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La maledizione dell’eterno rimorso, ecco cosa accade nella mente di un giocatore d’azzardo

Subito dopo aver piazzato una scommessa inizia a rielaborare le giocate passate e a pentirsi: delle puntate sbagliate se ha perso e di quelle troppo prudenti se ha vinto. Lo studio di un team di neuroscienziati di Berkeley


PIAZZA la sua puntata e poi, nell’intervallo di tempo tra il momento in cui ha scommesso e il risultato, il giocatore d’azzardo inizia a pentirsi. Non rimpiange, però, la scommessa appena fatta. Non pensa ho giocato di nuovo, ma non avrei dovuto. In quel momento il suo cervello passa in rassegna le scommesse passate: se ha perso, si pente della puntata sbagliata, se ha vinto, rimpiange di esser stato prudente e di aver giocato poco.

A spiegarlo è un team di ricercatori dell’Università di Berkeley che nello studio appena pubblicato su Current Biology descrive cosa accade nella mente di uno scommettitore. I neuroscienziati – Ming HsuIgnacio SaezRobert Knight – hanno monitorato con l’elettrocorticografia l’attività cerebrale di dieci soggetti impegnati a scommettere: per ogni esperimento, dovevano decidere se giocare o meno, piazzare la propria scommessa e aspettare il risultato mentre i ricercatori seguivano il turbinio dei loro pensieri.

• L’ESPERIMENTO
L’elettrocorticografia si esegue piazzando qualche centinaio di elettrodi direttamente sulla superficie del cervello: garantisce risultati più precisi, ma richiede l’apertura del cranio per cui può essere utilizzata solo su pazienti che devono sottoporsi a trattamento chirurgici per l’epilessia. Il team di Berkeley ha lavorato per il suo test con dieci soggetti epilettici in quattro ospedali degli Stati Uniti.

L’attenzione dei ricercatori era concentrata sulla corteccia orbitofrontale, che è l’area del cervello implicata nel processo di ricompensa e nelle interazioni sociali. I neuroscienziati lo hanno imparato bene studiando il caso di Phineas Gage, l’operaio statunitense che nel 1848 sopravvisse a un terribile incidente: a causa di un’esplosione una sbarra di ferrò gli trapassò il cranio, danneggiando gravemente i lobi frontali. Gage non morì, riprese a muoversi e a parlare ma agli amici non sembrò più lo stesso, perché la sua personalità appariva cambiata, si comportava in modo impulsivo e sembrava non nutrire rimorsi.

Gli elettrodi, nell’esperimento, sono stati inseriti quindi sulla corteccia orbitofrontale, localizzata sopra i seni paranasali e dietro le sopracciglia. Ad ogni giro di scommesse i ricercatori inserivano variabili nuove, in modo da seguire il flusso di pensieri e riconoscere l’evento a cui facevano riferimento.

• I RISULTATI
Gli studiosi hanno seguito l’attività cerebrale dei soggetti millisecondo dopo millisecondo. Ci si aspetterebbe una fase di pigra attesa, o al massimo di tensione, subito dopo la giocata e invece gli studiosi hanno registrato una fase di attività nell’area cerebrale connessa al rimorso. “Nel momento di rottura tra la scommessa e il risultato – spiegano i ricercatori – i segnali neurali nella corteccia orbitofrontale dello scommettitore rivedeva i processi decisionali più recenti, ma spendeva molte più energie mentali per ripetere i passaggi della scommessa precedente, incluso il rimpianto per le giocate perse e il rimorso, in caso di vittoria, di non aver puntato di più”. Questa continua attività di riesame “ci aiuta probabilmente a prendere decisioni migliori per il futuro”.

I risultati possono aiutare a capire come il circuito del rimpianto funzioni (o non funzioni) in soggetti che hanno subito danni al cervello o in chi mostra, con i propri comportamenti, di non pentirsi mai di nulla.

L’esame con l’elettrocorticografia ha riservato ai ricercatori anche un’altra sorpresa: durante l’esperimento risultavano coinvolte molte aree della corteccia orbitofrontale. “Invece di ritrovarci con una regione che tracciava le vittorie e un’altra che seguiva le sconfitte, l’informazione era fortemente distribuita in tutta la corteccia orbitofrontale – spiega Saez – Pensiamo che questo meccanismo sia in parte ciò che permette alla mente di processare quantità massicce di informazioni in parallelo e ci rende capaci di prendere decisioni in modo rapido ed efficiente”.

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