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Figc, Tavecchio si è dimesso: "Sciacallaggio politico". Malagò: ''Unica soluzione è commissariamento''

Figc, Tavecchio si è dimesso: "Sciacallaggio politico".  Malagò: ''Unica soluzione è commissariamento''
Carlo Tavecchio (ansa)
L’annuncio nel corso del Consiglio Federale. Il presidente ha rimesso il mandato: ”Contro di me sciacallaggio politico”. Il capo del Coni: ”Unica strada è commissario”
ROMA –  E’ durato un solo minuto il consiglio federale stamattina: Carlo Tavecchio si è dimesso (come da noi anticipato ieri) da presidente della Figc. Ha deciso quando ha capito che anche la sua Lega, quella Dilettanti, dove era stato vent’anni, gli aveva voltato le spalle. Gli avevano voltato le spalle in tanti, ormai: Malagò, Lotti, Gravina, Abete, Cairo, Squinzi, De Laurentiis, Tommasi, Sibilia…. Pochi i fedelissimi, fra cui Ulivieri.
E così Tavecchio, in carica dal 2014 e riconfermato il 6 marzo di quest’anno, si è arreso. Ha parlato di “sciacallaggio politico”: è infuriato soprattutto con Malagò e con Sibilia. Resterà in carica come commissario della Lega di A sino all’11 dicembre, ma la Figc non lo avrà più al comando, anche in una fase transitoria. Perché “c’è la volontà di commissariare la Federcalcio, lo dice lo statuto della Figc. Senza la governance mi sembra l’unica soluzione”. Questa la decisione di Malagò. Mercoledì alle 16,30 si terrà a Roma la Giunta straordinaria del Coni: “Siamo obbligati perché lo statuto recita che abbiamo 48 ore dal momento della convocazione”, ha sottolineato Malagò spiegando il motivo che spinge il Coni a commissariare la Federcalcio: “I fatti sono chiari e oggettivi. Se ci fosse stato un consiglio federale completo, compatto, forte, ci potevano essere anche altre soluzioni finali, ma se in un contesto così eccezionale come l’eliminazione del Mondiale, ti ritrovi che alcune componenti prendono posizioni così antagoniste, come Calciatori e Lega Pro, e anche in altre parti c’erano dei rumors di scricchiolii (Lega Dilettanti, ndr), e aggiungi che due componenti neanche esistono, quella di A e di B, non è che serve uno scienziato per arrivare alla conclusione che avevo individuato già da qualche ora”, ha concluso Malagò.
Tavecchio ha saputo della decisione del n.1 dello sport, con cui ormai è in rottura totale, durante la sua conferenza stampa e ha risposto gelido :”Ma quale commissario… Un fatto molto grave, ci sono le garanzie di legge, gli statuti…”. Il consiglio federale non si è dimesso, come chiesto da Tavecchio: tutti si aspettavano quindi che la Figc proseguisse in condizioni di prorogatio, e andasse ad elezioni entro 90 giorni. Ora cambia la prospettiva: Tavecchio potrebbe andare al Tar del Lazio contro Malagò. Qualche consigliere potrebbe appoggiarlo. Ecco cosa prevede l’articolo articolo 24 punto 9 dello statuto. “In caso di decadenza o impedimento non temporaneo del Presidente federale, decade immediatamente l’intero Consiglio federale. In caso di dimissioni del Presidente federale, decadono immediatamente il Presidente e l’intero Consiglio federale. L’espletamento dell’ordinaria amministrazione è garantita in prorogatio dal Presidente federale e dal Consiglio federale. In caso di dichiarata impossibilità da parte del Presidente federale, l’espletamento dell’ordinaria amministrazione è garantita in prorogatio dal Vice Presidente federale e dal Consiglio federale. In ogni caso, l’Assemblea viene convocata senza indugio ai sensi dell’art. 21, comma 3del presente Statuto”.
Malagò non aveva alternative, non poteva andare in rotta di collisione col ministro Luca Lotti, rischiando una crisi istituzionale ancora più ampia. Il commissariamento sarà deciso mercoledì pomeriggio: per ora tocca a Malagò che almeno ufficialmente si tira fuori. Ma se la Giunta, a lui fedelissima, glielo chiedesse allora potrebbe restare commissario straordinario proprio lui (diversamente potrebbe esserci una scelta interna, magari Roberto Fabbricini, stimatissimo dallo stesso Malagò). Ci potrebbero essere alcuni subcommissari. Si fa il nome di Franco Carraro. Di sicuro non sarà un commissariamento breve: forse sei mesi, assicurano fonti Coni, perché questa è l’occasione unica per fare quelle riforme del calcio che in questi anni nessuno è stato in grado di fare. Nessuno. Malagò ci proverà: ha le idee chiare, il calcio è il suo mondo. C’è da mettere mano a tutto, statuto compreso. Di sicuro la Lega di A non potrà scegliere (il 27 novembre) il suo presidente e il suo amministratore delegato contro il parere di Malagò, mentre giovedì Balata dovrebbe essere eletto presidente della Lega di B. Poi, ci sarà un traghettatore della Nazionale (Malagò stima molto Di Biagio) e poi, ma chissà quando, si penserà al nuovo presidente Figc. In corsa Cosimo Sibilia, il favorito. Potrebbe fare il ticket con i calciatori. La Lega dilettanti ha il 34 per cento, i calciatori il 20. Gioco fatto, in teoria, con a Tommasi affidata la gestione del Club Italia (addio Ulivieri). Ma Sibilia a marzo sarà in corsa per esser riconfermato senatore di Forza Italia, gli converrebbe che le elezioni Figc fossero dopo, molto dopo,

magari verso l’estate del 2018 quando la Figc festeggerà i 120 anni. La politica si intreccia col calcio, ci saranno anche polemiche. Quelle per la verità non mancano mai. Altri candidati per la presidenza Figc sono Gravina, a meno che i calciatori decidano di puntare su un loro uomo (ma Albertini è ancora proponibile?). Improbabile la soluzione Pierluigi Collina, sta bene dov’è, stimatissimo dai presidenti Fifa e Uefa.

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