La storia di una fotografa di origine africana sfuggita a una strage all’età di due anni e adottata da una coppia piemontese. Rintracciata dal fratello, fa il test del Dna, scopre di avere familiari ancora vivi e vola a incontrarli, diventando un caso nazionale

Chiapello pensava di essere orfana e così anche la sua famiglia adottiva, anche perché il sacerdote che l’aveva portata in orfanotrofio le aveva cambiato nome, da Beata a Jeanette. Tutti le avevano sempre raccontato così, del Ruanda e della tragedia che l’aveva colpita da piccola non aveva quasi ricordi. Aveva meno di due anni quando gli Hutu fecero irruzione nella chiesa cattolica di Nyamata dove si era rifugiata assieme a sua madre, alla sorella gemella e a un altro fratello. Loro, di etnia Tutsi, pensavano di essere al sicuro, ma i guerriglieri lanciarono granate dentro il luogo sacro e fecero una strage uccidendo migliaia di persone.

La bimba venne trovata tra i mucchi di cadaveri e portata in un orfanotrofio dove fu prima curata e poi trasferita in Italia in un programma di adozioni internazionali per i bambini vittime della guerra. Nel 1997 quasi un centinaio di loro furono riportati in Ruanda, dove si era scoperto che le loro famiglie li stavano cercando, grazie all’intervento delle Nazioni Unite e all’appello del presidente del Ruanda, Paul Kagame, al governo italiano. Tra loro però non c’era Jeanette. Nel 2011 suo fratello, che con il padre non ha mai smesso di cercarla, l’ha trovata, ma lei non ha creduto che quello che le scriveva le email fosse suo fratello. Ci sono voluti quasi sei anni e l’intervento di Davide De Michelis, autore di “Radici”, il programma di Rai3 che a novembre racconterà la sua storia, per convincerla a fare il test del Dna, appurare che Leonard era davvero suo padre e volare in Ruanda a incontrarlo.

La sua storia nel Paese è diventato un vero e proprio caso nazionale: “L’incontro è stato davvero emozionante e spero che presto anche loro possano venire in Italia – confida Chiapello – Devo ringraziare anche la mia famiglia adottiva e mio marito che mi sono stati molti vicini in questa avventura”.