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Antonello Piroso per “la Verità” Pippo Baudo in questa stagione la tv la guarda da casa. Dispiaciuto, incupito, avvelenato?

pippo baudoPIPPO BAUDO

«Macché. Faccio cose, vedo gente, come diceva Nanni Moretti in un suo film. Cene con gli amici, concerti, film, teatro. E poi naturalmente la tv, quando capita. Domenica per esempio sono tornato a casa tardi e ho visto un po’ di Gianni Morandi su Canale 5 e un bel po’ di Fabio Fazio sulla Rai. Io in tv ho fatto tutto e offrirmi qualcosa che non siano ospitate un po’ nostalgiche è difficile. Andare in tv per farsi ricordare mi ha sempre immalinconito quando l’ho visto fare da altri, e quindi perché dovrei accettarlo io? Ma per discutere di progetti ci sono sempre».

Pippo Baudo La SiciliaPIPPO BAUDO LA SICILIA

La sfida di domenica si è chiusa con un pareggio. «Erano due proposte di genere diverso. Il programma di Fazio mi è parso lungo ma pieno di ospiti, so che ci sono stati cantanti, contributi video, insomma: si vede che c’ è stato un ricco investimento». La Rai ha fatto carte false per tenerlo, il presidente Monica Maggioni si è spinta a sostenere che «vedere transitare Fazio su un’ altra emittente avrebbe comportato uno scossone cui non so se la Rai avrebbe retto in termini di sistema». Però nel 1987 tu, Raffaella Carrà e Enrica Bonaccorti passaste in un colpo solo alla Fininvest di Silvio Berlusconi, e il direttore generale Biagio Agnes non fece un plissé, s’ inventò Adriano Celentano a Fantastico, e la Rai sopravvisse alla grande.

«Corretto, ma erano altri tempi. Penso che se oggi Fazio avesse lasciato, il contraccolpo si sarebbe sentito davvero. Però dobbiamo ragionare in termini di sistema, e dirci che oggi l’Auditel e il suo panel andrebbero riformati perché l’ascolto non è più quello di una volta: il Web, lo streaming, le tv locali, i canali digitali, Sky hanno modificato i costumi e le abitudini, e una rilevazione seria non può non tenere conto anche delle nuove modalità di consumo attraverso smartphone e tablet. Il bacino si è frammentato, ottenere il 20% di share tra quanti guardano la tv è un risultato clamoroso. E lo affermo anche sapendo che c’è chi, invertendo il ragionamento, spiega che il 20 di oggi vale in termini assoluti il 10 di dieci anni fa».

pippo baudoPIPPO BAUDO

Sì, il tempo passa. Dal provino del 1960 sono passati 57 anni: fosti giudicato utile «per produzioni minori».

«Eh, se per questo anche Settevoci fu giudicato un programma “intrasmissibile”, e andò in onda per necessità. Era il 1966: mancava la bobina dell’episodio del telefilm Rin Tin Tin, e recuperarono in corsa la puntata pilota di Settevoci, che era un quiz musicale cui partecipavano anche cantanti debuttanti».

maurizio costanzo pippo baudoMAURIZIO COSTANZO PIPPO BAUDO

Torniamo al 1987. Il presidente della Rai Enrico Manca ti aveva bollato come nazional-popolare, aggiungendo: «E non lo si prenda come un complimento». Tu in diretta in prima serata su Rai 1 lo mandasti a quel paese: «Manca parla troppo e rilascia troppe interviste».«Mi ero sentito offeso e a caldo dissi cose che mi potevo risparmiare, sicuramente anche nella forma».Accettasti la corte di Silvio Berlusconi, che ti ricoprì d’oro con tanto di palazzetto a viale Aventino, che diventerà la sede del Tg 5 perché tu, per rescindere il contratto un anno dopo, fosti costretto a restituirlo.

pippo baudo (2)PIPPO BAUDO (2)

Sbagliato? Piero Chiambretti si presentò alla conferenza stampa di presentazione del Tg 5 e chiese a Enrico Mentana e a Gianni Letta che effetto facesse avere la redazione «nella palazzina Baudo», e nessuno lo contraddisse. La soffiata a Chiambretti l’avevo fatta io attraverso due colleghi di Panorama che all’epoca collaboravano con lui, e io avevo appreso della restituzione da un alto dirigente Fininvest.

«Tutto vero, ma con un piccolo particolare: non fu una restituzione. Quella palazzina l’avevo comprata io con i soldi miei prima del contratto con Fininvest. Poi, siccome la penale per la rescissione era altissima, per fare fronte all’esborso la cedetti a Berlusconi che ci mise il Tg 5».

renato zero fotografa pippo baudo e michelaRENATO ZERO FOTOGRAFA PIPPO BAUDO E MICHELA

Te ne andasti anche perché tu volevi esercitare il ruolo di direttore artistico che Corrado, Maurizio Costanzo e Antonio Ricci non ti riconoscevano. Costanzo ti ha sempre giudicato un mammasantissima della tivù.

«Maurizio è un furbacchione: se c’ è uno che ha avuto 10 volte il potere presunto che avevo io, quello è Costanzo»Comunque: diavolo di un Cavaliere, è un infaticabile misirizzi. In politica è ancora lì.

MAURIZIO COSTANZO E PIPPO BAUDOMAURIZIO COSTANZO E PIPPO BAUDO

«Berlusconi viene sempre dato politicamente per morto, ma se c’ è uno che può ancora risultare credibilmente in corsa per il governo del paese è proprio lui. Matteo Salvini e Giorgia Meloni lo sanno benissimo che il faro del centrodestra è Berlusconi, senza di lui la prospettiva di andare a palazzo Chigi viene meno».

 Anche Beppe Grillo sarebbe scettico sul M5s. Secondo un’ indiscrezione non smentita del sito Dagospia, Grillo avrebbe confidato: «Al governo non ci andremo mai. Il M5s deve essere come il vecchio Pci, un grande partito d’ opposizione». E intanto ha lasciato lo scettro a Luigi di Maio, unico candidato in quel simulacro di gara con «i sette nani».

GRILLO E BAUDOGRILLO E BAUDO

«Credo che Beppe sia stanco, e desideroso di tornare a essere quello che è sempre stato: un artista. Quando vado ai suoi spettacoli, pagando il biglietto, perché se lo chiedessi in omaggio mi crocifiggerebbe dal palco, prima lo vado a trovare in camerino e ci salutiamo con affetto. Come politico non ci avrei scommesso un euro. Ma aveva alle spalle una mente pensante come Gianroberto Casaleggio. Alla fine ha messo il movimento in mano a Di Maio, che si presenta bene, sembra un giovane democristiano».

 Tu da vecchio democristiano mi sei apparso sempre favorevole alle larghe intese. Nel 2013 ti ho visto intervistato al Tg 3 mentre eri in coda per votare Matteo Renzi alle primarie del Pd.

GRILLO E BAUDOGRILLO E BAUDO

«Ho guardato con grande simpatia all’arrivo di Renzi in politica, una ventata d’ aria nuova.

Ma governare un Paese come l’Italia non è facile. Mi pare che lui abbia fatto tesoro dell’esperienza, compresa quella referendaria, e si presenta in modo meno spigoloso, anche perché vede il crescente consenso raccolto da Marco Minniti da un lato, e soprattutto da Paolo Gentiloni dall’ altro».

 Un altro personaggio etichettato in passato come «democristiano» è Claudio Baglioni, ora direttore artistico, e forse anche conduttore, di Sanremo.

«Non capisco i rilievi sul Baglioni cantante alla guida del Festival: Gianni Morandi l’ha condotto, e pure bene, o no? Fammi aggiungere che Claudio a Sanremo non è una novità, perché…»

claudio baglioni capitani coraggiosiCLAUDIO BAGLIONI CAPITANI CORAGGIOSI

 Non me lo dire: al Festival Baglioni l’ hai inventato tu, come da tuo tormentone-parodia.

«Certo: Questo piccolo grande amore era stata eletta canzone del secolo in un mio programma, e io gliela feci eseguire dal vivo a Sanremo nel 1985».

 Tu nel 2016 hai rifiutato il Dopofestival.

«Sì. Carlo Conti fu affettuoso nel propormelo. Dissi no per due motivi. Non volevo sembrare il vecchio pensionato della tv che accetta qualsiasi cosa pur di esserci. E poi se fossi stato troppo buono mi avrebbero accusato di piaggeria, se fossi stato critico sarei parso in competizione con lo stesso Carlo, e non sarebbe stato bello».

 Non passare per una vecchia reliquia. Per questo hai detto no, nel giugno 2016 per i tuoi 80 anni, a una puntata celebrativa di Porta a porta che ti voleva dedicare Bruno Vespa? Con cui hai avuto più di un dissapore: nel programma del 2011 Centocinquanta, sull’anniversario dell’unità d’Italia, in una sequenza di personaggi che hanno fatto la storia della Rai comparve la foto di Michele Santoro, e Vespa abbandonò lo studio, con strascico di lite con il suo autore Claudio Donat-Cattin, che fu raggiunto da uno sputo (ed eri recidivo, perché anni prima avevi fatto lo stesso con un tuo autore, Paolo Taggi, che Striscia la notizia ribattezzò alla napoletana Paolo-taggi’ à-sputà). Passano tre anni, e per i 60 anni della Rai Vespa non ti invita alla puntata speciale da lui organizzata.

«L’ invito di Bruno è la prova che gli screzi erano stati superati, l’episodio con Donat-Cattin era stato ingigantito ma anch’ io mi ero sentito offeso dall’ accusa di essere un mafioso, visto che a me la mafia ha fatto saltare la casa. Non ho accettato l’ offerta perché per me quelle iniziative sanno di commemorazione funebre. E io, facendo i debiti scongiuri, penso ancora con entusiasmo a quello che farò domani».

bruno vespa (2)BRUNO VESPA (2)

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