
E’ più o meno quello che ci si ripete da 13 mesi a questa parte tra Regione, parlamentari, Curia vescovile (soprattutto Curia vescovile), da quando cioè la tragedia immane del terremoto di Amatrice e Accumoli ha mostrato tutta intera la fragilità (e l’isolamento) di quest’Italia di mezzo e di una consolare Salaria che sembra rimasta quella d’epoca romana. E ha visto governo e Regione seriamente impegnati nel cercare finalmente una soluzione al secolare deficit di collegamenti.
IL LAVORO DEL VESCOVO
Il più insistente nel chiedere è stato il vescovo, Domenico Pompili: prima ha tirato giù un appello per le infrastrutture e per uscire dall’isolamento, controfirmato da amministratori locali, associazioni di categoria, forze sindacali. Poi ha marcato stretto tutte le personalità di passaggio in questi mesi ad Amatrice: Mattarella, Renzi, Gentiloni. Nessuno è sfuggito al pressing di monsignore, anche se la consegna, per tutti, era profilo basso e fari spenti. Così, nemmeno quando a metà agosto il ministro Delrio in un’intervista ha fatto esplicito riferimento ai cantieri di Salaria e ferrovia per Roma, c’è stata la corsa a salire sul treno del «vincitore».
CI METTE LA FACCIA
Ma stavolta è il ministro in persona a metterci la faccia: i due dossier sono in gestazione da mesi. Per la ferrovia sembra sia stata accantonata l’idea di Cicolani di pensare il collegamento Roma-Rieti come prosecuzione della radiale Orte-Fiumicino e invece rispolverata rivista e corretta l’ipotesi di ferrovia dei due mari (cara a Guglielmo Cicolani), che prevedeva un collegamento Roma-Rieti-Antrodoco-Ascoli-San Benedetto. Si vedrà se e quanto di questa impostazione abbia resistito nel frattempo e come si sviluppi questo «anello ferroviario dell’Appennino centrale». Comunque, di ferrovia nuova parliamo, e non di potenziamento dei collegamenti con la linea che c’è, passando da Terni per giungere Roma.
LA CONSOLARE
Per la Salaria non si parla di raddoppio tout court ma di potenziamento: da quel poco che trapela, si parla di una serie di interventi di ampliamento della carreggiata (dove a quattro, dove a tre, dove a due corsie) nei punti più nevralgici e problematici, con precedenza assoluta al tratto che va da San Giovanni Reatino a Passo Corese. Due giorni e sapremo: la storia continua.