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Si apre l'anno giudiziario: "Ventitremila processi penali pendenti, occorre puntare sulla depenalizzazione"

“Una decisa depenalizzazione, perché la sanzione penale sia riservata ai casi più gravi di violazione della legge, con pene anche non necessariamente pesanti ma rapide, effettive, a breve distanza dal reato commesso; semplificazione delle procedure; una più incisiva riforma della prescrizione che, così com’è attualmente, anche con la recente riforma, contribuisce a favorire l’aumento indiscriminato degli appelli nella speranza (fondata) di vedere tutto prescritto; una seria e programmata copertura degli organici sia dei magistrati che del personale amministrativo”.
Sono le richieste che provengono dall’inaugurazione dell’anno giudiziario di Torino, dove l’emergenza prescrizione e lentezza dei processi è tutt’altro che risolta. Come ha spiegato Edoardo Barelli Innocenti, presidente vicario della Corte d’Appello, per “invertire l’attuale corso delle cose” e non rassegnarsi “ci vuole la volontà politica di cambiare effettivamente, intervenendo a fondo sulla giustizia penale”. Perché, dice Barelli Innocenti, “se osserviamo bene le statistiche di questi ultimi anni, notiamo che i processi penali pendenti nel 2006 presso la Corte d’Appello di Torino erano circa 10mila mentre dieci anni dopo erano aumentati a oltre 23mila”. Tutto ciò deve essere attribuito solo ai magistrati, considerati peraltro tra i più produttivi d’Europa? La risposta che proviene dal distretto di Torino è “no”.
“È importante che dopo le discussioni, a volte infinite, si decida – dice Barelli Innocenti – perché la democrazia è un metodo di governo in cui si discute, anche aspramente, ma poi una decisione deve essere presa, verificandone in seguito la bontà e l’efficacia, intervenendo, se del caso, con delle correzioni”.
“Uno degli aspetti più seri e più drammatici della cosiddetta crisi della giustizia si annida proprio nella fase del giudizio di appello – ha affermato il procuratore generale Francesco Enrico Saluzzo – Anche nella nostra corte si sono registrati ingiustificabili e sciagurati casi di prescrizione di reati gravissimi”. Organico insufficiente, personale amministrativo ridotto all’osso, informatizzazione non ancora sufficientemente avanzata: la considerazione che ne deriva è durissima: “Ad oggi tutto si regge sul maggior lavoro di magistrati e personale amministrativo ai quali sono richiesti sforzi straordinari. Ma quanto potrà durare questo sforzo supplementare?”.
Ed è partendo da queste premesse che il procuratore generale arriva a dire che “i cittadini non hanno fiducia nella giustizia o comunque non ne hanno a sufficienza”.

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