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Uccise in mezzo alla strada, pm chiede 16 anni di carcere

 

Il 27 settembre dell’anno scorso Antonio Calello decise di mettere fine alle violenze subite da sua sorella eliminando alla radice la causa delle sue sofferenze, ossia il suo ex compagno.

Alle 8 del mattino raggiunse il trentottenne Gennaro Tirino davanti a un bar di via Tasso, gli sparò sei colpi e se ne andò. Subito dopo tornò per finirlo con un ultimo proiettile alla testa. Per il ventinovenne è arrivato il momento di fare i conti con la giustizia: ieri mattina il pubblico ministero Susanna Molteni, al termine della requisitoria davanti al gup Luisa Bovitutti, ha chiesto una condanna a sedici anni di reclusione. Una pena contenuta, che è frutto dell’equivalenza tra l’aggravante della premeditazione e le attenuanti generiche. Per la sentenza bisognerà attendere un mese.

L’indagine era stata coordinata dal pubblico ministero Nicola Rossato, che – dopo il trasferimento a Milano – ha lasciato il fascicolo in eredità alla collega Molteni. «La pistola l’aveva lui, io gliel’ho tolta dalle mani per difendermi e ho sparato», disse agli inquirenti dopo l’arresto. La procura però non ha mai creduto alla versione resa dall’imputato. Non a caso gli è stata contestata l’aggravante della premeditazione.

Stando a quanto ricostruito dai carabinieri, alla base del delitto ci sarebbe appunto la vendetta. La sorella di Calello da Tirino avrebbe subito maltrattamenti, percosse, violenze di ogni genere. E negli ultimi tempi il loro rapporto era ulteriormente degenerato. Il venerdì precedente all’omicidio la coppia aveva litigato furiosamente, a dividerli era arrivata la polizia.

La domenica ci fu un secondo pesante litigio, la squadra volante era tornata nell’appartamento dei due e gli agenti avevano consigliato alla ragazza di presentare una denuncia. Il lunedì lei si era recata in commissariato e aveva messo nero su bianco le accuse a quel compagno definito violento e aggressivo. A quel punto prese le sue cose e si trasferì a vivere dai suoi genitori, chiudendo di fatto la storia con Tirino.

Ma il trentottenne la prese molto male. Saputo della denuncia sporta nei suoi confronti aveva annunciato che se non fosse stata ritirata subito avrebbe fatto un disastro. Mercoledì 27 settembre Tirino andò al bar di via Tasso a fare colazione e a scambiare qualche chiacchiera con gli amici. All’uscita c’era l’ex cognato ad attenderlo. I due si appartarono per discutere e i toni divennero subito accesi. All’improvviso Calello aprì il fuoco e lasciò Tirino sull’asfalto. I testimoni lo videro scappare in macchina, ma a quanto pare qualcuno lo vide anche tornare subito dopo per il colpo di grazia. Immediate e precise le indagini: convocato in caserma, Calello tentò prima di negare ogni coinvolgimento. Poi, messo di fronte all’evidenza delle prove che gli inquirenti avevano già raccolto, ammise di aver sparato per vendicare i torti subiti dalla sorella. Le accuse verbalizzate dalla sorella, sulle quali stava lavorando già la procura, ormai sono state archiviate: i reati sono stati dichiarati estinti per morte del reo.

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