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Torino, Noa: "Io israeliana canto la pace ma Trump è una minaccia"

La cantante stasera sul palco delle Ogr: “La dichiarazione del presidente Usa su Gersusalemme sa di arroganza e stupidità”

“L’amore guarirà il mondo”. Ne è convinta l’artista israeliana Noa, nome d’arte di Achinoam Nini, che questa sera proporrà la sua “Love Medicine” – dal titolo del suo ultimo album – sul palco delle nuove Ogr (biglietti da 20 a 35 euro) nell’ambito della rassegna “La musica dei Cieli”.
Un festival diffuso su tutto il territorio nazionale in cui i più importanti artisti italiani e internazionali si confrontano sull’incontro tra le culture e sui legami tra musica e spiritualità, “i temi a cui ho dedicato tutta la mia carriera” sottolinea Noa. Dopo lo show di questa sera della 48 enne cantante israeliana gli appuntamenti torinesi della rassegna, inaugurati ieri sera dal concerto del Paolo Fresu Quintet, proseguiranno il 20 dicembre con l’esibizione dei Dervisci rotanti di Siria diretti dal musicista Noureddine Khourchidm, per concludersi venerdì 22 dicembre con l’inedito spettacolo “I Cerini di Santo Nicola” con Vinicio Capossela e Paolo Rossi.
Con le sue canzoni, fortemente influenzate dall’ambiente israeliano e dai suoi problemi, Noa arriva a Torino nel pieno del putiferio scatenato dalla decisione del presidente americano Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.
“Sono molto preoccupata – confessa – Il comportamento di Trump è irresponsabile, è una minaccia per l’intero pianeta. E in Medio Oriente potrebbe aver appiccato un incendio”.
Cosa ne pensa della sua decisione di spostare l’ambasciata americana?
“Sono profondamente contraria. Non per il fatto in sé ma per il suo tempismo e le sue possibili conseguenze. Non si tratta del cosa, ma del come e del quando. Quella di Trump è una dichiarazione che sa di mancanza di rispetto, di arroganza, di noncuranza e di stupidità”.
Che rapporto ha con il suo paese natio?
“Credo si possa paragonare al tipo di rapporto che molti di noi hanno con le proprie famiglie. Non le scegliamo ma fanno parte della nostra identità ed è qualcosa a cui non possiamo sfuggire. Spesso le amiamo irrazionalmente, anche quando ci fanno del male. Crediamo in loro, le critichiamo quando pensiamo che abbiano bisogno di essere “svegliate” e ne vediamo la bellezza al di là delle loro colpe e delle loro debolezze. Il mio rapporto con Israele è così. È parte di me”.
Si è trasferita negli Stati Uniti a 16 anni. Ma poi ha scelto di tornare in Israele per fare il servizio militare. Come la ha influenzata questa esperienza?
“È stata un’esperienza che mi ha insegnato molto. Durante il servizio ero in un gruppo di canto e mi sono esibita un’infinità di volte in ogni angolo di Israele. Odiavo tutto del servizio militare: il sistema, l’uniforme, gli ordini. Ma è stata una lezione di vita che mi è servita per capire cosa volevo essere, e soprattutto cosa non volevo assolutamente diventare”.
Da allora ha scelto di dedicarsi alla pace nel mondo. E di farlo attraverso la musica…
“La musica insieme all’amore può cambiare il mondo. Può dare voce alle sofferenze, ai sogni, alle frustrazioni e alle speranze dell’umanità. Ha un grande potere ma non può esistere nel vuoto, ha bisogno che ci sia la disponibilità a prendersi cura degli altri, la volontà di cambiare, il desiderio di crescere e imparare. Dove esistono queste condizioni la musica può essere la guida per uscire dall’oscurità, un grande e meraviglioso raggio di luce”.
Come definirebbe la sua musica?
“La mia musica è il frutto di una ricerca continua di comprensione e di amore. È il veicolo della mia anima”.
Come mai è così legata all’Italia?
“Non esiste posto al mondo che io adori quanto l’Italia. Sono legata a questo paese da catene di amore e ammirazione. E sono davvero contenta di tornare a suonare questa sera a Torino, una città che amo molto, in cui mi sono esibita tante volte e che mi ha sempre accolta calorosamente.Quest’anno però mi tocca competere con una partita importante (Juventus Inter, ndr). Speriamo che non siano tutti così appassionati di calcio”.
Che progetti ha per il futuro?
“Io e Gil Dor (chitarrista e direttore musicale storico di Noa, ndr) stiamo lavorando su un nuovo progetto che sarà incentrato sul lavoro di Johann Sebastian Bach. Qualche pezzo lo suoneremo già questa sera alle Ogr”

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