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Foggia, inseguito e bloccato un furgone con i braccianti: era senza assicurazione

Il mezzo è stato seqestrato. I controlli hanno riguardato anche un’azienda agircola multata per 41 mila euro: i braccianti, regolarmente assunti, non indossavano dispositivi di sicurezza


FOGGIA – Inseguito e bloccato: i controlli delle forze dell’ordine contro il caporalato hanno permesso di intercettare nelle campagne di San Marco in Lamis un furgone con targa bulgara. Dopo un lungo pedinamento, è stato bloccato nel territorio di Trinitapoli. Il conducente, presunto “caporale”, alla vista dei carabinieri ha abbandonato il mezzo dandosi alla fuga insieme ad altri che viaggiavano con lui.
I militari sono riusciti a bloccare e identificare sei cittadini extracomunitari, tutti regolari sul territorio nazionale, sequestrando comunque il mezzo, il cui numero di telaio è risultato essere abbinato ad una targa italiana, ed era comunque anche privo di copertura assicurativa.
Al proprietario del furgone sono poi state comminate sanzioni amministrative, riguardanti la circolazione di mezzo già sottoposto a sequestro amministrativo per la medesima violazione, e la circolazione con dispositivi di equipaggiamento modificati perché nel cassone del mezzo erano state applicate quattro panche di legno per modificarne la natura del trasporto da cose a persone.
Nell’ambito della stessa operazione un imprenditore è stato deferito a piede libero. I controlli hanno riguardato lo sfruttamento del lavoro e la sua intermediazione illecita, ma sono state verificate anche le condizioni di sicurezza. A carico dell’imprenditore sono state accertate gravi violazioni proprio in materia di sicurezza. Tanto che gli è stata comminata una sanzione pecuniaria di 41 mila euro.
Il controllo eseguito nei campi in cui era in corso la raccolta di pomodori da parte di braccianti agricoli extracomunitari, regolarmente assunti, ha permesso di accertare che due di essi non erano stati sottoposti alla visita medica preventiva, intesa a constatare l’assenza di controindicazioni al lavoro, e cinque di loro non indossavano i necessari dispositivi di protezione individuale al fine di prevenire infortuni.

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