulla quale Leblanc ha puntato tutto.

“Con lo sceneggiatore David Kajganic abbiamo pensato fin da subito che l’epoca del film doveva rimanere quella dell’originale – spiega il regista – volevamo anche rimanere in Germania ma abbiamo scelto di spostare la storia da Friburgo a Berlino. Friburgo appartiene alla cosmogonia di Dario che ha scelto insieme a Torino e New York come trilogia delle città del male. Volevamo raccontare la Berlino del muro perché ci interessava il tema della divisione, dell’esclusione e inclusione, della colpa e del perdono”. Una scelta che rimane evidente nei contenuti ma anche nella forma scelta dal regista a partire dalla fotografia livida e cupa del maestro tailandese di Mukdeeprom (già autore di Call me by your name). “La storia è ambientata nell’autunno tedesco – prosegue Guadagnino – racconta quell’epoca di terrorismo e, essendo un film dell’orrore, parla dell’inconscio. Tra i nostri riferimenti pittorici c’è sicuramente Balthus”.

Guadagnino spiega anche un altro tema centrale del film, la figura della madre. “Il tema non è l’uccisione delle madri ma piuttosto il concetto della madre terribile che si oppone alla visione della mamma cui viene rigettata la possibilità di essere crudele. All’inizio del film nella casa dei mennoniti da cui proviene Susie si vede un quadretto ricamato con una frase il cui senso è che la mamma è come una santa: ecco, il film rigetta questa visione”.

Le musiche del film sono firmate da Thom Yorke. “Thom è l’eccezione alla regola che non bisogna mai incontrare i propri miti – ha detto Guadagnino – lui rappresenta la voce della mia generazione. I Goblin (autori della colonna sonora del film di Argento, ndr.) hanno influenzato quarant’anni di musica elettronica e io cercavo di ottenere qualcosa di simile con le musiche del film. Con Thom abbiamo iniziato a lavorare un mese prima delle riprese e la nostra è stata una collaborazione così fruttuosa. A eccezione di Melissa P, il cui musicista mi era stato imposto, è la prima volta che riesco a realizzare una colonna sonora originale. Prima di questo avevo solo utilizzato il repertorio”.

Molte delle sue attrici – oltre a Swinton e Johnson ci sono Chloe Moretz, Mia Goth, Jessica Harper (che era già nel film di Argento)  – accompagneranno Guadagnino sul tappeto rosso che si preannuncia degno di un horror, poiché sul Lido continuano ad abbattersi violenti temporali. Tutte hanno parole di affetto e stima per il regista “il filmaker che sa raccontare meglio le donne, che sa metterti più a tuo agio” dicono.

Con un cast così ricco di donne viene spontaneo chiedere il parere del regista sulla polemica di inizio festival contro il direttore Barbera accusato di maschilismo. “È un terreno super scivoloso che ti può far dire grandi banalità. Come il fatto che nella storia del cinema ci siano incredibili ritratti femminili realizzati da uomini o che abbiamo sontuose cineaste donne che hanno raccontato in modo terminale i maschi. Noi come gruppo, ma anche io individualmente, crediamo che gli immaginari maschili e femminili abbiano bisogno di essere spezzati, anche perché la consuetudine porta all’arteriosclerosi”. Su questo tema chiede di aggiungere qualcosa anche Tilda Swinton: “Le donne fanno film da tredici decenni, dirigono film bellissimi che non vengono distribuiti. Lo scorso giugno è morta Kira Muratova, magari non è nota come Scorsese o Coppola ma la notizia della sua scomparsa è passata inosservata. Bisogna cambiare il punto di vista su filmaking e gender che è una questione rilevante, certo, ma il cinema è uno stato libero”.

Guadagnino preferisce non rispondere a chi chiede del parere di Dario Argento, che si era dimostrato scettico all‘idea di un remake del suo Suspiria: “Ha visto il mio film – dice il regista – ma se volete sapere cosa pensa chiedetelo direttamente a lui”.

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