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Catalogna, Corte ferma Parlamento Barcellona per dichiarazione indipendenza

Catalogna, Corte ferma Parlamento Barcellona per dichiarazione indipendenza
La plenaria era prevista per lunedì 9. Ammesso un appello presentato dal Partito dei socialisti. Puidgemont voleva comparire per discutere del risultato e degli effetti del referendum. Moscovici: “Catalogna indipendente non sarebbe membro Ue”
LA CORTE costituzionale spagnola, ammettendo un ricorso presentato dal Partito dei socialisti di Catalogna, ha sospeso la sessione plenaria del Parlamento catalano prevista per lunedì 9, che avrebbe dovuto approvare una dichiarazione d’indipendenza, giocando d’anticipo sulla nuova sfida di Barcellona dopo il referendum di domenica scorsa.
Secondo il ricorso, se l’assemblea dichiarasse l’indipendenza si produrrebbe una violazione della Costituzione e un “annichilimento”dei diritti dei deputati nazionali e per la Corte, questa eventualità configura la “eccezionale urgenza” prevista dall’articolo 56 della Costituzione, già invocata dai socialisti catalani, giacché una tale decisione del Parlamento catalano “produrrebbe un pregiudizio di impossibile riparazione che rendere inutile la finalità del ricorso”.
Il presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, aveva annunciato la volontà di comparire lunedì davanti al plenum dell’assemblea catalana per convalidare i risultati e gli effetti del referendum, mettendo sul piatto proprio la dichiarazione di indipendenza. La decisione dell’alto tribunale spagnolo di sospendere il Parlamento si motiva con “le rilevanti e generali ripercussioni sociali ed economiche” che deriverebbero dalla dichiarazione di indipendenza.
Il ministro portavoce dell’esecutivo, Inigo Mendez de Vigo, ha dichiarato che se il governatore dichiarerà l’indipendenza unilaterale il governo spagnolo “agirà di conseguenza” e adotterà le misure previste dalla Costituzione a difesa dei diritti dei catalani e di tutti i cittadini spagnoli. “Una dichiarazione unilaterale di indipendenza non ha alcun senso”, ha aggiunto, sottolineando che il governo difende le libertà e i diritti di tutti, non solo di una minoranza secessionista.
Il primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, continua intanto a chiedere a Puigdemont, di rinunciare “nel più breve tempo possibile” al suo progetto. In un’intervista con l’agenzia Efe, Rajoy ha detto: “C’è una soluzione? Sì, la migliore è il veloce ritorno alla legalità e l’affermazione nel più breve tempo possibile che non ci sarà una dichiarazione unilaterale di indipendenza, perché in questo modo si eviteranno danni maggiori”.
• MANIFESTAZIONI IN PROGRAMMA
Ma le proteste non si fermano. Il movimento popolare ‘Parlem?’ (parliamo) ha convocato per sabato, attraverso i social network, manifestazioni davanti ai municipi a favore del dialogo in Spagna, chiedendo ai partecipanti di vestirsi di bianco, portare cartelli e dipingersi le mani dello stesso colore, evitando le bandiere. Su FacebookTwitter Whatsapp, il movimento sta lanciando appelli per convocare le manifestazioni, con un manifesto in cui sottolinea che “è ora la Spagna sia un Paese migliore dei suoi governanti”, che “hanno seminato odio” e “ci dividono”.

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