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“Vi togliamo i soldi!”: la super bufala M5S sui fondi ai giornali 25 MAGGIO 2018 La surreale promessa di tagliare ciò che non c'è. Ma i fan "indottrinati" ci credono e rilanciano

“Poverino … ora che vi toglieremo il finanziamento all’editoria dovrai chiedere il reddito di cittadinanza che non ti daremo „sono soddisfazioni infinite !”.
Il messaggio – punteggiatura originale – riprende una delle boutade di Beppe Grillo, lanciate periodicamente a mo’ di pernacchia verso il circo mediatico che suole seguirlo.
La sintassi rivela però la provenienza: il web. Me l’ha scritto su Facebook un’utente che si era fatta viva in privato solo otto anni fa, complimentandosi per la trasmissione che conducevo su Radio Capital: “Non sono tante le persone che ti fanno alzare la mattina, ed essere felice di esistere. Te ci aiuti a farlo, per questo io, comunque ti ringrazio!”.
La sequenza e il distacco temporale sono rivelatori di due evidenze. Anzi tre. La prima è che col procedere della fede a Cinque Stelle si perde in toto l’uso della lingua italiana, almeno in questo caso. La seconda è che i fan di Grillo, curiosamente, amano la satira solo quando non tocca loro. Ma questo lo verifico ogni giorno ed è abbastanza trasversale. La terza è che l’indottrinamento più o meno coatto persuade persone un tempo amabili a bersi e rilanciare le palle più colossali.
Perché due anni dopo quel primo messaggio accadeva un evento che i Cinque Stelle hanno bellamente ignorato, pro domo belli: venivano aboliti i finanziamenti pubblici ai grandi giornali.
Negli anni sono state riaperte due finestre di fondi straordinari per l’innovazione tecnologica, ma al momento permangono solo alcuni sgravi fiscali trasversali e qualche spicciolo per cooperative e Onlus. E per Feltri e Il Foglio, non so perché. Con la cancellazione definitiva, invece, dei benefici per gli organi di partito, dacché si era scoperto quanto molte testate ci marciassero, cioè stampassero copie a perdere pur di essere ripagate cash dallo Stato.
Repubblica, ad esempio, non prende un centesimo. Né il Corriere. Né alcuno degli altri “giornaloni”, che tra l’altro sono meno “oni” e stanno sul mercato tra mille ambasce.
In campagna elettorale, Di Maio l’ha ribadito più volte: “Aboliremo i finanziamenti ai giornali”. Grillo pure. Di Battista di più. Lo fanno da anni, sempre. Parlavano di quelli alle coop e alle Onlus, cioè coloro che hanno realmente bisogno di sostegno per tenere in piedi uno straccio di pluralismo, ma ciurlano nel manico del fraintendimento per far passare l’idea che tutti, a pioggia, beneficino ancora delle antiche prebende.
Provate a scrivere “finanziamento pubblico” in una casella di ricerca dei social. Troverete l’antica trolleria del corso, scatenata: chi vuol prendere le coperture per il reddito di cittadinanza dallo stipendio di Massimo Giannini, chi scrive che i giornali sono mafiosi perché li paga lo Stato, chi implora Di Maio di abolire i finanziamenti per risparmiare (cifra comunicata a suo tempo da Grillo in persona) un miliardo di euro l’anno.
Sono centinaia solo negli ultimi giorni e certificano un doppio, venefico, obiettivo raggiunto: associare qualunque cronista a una scrittura speculativa, serva di interessi meglio se occulti – sulla vicenda Conte è stata tirata in ballo persino la lobby ebraica – e disintermediare. Ossia, è un caposaldo della Casaleggio Associati, polverizzare la stampa per comunicare direttamente. Propagandare.
Questa e altre notizie gonfiate, come i siti di informazione legati alla galassia ora di governo (Fucine, Tze-Tze, lo stesso Blog) hanno fatto per anni all’insegna del clickbaiting più estremo, cioè della pesca a strascico in rete, pregna di CLICCA QUI!, che tratta il possibile lettore come un perfetto imbecille.
Che l’informazione italiana sia spesso inattendibile, arruffona, reticente, servile, è un dato di fatto confermato anche dalle recentissime statue equestri elevate al nuovo potere gialloverde.
Ma, mentre Grillo arringava le folle ripetendo allo sfinimento la gag sulla classifica della libertà di stampa, quella di Reporter Sans Frontières, i compilatori della medesima segnalavano che il problema era (tra gli altri) proprio lui. Coi suoi “giornalisti del giorno” messi alla gogna, con le pressioni per scegliersi gli intervistatori a ogni latitudine (io arrivai a pagarlo, come aveva chiesto pubblicamente: non si presentò) e anche con la triste storia della clava in cui è stato trasformato il finanziamento pubblico ai giornali.
Abolito nel 2012. Purtroppo. Ché anche stasera si va di Crodino. E speriamo offra Giannini.

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