Facebook censura un dipinto di Artemisia Gentileschi. I curatori della mostra: "Ridicolo"

L’opera ‘Caritas romana’ è osposta al castello di Conversano, ma la pagina che promuove la mostra è stata cancellata a causa della presenza di  “un’immagine che mostra eccessivamente il corpo”
Un’immagine che mostra eccessivamente il corpo o presenta contenuti allusivi”. Definisce così Facebook Caritas romana di Artemisia Gentileschi, quadro simbolo della mostra “Artemisia e i pittori del Conte”, in corso nel Castello e nella chiesa di San Giuseppe di Conversano.
Quasi fosse un’opera pornografica. E allora l’algoritmo decide di censurarla e di eliminare definitivamente l’inserzione dalla pagina dell’evento.
Un’esclusione per vari motivi paradossale. In primis, perché si tratta comunque di un’opera d’arte. Tanto più se si considera la valenza del dipinto, un inedito visibile al pubblico per la prima volta.
Rappresenta la leggenda di Pero e del padre Cimone, condannato a morire di fame in carcere. La figlia, pur di salvarlo, si introduce furtivamente nella cella e lo allatta al seno. È proprio questo l’elemento – neanche visibile integralmente, a dirla tutta – che ha fatto scattare la censura.  “Bislacca”, secondo Viviana Farina, che cura la mostra con Giacomo Lanzilotta. “La vicenda viene riportata addirittura da Tito Livio. Lo stato romano lo considerava un caso di pietas civile, nel Seicento era un esempio di etica, ripreso anche da Caravaggio nelle Sette opere di Misericordia. Non me lo sarei mai aspettato. Significa non comprendere minimamente il senso delle immagini”.
E a non comprenderlo non sarebbe solo una semplice macchina. Ma qualcuno che ha segnalato il post: “L’algoritmo avrà ricevuto e accolto la segnalazione – spiega il social media manager dell’evento Antonio Lacandela di Marker Adv – . Non siamo i primi a subire questo tipo di censura”.
Celebri, infatti, sono i casi del Bacio di Rodin, della Venere di Willendorf e dell’Ice cream di Axell. “Altre volte, però, Facebook era tornata sui suoi passi. In questo caso, invece, il customer care ci ha detto che la decisione è irremovibile, riproponendoci sempre lo stesso messaggio iniziale”. L’organizzatore dell’esposizione, Carlo Mansueto, la definisce una censura clamorosa, “se si pensa che su Facebook e Instagram vengono pubblicate spesso foto dal contenuto ambiguo senza che nessuno intervenga, ma poi bloccano un dipinto che non ha alcun richiamo sessuale. Promuoveremo la mostra con un’altra opera.” Magari meno spinta. Secondo il giudizio pudico e severo della creatura di Zuckerberg.

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