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Londra, Repubblica in tribunale per il diritto a ottenere i documenti sul caso Assange e Wikileaks

Per due anni i tentativi di ottenere copia del fascicolo dall’Inghilterra sono andati a vuoto. “Possono danneggiare le relazioni internazionali”, è la ragione ufficiale del rifiuto
Londra, Repubblica in tribunale per il diritto a ottenere i documenti sul caso Assange e Wikileaks
Julian Assange
L’ASSEDIO degli agenti di Scotland Yard intorno all’edificio in mattoncini rossi di Knightsbridge, ormai, non c’è più da due anni. E con l’archiviazione dell’inchiesta svedese per stupro, nel maggio scorso, è stato annullato anche il mandato di arresto europeo che pendeva sulla testa di Julian Assange, come una spada di Damocle. Tanti si aspettavano che il fondatore di WikiLeaksuscisse dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra, dove è confinato da oltre cinque anni, dopo averne passati uno e mezzo agli arresti domiciliari. Eppure lui non si azzarda a mettere un solo piede fuori, per timore di essere arrestato, estradato negli Usa e incriminato per le pubblicazioni di WikiLeaks.
È una situazione unica, quella di Julian Assange. Che si condivida o meno quello che fa, è l’unico editore del mondo occidentale recluso in una minuscola ambasciata senza neppure accesso a quell’ora d’aria concessa perfino ai criminali nelle prigioni di massima sicurezza. È detenuto arbitrariamente, secondo un parere delle Nazioni Unite del febbraio 2016, caduto nell’oblio, e il prossimo 7 dicembre saranno sette anni che ha perso la libertà. Eppure, per quanto ci risulta, in sette anni non c’è stato un solo media che abbia cercato di accedere a tutta la documentazione del suo caso.
Per questo, lunedì Repubblica si presenterà in tribunale a Londra, assistita da due brillanti avvocatesse, Estelle Dehon e Jennifer Robinson, rispettivamente degli studi legali londinesi Cornerstone Barristers e Doughty Street Chambers, per difendere davanti a un giudice il diritto della stampa ad avere copia dei documenti, dopo che per due anni abbiamo provato senza esito a ottenerli dall’Inghilterra attraverso il Freedom of Information Act. “Possono danneggiare le relazioni internazionali”, è la ragione ufficiale del rifiuto.
È probabile, però, che su alcuni di questi file non metteremo mai le mani, perché la settimana scorsa le autorità londinesi ci hanno comunicato che tutti i dati dell’account di posta elettronica dell’avvocato Paul Close “sono stati cancellati quando è andato in pensione e non possono essere recuperati”. Una scelta che lascia perplessi. Close è il legale che ha supportato i magistrati svedesi nei passaggi più delicati dell’inchiesta su Assange: era lì fin dall’inizio. Perché sono stati distrutti dei documenti di valore storico, che riguardano un caso controverso e ancora in corso?
· UN’ODISSEA
Accedere ai file del caso Assange e WikiLeaks è stata un’Odissea: in due anni, la Svezia ci ha rilasciato appena 444 pagine. L’Inghilterra? Zero. Solo quando siamo passati alle vie legali le autorità di Londra si sono decise a consegnarci 336 pagine, in gran parte insignificanti, ma che lasciano emergere anche spunti interessanti. I file per esempio permettono di capire che le autorità inglesi hanno percepito fin dall’inizio la particolarità dell’affare Assange.
“Non pensiate che questo caso sia gestito come una richiesta di estradizione come tutte le altre”, scrive l’avvocato Paul Close ai magistrati svedesi nel gennaio 2011, e undici mesi dopo: “Io non credo che nulla di simile sia mai accaduto, sia in termini di celerità sia di informalità delle procedure. Credo che questo caso non cesserà mai di stupirmi”. Cosa ha di speciale il caso Assange? I pochi documenti ottenuti finora non permettono di capirlo.
Dalla corrispondenza tra le autorità inglesi e quelle svedesi emerge l’attenzione maniacale a non prestare il fianco alle critiche dei media per la gestione controversa dell’inchiesta, che per sette anni è rimasta alla fase preliminare senza che il fondatore di WikiLeaks fosse mai incriminato o prosciolto una volta per tutte. Quando uno scambio email interno tra svedesi e inglesi finisce alla televisione di Stoccolma TV4, il procuratore svedese scrive: “Avremmo gestito questa faccenda in un modo migliore se fossimo stati informati nel momento in cui questa corrispondenza è stata rilasciata in copia alla televisione TV4. Ancora meglio se fosse stata distrutta subito dopo essere stata letta”.
Davvero voleva distruggere alcune email sul caso Assange? Perché,

per esempio, ha distrutto un messaggio ricevuto nel marzo scorso che sembrava provenire dall’Fbi e chiedeva notizie sul caso? E perché il Crown Prosecution Service ha cancellato tutti i dati dell’account elettronico dell’avvocato Paul Close?

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