
Sessantottenne di Pescina (L’Aquila), Ruggeri è decaduto insieme a tutto il Cda con la fine del mandato da sindaco di Massimo Cialente che lo aveva nominato.
È accusato, tra le altre cose, di corruzione e turbata libertà degli incanti, ed è considerato il personaggio chiave dell’inchiesta.
Appaiono insomma sotto una diversa luce, ora, le dichiarazioni rilasciate al Centro dall’ex sindaco dell’Aquila, che dopo essere stato tirato in ballo in alcune intercettazioni, aveva affermato: “Ma affari di che? Non faccio affari con nessuno, figuriamoci nella Marsica. Ruggeri lo conosco, lui aiutò due famiglie in difficoltà attraverso un alto prelato di Roma. Secondo me millanta”.
Dodici in tutto gli indagati, oltre allo stesso Ruggeri e a Sergio Giancaterino, Giuseppe Venturini, Paolo Di Pietro, Giuseppe D’Angelo, Antonio Ranieri e Emiliano Pompa, finiti ai domiciliari, ci sono infatti Luciano Giammarino, Florideo Primavera, Silvano Primavera, Domenico Primante e Vincenzo Zangrilli.
Il sistema scoperchiato dalla procura marsicana con le indagini della squadra Mobile della questura del capoluogo prevedeva che una quindicina di aziende venisse fatta partecipare a gare già compromesse grazie ad accordi corruttivi con amministratori locali e pubblici funzionari e che, con offerte al ribasso, indirizzavano la gara verso l’impresa prescelta per l’occasione, determinando un cartello in grado di deciderne l’esito. (m.sig.)