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Crollo del ponte Morandi, tre nomi di Autostrade nel mirino della Procura di Genova

E il Provveditore alle Opere Pubbliche Ferrazza si presenta al pm, rende spontanee dichiarazioni e consegna dei documenti chiave

di GIUSEPPE FILETTO e MARCO PREVE

L’attenzione della magistratura e degli investigatori della Guardia di Finanza in queste ore si concentra sulla catena di comando della Direzione Centrale Operazioni di Autostrade per l’Italia. In particolare su tre nomi: il direttore centrale Paolo Berti, numero tre della società; e due suoi sottoposti Stefano Marigliani ( direttore del Primo Tronco di Genova) e Michele Donferri Mitelli ( direttore Manutenzioni e Interventi in Esercizio). Per arrivare a stilare una lista completa di indagati, prima di effettuare l’incidente probatorio, i pm Massimo Terrile e Walter Cotugno riavvolgono il nastro della storia, vanno indietro nel tempo di almeno 20 anni, cioè risalgono alle prime segnalazioni sulle criticità del ponte Morandi. Il Primo Gruppo delle Fiamme Gialle sta mettendo insieme tutti i nomi di chi in quegli uffici di Autostrade e in quegli anni ha ricoperto i ruoli di Berti, Marigliani e Donferri.

Si tratta di funzioni chiave, determinanti, e si cerca di capire se lo stato di tenuta e di manutenzione del viadotto Polcevera nelle varie sedute del consiglio di amministrazione sia stato rappresentato concretamente. Per il crollo e la morte di 43 persone, si stanno vagliando tutti i ruoli e le responsabilità aziendali, comprese quelle dell’attuale presidente della società Fabio Cerchiai e l’amministratore delegato Giovanni Castellucci ( pure direttore generale di Atlantia, il cui principale azionista è la famiglia Benetton). In queste ore magistrati e finanzieri sono impegnati nella rilettura e nella ricostruzione temporale dei documenti, delle lettere e delle mail sequestrate negli scorsi giorni dalla Guardia di Finanza, e cercano di individuare e definire compiti e responsabilità di chi, a vario titolo, si è interessato del Morandi.

” Una prima lista di indagati è indispensabile prima che da una parte si dia luogo all’incidente probatorio ” , precisa il procuratore capo Francesco Cozzi in vista del passaggio processuale che serve a esaminare gli elementi raccolti in contradditorio con i periti degli indagati. In queste ore si sta definendo l’ampiezza di questa “lista” per evitare che in seguito si possano avanzare contestazioni a chi non ha avuto la possibilità di nominare un proprio consulente. Ma la decisione deve anche tenere conto dell’impostazione dell’ufficio gip secondo cui non si può procedere con un elenco allargato a pioggia e sovrapponibile all’organigramma di Autostrade.
Dall’altra parte preme l’eventuale demolizione dei monconi di ponte rimaste in piedi e ritenute pericolanti. “Per dissequestrarle abbiamo bisogno di un’esigenza rappresentata dalla Protezione Civile – aggiunge il capo della Procura -: sia per ragioni di incolumità pubblica, vitali della società civile e dell’economia. Ciò nonostante – sottolinea Cozzi – l’abbattimento non deve compromettere le prove, ovvero demolendo per corpi di fabbrica, cioè senza sbriciolare e usare cariche esplosive”.

Intanto, ieri mattina la commissione di indagine nominata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti si è riunita al nono piano di Palazzo di Giustizia con il pm Terrile, il procuratore capo e l’aggiunto Paolo D’Ovidio. Nel pomeriggio gli ispettori inviati dal ministro Toninelli, insieme ai consulenti tecnici della Procura ed accompagnati dai militari della Capitaneria di Porto, hanno fatto un sopralluogo di 2 ore sul luogo del crollo.

Nelle stesse ore Roberto Ferrazza, il Provveditore alle Opere Pubbliche di Piemonte, Val d’Aosta e Liguria, partecipava ad una riunione in Regione. Ferrazza è l’ex presidente della Commissione Mit, sollevato dall’incarico venerdì scorso dal ministro Toninelli. Ferrazza nello scorso febbraio aveva co-firmato una relazione tecnica sul progetto di ristrutturazione del ponte Morandi con cui pur autorizzando i lavori formalizzava severe osservazioni sulle metodologie usate per valutare la tenuta del cemento. Secondo il Ministero avrebbe potuto prendere iniziative per mettere in sicurezza il traffico sul ponte.

Poche ore prima della revoca Ferrazza si era presentato in Procura dal pm Terrile per rendere spontanee dichiarazioni. ” Aveva da fare alcune precisazioni – sottolinea il procuratore capo – è stato ascoltato ma senza essere interrogato né come testimone, tantomeno come indagato visto che al momento non c’è alcun indagato; non abbiamo potuto fargli alcuna domanda, così come prevede la procedura ” . Non si sa cosa Ferrazza abbia raccontato ai magistrati. ” È secretato – ripete Cozzi – per ragioni investigative “. Si sa però che oltre alle dichiarazioni ha depositato della documentazione.

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