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Torino, primo giorno da commesso per il "profugo eroe" che ha sventato la rapina al supermercato

La direttrice mantiene la promessa di assunzione fatta al ragazzo che fino ad allora chiedeva l’elemosina davanti all’ingresso: “Mi hanno accusata di buonismo: pazienza”

Da ieri mattina Osahon Ewansiha è un dipendente del Prestofresco. Il 30 giugno scorso era diventato l’eroe della catena di supermercati con sede a Moretta, nel Cuneese, dopo aver sventato una rapina, l’ennesima nel punto vendita di via Mercadante, a Torino. Per questo la procuratrice dell’azienda, Domenica Lauro, ha deciso di offrirgli un’occasione: un contratto di apprendistato di tre anni. Iniziato ieri mattina, alle 8,15, nel supermercato di via Clementi, a due passi da dove, fino alla scorsa settimana, chiedeva l’elemosina con un cappellino in mano. “Sono felicissimo — dice — Con questo lavoro inizia il mio futuro”.
Il giovane, arrivato tre anni fa dalla Nigeria, indossa la maglietta rossa con il logo del supermercato e per qualche giorno sarà l’ombra del più giovane dei dipendenti, che ha il compito di insegnargli il mestiere. “Devo caricare gli scaffali, controllare le scadenze e lavorare in magazzino – racconta con un certo orgoglio – È il mio primo lavoro vero qui in Italia: non pensavo che il mio gesto, quel sabato mattina, avrebbe portato a tutto questo. Mi ha rivoluzionato la vita”.

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Osahon, che ha 27 anni, si era lanciato dentro al supermercato per bloccare un rapinatore che, armato di coltello, aveva minacciato la cassiera. I due avevano lottato: il ragazzo aveva schivato diversi fendenti e, alla fine, il bandito era stato costretto a a fuggire. I carabinieri però lo hanno identificato e arrestato due settimane fa: italiano, 28 anni, si era costituito quando aveva capito di essere ormai braccato e aveva confessato quella e altre rapine. Racconta Osahon: “Io chiedevo l’elemosina perché, anche se non avevo niente, non volevo rubare. Per questo ho cercato di fermare quell’uomo. Ho guardato quella cassiera in pericolo e ho pensato alla mia famiglia in Nigeria”.

E anche adesso, mentre impara dove caricare pasta e pelati, pensa a chi è rimasto al suo paese d’origine: “Ora potrò mandare soldi a casa: anche i miei fratelli contano su di me”. Per sé, invece, immagina una vita qui a Torino, nel quartiere popolare di Barriera di Milano: “L’Italia mi piace perché ci sono leggi certe — sostiene — Se quel rapinatore fosse stato arrestato al mio paese, probabilmente, sarebbe tornato libero con una telefonata fatta alla persona giusta”. Ora che non è più costretto a vivere con 150 euro al mese, Osahon ha iniziato a fare progetti: “Vorrei trovare un piccolo appartamento da affittare tutto per me. Oggi vivo con alcuni miei connazionali. E poi tra qualche anno vorrei prendere la patente”.

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Osahon tra i colleghi del supermercato

Il ragazzo venuto dalla Nigeria con un permesso per motivi umanitari, oggi, può immaginarsi un futuro diverso anche perché la dirigente del supermercato ha fatto di tutto per mantenere la promessa di un mese fa, nonostante le polemiche che — immancabili — hanno preceduto la sua assunzione. “Ho ricevuto delle mail, mi hanno accusato di falso buonismo – racconta la direttrice – ma non ci voglio dar peso. Ho 70 dipendenti e sono tutti italiani. Questo odio razziale non porta da nessuna parte”. Così Domenica Lauro è andata dritta per la sua strada e ha fatto in modo che tutto il percorso di Osahon fosse trasparente. Ha aspettato che il ragazzo rinnovasse il suo permesso di soggiorno in questura a Caserta e lo ha fatto iscrivere al centro per l’impiego perché i suoi documenti venissero certificati.
Quando Osahon avrà finito il periodo di affiancamento, la sua giornata lavorativa comincerà alle 7,30 con l’arrivo dei prodotti in magazzino. Ma a un patto. “Oggi ha un contratto di 25 ore alla settimana perché abbiamo un accordo, io e lui: oltre a lavorare deve imparare bene l’italiano”, spiega Lauro. Quattro ore al supermercato e altrettante dietro ai banchi di scuola, con gli insegnanti del consorzio Abele. “Quando avrà finito la scuola potremo anche valutare di aumentare le sue ore di lavoro”, spiega la dirigente, e Osahon sembra non avere alcuna intenzione di deluderla: “Parlo ancora troppo poco l’italiano per poter essere utile ai clienti – ammette lui – ma imparerò tutto quel che serve. Voglio memorizzare prodotti, marchi, prezzi e promozioni”.

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