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Caso Battisti verso svolta. Il sindaco di San Paolo "Non possiamo proteggere un criminale, va estradato

Per il ministro della Giustizia Torquato Jardim l’ex terrorista “ha rotto il patto di fiducia con il Brasile”.  Ma il latitante si appella al presidente Michel Temer chiedendo “un atto di giustizia e umanità”. L’arresto al confine con la Bolivia? “Una trappola per incastrarmi”, replica. E attacca duramente l’Italia: “E’ un Paese arrogante”. Intanto il Guardasigilli Andrea Orlando plaude al mutamento di prospettiva del governo brasiliano

Caso Battisti verso svolta. Il sindaco di San Paolo "Non possiamo proteggere un criminale, va estradato"
 
RIO DE JANEIRO –  Con una raffica di interviste, appelli e dichiarazioni, si consumano qui in Brasile le ultime battute della battaglia politico-diplomatica sul caso Battisti. Scendono in campo i pezzi grossi della maggioranza di governo, le figure di spicco di quella coalizione che reggono il potere del presidente Michel Temer. Parla il ministro della Giustizia e della Pubblica Sicurezza, Torquato Jardim, già consigliere del Tribunale Superiore Federale (TSF), fedelissimo dell’inquilino di Planalto e tra i più ascoltati consiglieri in materia giuridica.
“Cesare Battisti”, spiega in un’intervista alla Bbc Brasil, “ha rotto il rapporto di fiducia con il paese che lo sta ospitando. Ha cercato di uscire da Brasile senza una ragione precisa dicendo che stava andando a comprare materiale da pesca. In questo modo ha rotto quel rapporto di fiducia che si instaura sempre tra un ospite particolare come l’italiano e il paese che lo accoglie. Ha commesso un illecito. Stava andando in Bolivia con una somma di denaro superiore a quella consentita e senza un valido motivo apparente”.
João Doria, potente sindaco di San Paolo, figura emergente del PSDB, lo stesso partito di Temer e probabile prossimo candidato alla presidenza nelle elezioni dell’ottobre 2018, coglie l’occasione di una visita a Milano per esprimere una posizione netta sulla tumultuosa vicenda legata all’ex militante dei Pac. “Adesso”, chiarisce, “abbiamo un governo veramente democratico in Brasile. Non possiamo dare protezione ad un criminale. L’estradizione deve essere concessa e applicata”.
Nell’intervista alla Bbc Brazil, il ministro della Giustizia si sofferma sulla serie di sentenze giuridiche degli ultimi giorni. Ricorda che la decisione dell’allora presidente Lula di non concedere l’estradizione di Battisti poteva essere rivista entro 5 anni, cioè è sta prescritta nel 2015. Il consigliere-ministro del Supremo, Marco Aurélio Mello si espresse in maniera chiara su questo punto. “Per una revisione”, ricorda Jardim, “era necessario un fatto nuovo. E quel fatto è avvenuto quando Battisti ha cercato di passare la frontiera con la Bolivia violando la legge brasiliana sull’esportazione di valuta”.
L’ex militante dei Pac nega che il denaro trovato (1.300 euro e 6.000 dollari) fosse tutto suo. Apparteneva anche ai due amici che lo accompagnavano. Replica il ministro: “E’ stato fermato prima dalla polizia stradale e ha constatato che aveva oltre i 10 mila reais consentiti. Ma non è stato arrestato. Pochi chilometri dopo i tre lasciano l’auto su cui stavano e prendono un taxi boliviano. Sono di nuovo fermati alla frontiera e perquisiti. A tutti viene chiesto di svuotare le tasche del denaro che hanno. Mettono i soldi dentro una scatola. Sono 23 mila reais. In tre hanno una cifra inferiore del massimo consentito per l’espatrio. Ma i due che accompagnano Battisti dicono che sono tutti soldi suoi”.
Cesare Battisti replica colpo su colpo. Dice che è stata una trappola. Che è stata pianificata proprio per incastrarlo. Nessun tentativo di fuga. Normale viaggio in Bolivia per comprare cose che laggiù costano meno. Da tre giorni concede brevi interviste. Solo a quotidiani e tv brasiliane. Lo fa con il contagocce, seguendo una strategia mediatica ben precisa. Parla al paese che lo ospita, quello che deve decidere il suo futuro. Due giorni fa aveva dichiarato che la sua eventuale estradizione equivaleva “ad una condanna a morte”.
Oggi, dalla pagine di Folha de Sao Paolo, il quotidiano della capitale finanziaria ed economica del Brasile, si è scagliato contro l’Italia, definendola un “paese così arrogante”. Il nostro connazionale, latitante da 36 anni, condannato in via definitiva a due ergastoli per due omicidi e altri due per concorso in omicidio, dice che “in Italia sono convinti che sia un compito facile portarmi via da qui. Nei miei confronti c’è un chiaro atteggiamento di orgoglio e vanità”.
Il ministro della Giustizia ha comunque consigliato Temer di attendere il verdetto del TSF a cui si è rivolta la difesa di Battisti per chiedere l’habeas corpus, la conferma della libertà che blocchi l’estradizione. “Si deve procedere nel massimo rispetto della nostra giurisprudenza”, ricorda Jardim, “non si può correre il rischio di un annullamento da parte del Supremo”.
Nel frattempo, un plauso al mutamento di prospettiva nel governo brasiliano è arrivato dal ministro della Giustizia italiano Andrea Orlando, che ha espresso apprezzamento per le dichiarazioni di Torquato Jardim: una svolta possibile, secondo il Guardasigilli, grazie alla riapertura dei canali di cooperazione tra i due Paesi in materia di giustizia, su basi di reciproca fiducia. Il ministero delle Giustizia italiana, sottolinea, ha già effettuato tutti gli adempimenti necessari: si spera in una evoluzione coerente della vicenda.
Intanto Cesare Battisti si appella a Michel Temer  e gli chiede di valutare bene prima di dare seguito alla domanda di estradizione. “Ha l’occasione, presidente”, afferma l’ex militante della galassia armata, “per compiere un grande atto di giustizia e umanità. Vorrei che prendesse coscienza profonda della situazione. Ha tutti gli strumenti giuridici e politici per fare un atto di umanità e lasciarmi qui in Brasile”.
La tela che unisce quella che le fonti brasiliane e italiane definiscono “una robusta maggioranza di consenso all’estradizione” inizia ad

esprimersi pubblicamente. Le diverse prese di posizione e interviste non sono casuali. Sono un chiaro segnale, interno ed esterno, per far capire l’orientamento prevalente dei leader politici sul caso Battisti. Le premesse di una svolta conclusiva ormai imminente.

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