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Sopravvissuti al crollo, due fratellini sotto choc dal 14 agosto

Oltre ai parenti delle vittime, hanno depositato la costituzione persone che si salvarono per una questione di pochi metri


Due bambini genovesi, dalle 11.40 del 14 agosto, si svegliano continuamente durante la notte. Lo psichiatra ha diagnosticato per loro come per i genitori disturbi da stress post traumatico. Sono alcuni delle decine di sopravvissuti al crollo del ponte Morandi.
In queste ore la Procura deve decidere quasi soggetti accogliere fra le parti offese che potranno costituirsi parti civili al processo penale.

La lista è in via di definizione ed è una delle priorità della Procura visto che anche alle parti offese va notificato l’incidente probatorio, per consentire a tutti di nominare dei periti nella fase di accertamento tecnico delle cause del disastro. Al momento le parti offese già riconosciute sono 145, tra familiari delle vittime e feriti. Al conteggio mancano ancora le centinaia di sfollati e poi ci sono soggetti per i quali si deve ancora decidere.

Sono appunto i sopravvissuti che non hanno riportato conseguenze fisiche. La procura deve quindi valutare quelle psicologiche.
L’avvocato Pietro Bogliolo in queste ore è già stato incaricato da alcune persone che quel mattino si trovavano sul viadotto Polcevera al momento del crollo. Molti di loro sono ancora sotto choc dopo tanti giorni.

“Hanno vissuto situazioni – spiega il legale – che per fortuna possiamo solo immaginare. Mi hanno raccontato quei minuti terribili con il ponte che si muove, le auto che inchiodano e poi il panorama che cambia all’improvviso e i piloni che collassano. L’abbandono delle auto sotto la pioggia battente, la corsa verso la galleria e poi lunghi momenti di paura e incertezza sull’accaduto. Un trauma per gli adulti e ancora di più per dei bambini”.

Ieri l’avvocato Bogliolo ha depositato in tribunale la nomina per conto dei famigliari di Bruno Casagrande, operaio dell’Amiu da appena tre mesi, morto sotto il viadotto crollato sopra il deposito della municipalizzata.

Secondo il racconto dei colleghi, sembra che Bruno e il collega Mirko Vicini anche lui ucciso dal pilone che si è abbattuto fossero gli ultimi di un gruppo di operai che stava per allontanarsi dall’area aperta. Gli altri lo avevano già fatto in ragione della pioggia battente che impediva le operazioni nel piazzale. Forse sarebbero bastati pochi minuti perché riuscissero a mettersi in salvo.
Fra i primi legali a depositare la nomina, l’avvocato Andrea Martini che assiste la nonna e la zia di Samuele Robbiano, il bimbo di 8 anni morto nel crollo assieme a entrambi i genitori.

“La loro posizione – spiega l’avvocato Martini – non è certo quella di chi si aspetta un pur legittimo risarcimento. Una famiglia distrutta a quel modo spinge le mie clienti a voler partecipare al processo soprattutto per una forte e comprensibile richiesta di giustizia”.

Dalle indagini intanto emerge che già nel 2014 ad Autostrade erano arrivati, attraverso Spea, le relazioni sulle ispezioni programmate che segnalavano un progressivo peggioramento delle condizioni esterne del ponte e del calcestruzzo in particolare.
Erano, probabilmente stati questi report sullo stato di ammaloramento del viadotto, a spingere Autostrade a commissionare uno studio, nel 2015, alla società ingegneristica Cesi e poi, nell’ottobre del 2017, al politecnico di Milano i vista del progetto di rinforzo degli stralli alle pile 9 e 10.

Il Politecnico aveva segnalato anomalie da approfondire e avevano suggerito la progettazione ‘installazione di una serie di sensori molto sofisticati per monitorare costantemente il Morandi. Autostrade ha spiegato di aver recepito il suggerimento, ma che i sensori sarebbero stati collocati una volta partiti i lavori.

Il punto centrale dell’inchiesta è quello che mira a capire se gli allarmi furono interpretati correttamente e se non vennero sottovalutati alcuni aspetti. Tra questi ultimi anche le tecniche e il materiale usato per la realizzazione della struttura. “Vogliamo capire – ha spiegato il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi – se il progetto realizzato dall’ingegner Morandi sia poi stato eseguito correttamente e se è stato usato il materiale giusto”.

In questo senso attenzione particolare sarà dedicata anche nell’incidente probatorio alla qualità dell’acciaio dei trefoli dei tiranti.

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