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Viveva da sei anni col cadavere della sua vittima sepolto sotto il pavimento di casa. Arrestato un uomo per un omicidio nel mondo della droga

L’assasino legato alla ’ndrangheta ha già confessato. In corso la riesumazione dei resti. Tre anni prima ucciso e fatto sparire allo stesso modo «messicano» il fratello della vittima


Ha vissuto per sei lunghi anni col cadavere dell’uomo che aveva assassinato sepolto in cantina. Fino a giovedì scorso quando la polizia ha bussato alla sua porta. E Luca Sanfilippo, 47 anni, di origini siciliane, con diversi precedenti per droga, dopo ore di interrogatorio, ha ceduto e confessato il delitto. Nello scantinato della villetta in cui vive, al civico 12 di via Lanfranco della Pila a Cinisello Balsamo, hinterland nord di Milano, sono state trovate, in una fossa di un metro e mezzo e sotto una colata di cemento, le ossa di Antonio Deiana, svanito nel nulla all’età di 36 anni, il 20 luglio del 2012.
Un delitto maturato nel mondo dello spaccio in un ambiente criminale legato alla ‘ndrangheta, così come quello del fratello di Antonio Deiana, Salvatore, 39 anni, sparito tre anni prima, e il cui corpo è stato trovato solo nel febbraio 2015 in un boschetto di Oltrona San Mamete, nel comasco, dove entrambi vivevano.
Una «storia messicana» piena di misteri che, ancora, a tanti anni dall’inizio delle indagini, non sono tutti stati svelati. Alla casa di Sanfilippo, a Cinisello, gli investigatori sono arrivati grazie a una soffiata che un pregiudicato ha fatto a un ispettore del commissariato Greco- Turro, guidato dal vicequestore Angelo De Simone. «So chi ha ucciso Deiana», ha detto all’ispettore, spiegandogli di aver aiutato un complice dell’assassino a sbarazzarsi degli abiti della vittima. Il complice però, mentre bruciava i vestiti di Deiana, si è ustionato le gambe. A causa delle ferite riportate, una decina di giorni dopo la scomparsa della vittima, è andato in ospedale a farsi medicare. Circostanza di cui gli investigatori hanno avuto conferma consultando gli archivi del Bassini di Cinisello. Anche per questo, a casa di Sanfilippo sono andati quasi a colpo sicuro.

Agli investigatori Sanfilippo ha raccontato di aver ammazzato Deiana nello scantinato di casa sua, uno spazio di 200 metri quadri dove si incontrava con altri balordi della zona anche per scambi di droga. In ballo c’era proprio una partita di coca e un debito con la vittima. Nel corso della confessione, ha indicato la stanzetta dove lo ha accoltellato con ferocia, il primo colpo alla schiena, ha mostrato le macchie di sangue rimaste sulle pareti. Nella stanza accanto la buca di un metro e mezzo era già stata scavata per dei lavori legati a infiltrazioni di acqua. Il corpo della vittima è stato spogliato, gettato nel fosso e coperto di terra e calce. Gli investigatori non ritengono che Sanfilippo possa aver fatto tutto da solo. Ma, per il momento, è l’unico finito in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato da futili motivi e soppressione del cadavere.
La colata di cemento sul fosso è più recente, risale a sei mesi fa. Prima di mettere all’asta la casa, ha finito il lavoro, ma non è bastato a risparmiargli l’arresto. La polizia ha impiegato ore per rimuovere lo strato di cemento con il martello pneumatico: le attività sono andate avanti fino alle 11 di ieri sera. Ora le ossa rinvenute saranno analizzate dai consulenti nominati dalla procura e dalla polizia scientifica. Ma gli agenti della squadra mobile di Como che da sei anni indagano sul delitto, e i colleghi della mobile di Milano non hanno dubbi che quello scheletro appartenga ad Antonio Deiana.

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