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Da Trump a Hamilton ecco i milionari che aggirano le tasse su jet e yacht

Migliaia di aerei costosissimi vengono registrati nell’isola di Man tramite società offshore che non pagano l’Iva. Svelati nomi e segreti di centinaia di ricchi beneficiari di queste manovre anti-fisco, che riguardano anche le barche di lusso…

Da Trump a Hamilton ecco i milionari che aggirano le tasse su jet e yacht
Lewis Hamilton

I normali cittadini devono pagare il bollo e vengono pignorati dall’erario se non pagano tutte le tasse sull’unica auto che possiedono. I ricchi e potenti dell’elite del mondo possono invece aggirare le imposte grazie alla compiacente legislazione di alcuni paradisi fiscali, specializzati nel piazzare la loro bandiera offshore su enormi flotte di aerei e yacht privati da decine di milioni di euro. E’ l’ennesima situazione di privilegio economico e disuguaglianza sociale rivelata dai  Paradise Paper s, le carte segrete delle società offshore ottenute dal giornale tedesco Suddeutsche Zeitung e analizzate dal Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (Icij), rappresentato in Italia da L’Espresso e Report
I documenti di  Appleby , lo studio professinale al centro della nuova fuga di notizie, mostrano che l’isola di Man, in particolare, viene utilizzata per importare in Europa aerei di lusso evitando di pagare l’Iva. Gli stessi esperti consigliano ai clienti più ricchi di immatricolare i loro super yacht in acque internazionali, a costo zero.

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Centoventi politici di tutto il pianeta, tra cui il segretario al commercio Usa, il tesoriere del premier canadese, il ministro delle finanze brasiliano. E poi star come Madonna e Bono, le regine d’Inghilterra e Giordania, i big della finanza e delle multinazionali. Ecco la nuova inchiesta giornalistica internazionale che rivela 13,7 milioni di documenti riservati di migliaia di società offshore collegate ai potenti del mondo

Nei Paradise Papers spunta così, tra molti altri, il nome del pilota inglese Lewis Hamilton, quattro volte campione del mondo di Formula Uno. Grazie alla consulenza di Appleby, Hamilton ha trasferito il proprio jet privato dalle Isole Vergini Britanniche a Man. Il motivo? Recuperare 5,2 milioni di dollari di Iva -la tassa applicata su ogni oggetto o bene acquistato in Europa -, che il pilota aveva speso per comprarsi un Bombardier Challenger 605 color rosso fuoco da 27 milioni di dollari.
Hamilton è in ottima compagnia, perché dagli atti analizzati dai giornalisti Ryan Chittum del consorzio Icij, Tim Robinson del WashingtonPost e Juliette Garside del Guardian, emergono molti altri nomi eccellenti: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, l’erede al trono dell’Arabia Saudita, gli amici milionari del presidente russo Vladimir Putin, i fratelli Arkady e Boris Rotenberg, tutti impegnati a chiedere consulenze ad Appleby per risparmiare sull’acquisto di jet e mega yacht ai danni del fisco. La procedura per ottenere il rimborso dell’Iva sembra una prassi consolidata nel mondo dei vip: in base ai documenti di Appleby, solo quello studio professionale ha creato, tra il 2007 e il 2016, almeno 48 società nell’isola di Man per altrettanti jet privati, facendo risparmiare ai propri clienti 33,9 milioni di dollari. Soldi che altrimenti sarebbero finiti agli stati europei sotto forma di tasse.

Per capire fino a che punto queste operazioni siano legali, bisogna tornare all’aereo di Hamilton, caso esemplare in tutta questa storia.
È il 2011 quando tra Appleby, Hamilton e i suoi legali comincia un fitto scambio di email. «Con la collaborazione dell’agenzia di consulenza Ernst&Young Llc, fra i massimi esperti di tassazione, e sfruttando i loro strumenti fiscali, non è necessario versare l’Iva», scrivono i funzionari di Appleby, riferendosi alla tassa sul jet che, effettivamente, in Europa non deve essere pagata se i velivoli importati non sono utilizzati a scopi privati, ma per uso commerciale, da parte di vere e proprie compagnie aeree europee. Questo perché le società aeree pagano già l’Iva sui viaggi commerciali tra un paese e l’altro.
In questo quadro, Appleby crea all’isola di Man una offshore, chiamata Stealth Limited, che acquista il jet dalla società di Hamilton alle Isole Vergini Britanniche, che ha un nome simile: Stealth Aviation Limited. L’aereo viene così importato in Europa, essendo l’isola parte del Regno Unito. Successivamente la Stealth Limited subaffitta il jet alla Tag Aviation Limited, azienda inglese che opera nel settore dei jet. E il gioco è fatto.

C’è un però. L’Europa impone che la società importatrice dell’aereo sia vera, con tanto di certificazioni di volo, sedi, dipendenti, risorse tecniche e via dicendo, mentre bussando alla porta della Stealth Limited, che si trova al 33-37 di Athol Street in Douglas, capitale dell’isola di Man, si trova solo l’ufficio di Appleby, che da lì gestisce altre 1.100 società. La Stealth, dunque, non ha alcuno staff e non ha neppure una propria sede industriale. Ha invece un solo direttore, la General Controllers Limited, altra società creata da Appleby che risponde in caso di controlli fiscali.
Costruita la catena societaria, Appleby chiede ad Hamilton di recarsi all’isola di Man per firmare gli ultimi documenti, così da avviare la richiesta di recupero dell’Iva, avvertendolo che «questo comporterà un breve soggiorno, generalmente ci vogliono meno di due ore». Dopo il viaggio, avvenuto probabilmente nel gennaio 2013, quando Hamilton programma un volo insieme alla sua fidanzata, la modella Nicole Scherzinger, il campione si rimette in tasca 5,2 milioni di dollari.
Ai giornalisti del Guardian, i legali di Hamilton rispondono che il pilota si affida a un gruppo di professionisti per tutto ciò che riguarda i propri affari e non ha commesso alcun illecito e che, comunque, non era assolutamente sua intenzione sfuggire al fisco. Gli avvocati inoltre sostengono che la Steath Limited non è una società fittizia, che ha fornito tutte le documentazioni richieste dalle autorità dell’isola e che è stata creata per gestire un’attività di leasing, cioè di subaffitto dei velivoli. Le carte non svelano se l’aereo di Hamilton stia effettivamente pagando l’Iva ultreriore, quella per i voli compiuti all’interno dei paesi europei, mentre è certo che Hamilton ha sfruttato il jet per qualche viaggetto privato: ha postato sul proprio profilo Instagram e sulla pagina Facebook foto e video di se stesso a bordo dell’aereo, insieme al suo cane Coco, amici e fidanzate, tutti in volo verso il Colorado e le Barbados.
Hamilton fa parte di una lunga lista di ricchissimi clienti del comparto jet di Appleby. Il più famoso è senza dubbio Donald Trump. Anche l’attuale presidente degli Stati Uniti, secondo i documenti del consorzio Icij, ha preso la ricca scorciatoia delle offshore per acquistare un aereo privato. Le carte riservate, che provengono dalle Bermuda, ma non dallo studio Appleby, citano Trump come titolare di una società offshore, chiamata D.J. Aerospace (Bermuda) Limited, che possiede un Boeing 727: è un jet usato proprio da Trump, che l’ha messo in vendita nel 2009, cedendolo alla Weststar Aviation, una compagnia aerea malesiana. Trump ha denunciato quella ed altre società al fisco americano quando si è candidato alle elezioni e ha dovuto rispettare gli obblighi di dichiarare il suo intero patrimonio. Finora però si ignoravano i vantaggi fiscali garantiti dall’Isola di Man per i velivoli intestati a società offshore.

Il Wall Street Journal ha inoltre rivelato che un altro aereo di Trump, un Boeing 757-200, usato anche durante la campagna presidenziale, controllato attraverso un complesso intreccio tra diritti di proprietà e leasing, avrebbe permesso a Trump di eludere 3,1 milioni di dollari di tasse altrimenti dovute allo stato di New York. Interpellato dai giornalisti del Consorzio, il presidente degli Stati Uniti non ha risposto.
Anche gli Emirati Arabi Uniti – uno dei paesi più ricchi del mondo – hanno evitato di pagare l’Iva con l’aiuto di Appleby. Nel 2012 hanno acquistato due Bombardier Global 6000 per 120 milioni di dollari, più altri 98 spesi per trasformarli in aerei di spionaggio ad alta tecnologia. Dal momento che uno stato come gli Emirati Arabi non può registrare un proprio aereo all’isola di Man, una società di Washington, Akin Gump, ha dato una mano per creare una offshore: la Advanced Integrated Systems Limited, sempre sull’isola di Man, che si è intestata gli aerei per conto degli emiri. Né Akin Gump né gli Emirati hanno fornito alcuna risposta ai giornalisti del Consorzio che chiedevano spiegazioni.

Vladimir Putin con Leonid Mikhelson
Vladimir Putin con Leonid Mikhelson

Con un metodo analogo Appleby è riuscita a rimettere nelle tasche del re del gas Leonid Mikhelson, considerato da Forbes l’uomo più ricco di Russia, con un patrimonio di 17 miliardi di dollari. Attraverso la Banca di Utah, che ha fatto da trustee per l’oligarca russo, Appleby ha creato una società all’isola di Man, la Golden Star Aviation Limited, che ha importato un Gulfstream G650 senza pagare l’iva. Inoltre, utilizzando la Banca di Utah come fiduciario, Mikhelson ha avuto accesso al registro degli acquisti degli Stati Uniti, aumentando il valore di rivendita dell’aereo. «Tutto in regola», risponde un portavoce dell’oligarca.

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