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Cartone al posto del gesso a Reggio Calabria, i medici: "Come un ospedale da campo in tempo di guerra"

Se il primario del pronto soccorso nega tutto o quasi, il sindacato difende l’operato dei colleghi e punta il dito contro le carenze strutturali della sanità calabrese. La ministra Grillo manda gli ispettori, la Asl apre un’inchiesta interna


REGGIO CALABRIA – Ispezioni dei Nas, indagini interne, polemiche. A ventiquattro ore dalla diffusione delle immagini che testimoniano come al pronto soccorso del Grande ospedale di Reggio Calabria più di un paziente con fratture o lussazioni sia stato trattato con cartone al posto di stecche o clip, in città è scattata la caccia al responsabile, con inevitabile coda di polemiche e rimpallo di responsabilità.
Nega tutto o quasi il primario del pronto soccorso, Angelo Ianni, secondo il quale ci sarebbe stato solo un caso e il paziente sarebbe arrivato in pronto soccorso “già con la stabilizzazione di cartone e noi non l’abbiamo tolta solo per evitare di perdere tempo e per fare subito una radiografia allo scopo di prevenire eventuali complicazioni. Non abbiamo tolto il cartone per non perdere tempo”. E poi – sostiene – “i tutori che si utilizzano sono anch’essi di cartone. Sono solo esteticamente più gradevoli”. Ma le foto circolate testimoniano che il cartone è stato utilizzato in almeno quattro casi e i bendaggi che si intravedono – suggerisce un medico – sembrano fin troppo professionali per eventuali medicazioni casalinghe.
Parzialmente diversa da quella fornita da Ianni è la versione del direttore generale, Frank Benedetto. Al termine di una riunione della direzione aziendale, allargata ai responsabili di Pronto soccorso e Ortopedia, Benedetto, cardiologo oggi chiamato a fare il manager del Grande ospedale metropolitano reggino, non solo ha confermato il caso descritto da Ianni, ma – ha fatto sapere con una nota – sono in corso ulteriori approfondimenti su un secondo caso. Si tratta di un’altra paziente “pervenuta in Pronto soccorso il 30 luglio alle 7.11 che viene soccorsa sul luogo dell’incidente dal 118, dove viene applicato un tutore con anima di metallo (non radiotrasparente). Giunta al Pronto soccorso alle 7.11 veniva visitata alle 7.16 in codice verde. Considerata la necessità di sottoporre a indagini radiografiche la paziente, si inviava la stessa in radiologia con immobilizzazione provvisoria di “cartone” e radiotrasparente”.
Per Gianluigi Scaffidi del sindacato dei medici Anaoo-Assomed “non è vero che si tratta di un solo caso avvenuto in assenza del primario. I casi accertati sono quattro, almeno quelli di cui abbiamo conferma fotografica. E non è giusto accusare i colleghi di negligenza, quando manca il primario. Non è giusto farli passare per incapaci”. Ancora più duro è Carlo Palermo, che dell’Anao-Assomed è segretario nazionale e senza esitazioni punta il dito sulle politiche di contenimento della spesa che lasciano i reparti sguarniti di mezzi e personale. “Come un ospedale da campo in tempo di guerra. Il risparmio elevato a sistema, l’arte di arrangiarsi a pratica terapeutica”. Per Palermo, “la Calabria è così diventata un non luogo della sanità pubblica, creato dalla ricerca spasmodica della sicurezza dei conti che ha preso il posto della sicurezza delle cure, dalla supremazia dei numeri che ha occupato lo spazio dei diritti, dall’incapacità delle politiche regionali”.
A fare chiarezza, forse, saranno i carabinieri dei Nas spediti questa mattina al Grande ospedale metropolitano dalla ministra Giulia Grillo, per accertare quello che non ha esitato a definire “un episodio di gravità estrema”. Per Grillo, “nessuno intende sottovalutare le oggettive difficoltà in cui gli operatori svolgono la loro attività, ma quanto accaduto, se confermato, è frutto di evidenti ed ingiustificabili carenze organizzative”. Sulla situazione – ha fatto sapere – attende al più presto una relazione. Ma almeno un po’ toccherà aspettare perché l’ispezione di questa mattina – confermano fonti interne all’ospedale – “è durata ore”.

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