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Torino, pubblica su Facebook la foto del molestatore. Il social le blocca il profilo

La ragazza: “Volevo proteggermi”.L’immagine divulgata sulla pagina di un gruppo femminista. I parenti dell’uomo: “Ci scusiamo, ha problemi di alcol”

C’è una voce che Giulia26 anni, esperta di comunicazione e marketing, non riesce a dimenticare. E’ quella dell’uomo che, venerdì sera, sul tram 4, le ha detto: “Tu dovresti succhiarmi….”. Un messaggio inequivocabile corredato da gesti altrettanto espliciti. “Parlava con un tono roco, sussurrava.Sono rimasta pietrificata”, racconta la giovane. Una cosa, però, l’ha fatta: ha scattato una foto al suo molestatore con il cellulare e l’ha pubblicata su Facebook corredata dal resoconto di quello che le era accaduto. L’immagine è diventata virale in meno di 24 ore con oltre duemila commenti e settemila condivisioni sui social. “Non immaginavo di innescare tutto questo – racconta la ragazza che alla fine, ieri pomeriggio, ha cancellato il post – Non era mia intenzione mettere alla gogna quell’uomo, nonostante tutto. Anzi quando gli ho scattato quella foto, l’ho fatto a mia tutela perché temevo che le cose potessero degenerare e che avrei avuto bisogno di una prova da portare alla polizia. Ero convinta che alla fine avrebbe provato a toccarmi. Non avevo pensato di pubblicarla”. Lo ha deciso più tardi, dopo averne parlato con gli amici: “Mi sono detta che se a qualche mia amica fosse capitato di incontrare quella persona sul bus era meglio che conoscesse la sua faccia”. Una specie di cartello “wanted” ai tempi dei social network che alla fine ha rischiato di farla passare dalla parte del torto almeno a giudicare dalle critiche ricevute sui social, tanto che alla fine la ragazza ha cancellato post e foto. “Il problema è che molti hanno scritto e commentato senza leggere quello che era accaduto. Le persone si schierano a casaccio, e lo fanno anche le donne. Non era questo il meccanismo che volevo innescare”. E il social ha deciso di bloccarle il profilo.
Giulia ha vissuto in tante città tra Italia, Africa e Medio Oriente, dice di sapere bene come difendersi dalle aggressioni: “Torino è come molte altre grandi città. Una ragazza da sola per la strada è costretta a fare un po’ di attenzione”.
Venerdì sera era in corso Giulio Cesare, rientrava dall’ufficio. E’ salita sul 4 verso le 21 e si è seduta davanti a una signora, una tattica consolidata che ho imparato in anni di frequentazione dei mezzi pubblici. Poi la donna è andata via. “Nel frattempo è salito quell’uomo che mi ha puntato fin da subito, e appena ha trovato il posto libero mi si è seduto davanti, mi ha detto quelle cose e ha iniziato a toccarsi. Io ci ho messo un po’ a realizzare quello che stava accadendo. Mi sono irrigidita, pronta a difendermi se avesse provato a toccarmi – ricorda – Ho scattato la foto e poi ho messo via il cellulare per avere le mani libere”.
Giulia non era sola sul tram più frequentato di Torino ma nessuno è intervenuto: “Non mi stupisce, non è scontato che le persone ti aiutino, ma in fondo non sono nemmeno sicura che qualcuno si sia reso conto di quello che stavo passando. Io ce lo avevo di fronte, ma da un qualsiasi altro punto del bus magari la scena poteva apparire diversa e meno pericolosa”. E aggiunge: “Qualcuno mi ha detto che avrei dovuto reagire, dirgli qualcosa, ma in quel momento non ci sono riuscita. Non ero spaventata, ma non mi sentivo in grado di difendermi del tutto. Quello che mi fa più arrabbiare è che uno sconosciuto, indipendentemente dalla sua storia e dalle sue condizioni, si sia preso la libertà di fare quel che ha fatto. Mi ha visto in una posizione di svantaggio e ha colto al volo l’occasione”. Tutto è durato il tempo di quattro fermate. “Quando è sceso ha continuato a farmi gesti espliciti”.
La vicenda non è finita nero su bianco in una denuncia: “Ho scelto di aspettare perché non credo che sia la soluzione. Chi si comporta in questo modo, forse, non ha gli strumenti etici per capire quello che ha fatto e non penso che una denuncia sia utile”. Anche la sua foto pubblicata su Facebook e rilanciata (e poi rimossa) dalla piattaforma “Non una di Meno”, però, suona come una punizione. Ora la donna vorrebbe

incontrare il suo molestatore: “Tra i tanti commenti su Facebook ho trovato anche un familiare di quell’uomo – racconta – Mi ha spiegato molte cose di lui e mi ha proposto un incontro. Credo che accetterò e se sarà possibile incontrerò anche quel signore perché chi è vittima di questi episodi ti chiedi che cosa sia passato per la testa dell’altra persona e un incontro, in una situazione sicura, con lui, potrebbe farmi bene”

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