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Torino, rene asportato a paziente sveglio di 170 chili: prima volta al mondo, l’anestesia sarebbe stata fatale

L’operazione in laparoscopia alle Molinette a causa di un tumore, ora l’uomo sta bene. La Città della Salute: primo intervento del genere al mondo

di CRISTINA PALAZZO

Asportato, per la prima volta al mondo, un rene per un tumore in laparoscopia su un paziente di 170 chili che è rimasto sveglio. È senza precedenti nella letteratura medica a livello mondiale l’intervento portato a termine nell’Urologia universitaria all’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino. Al paziente, un torinese di 62 anni con una grave forma di obesità e problemi di respirazione, due mesi fa era stata riscontrata una massa nel rene sinistro. Si sospettava un tumore, così è iniziata la valutazione terapeutica, per molti versi drammatica: l’anestesia totale era infatti ad altissimo rischio, così da far sorgere dubbi sulla possibilità di un’asportazione chirurgica, peraltro già molto problematica a causa dell’accesso molto invasivo. 

A proporre l’approccio innovativo per la laparoscopia addominale oncologica-urologica è stato il dottor Fabio Gobbi, esperto di anestesie periferiche della Rianimazione ospedaliera diretta dal dottor Pier Paolo Donadio. L’intervento è stato eseguito totalmente in anestesia spinale, così che il paziente è potuto restare sveglio, evitando la narcosi che avrebbe avuto un rischio elevato di essergli fatale. Al paziente era stato spiegato che se l’intervento non fosse andato come previsto si sarebbe proceduto a un’intubazione, con il rischio, perrò, di non risvegliarsi.

Anche perché, non essendo riportati in letteratura mondiale casi di precedenti interventi di laparoscopia urologica addominale a paziente sveglio, l’urologo (il professor Paolo Gontero, direttore dell’Urologia universitaria dell’ospedale Molinette) non era in grado di prevedere se l’anestesia periferica avrebbe consentito al paziente di espandere a sufficienza la cavità addominale per consentirgli lo spazio necessario per condurre la nefrectomia laparoscopica.

Altro punto critico, la breve durata dell’anestesia che avrebbe richiesto un’esecuzione dell’intervento in tempi rapidi. Così è stata messa a punto un’azione sincronizzata dei tempi tra l’anestesista, il dottor Gobbi, e il professor Gontero: l’intervento è stato coronato dal successo, con l’asportazione del rene malato al paziente sveglio. Il decorso postoperatorio si è svolto in modo regolare, grazie all’assistenza del reparto di Nefrologia universitaria diretta dal professor Luigi Biancone. 

“L’anestesia periferica è stata la chiave del successo di questo intervento laparoscopico, consentendo di ridurre l’impatto chirurgico in un paziente che per la sua fragilità non avrebbe probabilmente superato l’anestesia – afferma il professor Gontero – La collaborazione multidisciplinare è ciò che ha permesso di sperimentare con successo un approccio assolutamente innovativo, che consentirà di effettuare interventi di laparoscopia oncologica-urologica anche in altri pazienti con rischio operatorio molto elevato”

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