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Tensione sullo spread in attesa della fiducia della Camera a Conte

Ieri i titoli di Stato sono peggiorati perché gli investitori hanno letto nelle parole del premier Contela conferma di un programma di governo molto costoso

MILANO – Ore 9:05. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi riparte nel segno della tensione: dopo le primissime battute in calo a 230 punti base, con il rendimento dei decennali italiani al 2,7%, il differenziale di rendimento torna a salire verso 250 punti nel giorno in cui il premier Contechiede la fiducia alla Camera per il nuovo esecutivo. E i Btp a dieci anni tornano a mettere nel mirino la soglia di rendimento al 3%.
Ieri, durante il discorso di Conte al Senato, non sono emersi segnali di volersi discostare dal programma sancito dal contratto tra Lega e M5s, che preoccupa gli investitori per la possibile rottura della disciplina di bilancio che i vincoli europei e l’alto debito suggeriscono al nostro Paese. Ragione per cui, annota Bloomberg, i titoli di Stato italiani sono scesi e il differenziale di rendimento con i titoli tedeschi è salito rispetto ai livelli della mattina. Secondo i calcoli di Carlo Cottarelli, il programma di spesa e tagli alle imposte rischia di costare 126 miliardi.

Milano, Piazza Affari apre in cauto rialzo con un +0,3% del Ftse Mib. Simile il movimento delle altre Piazze europee: Londra sale dello 0,1%, Parigi dello 0,25% e Francoforte dello 0,26%. A livello globale, i listini azionari sono bene impostati con le alterne vicende geopolitiche internazionali a dettare l’umore degli investitori. Si aspetta l’incontro del G7 del fine settimana che potrebbe portare il tema dei dazi all’attenzione dei leader, mentre le riunioni in calendario questo mese di Fed e Bce potrebbero dare indicazioni sulle rispettive agende.
Quanto, negli ultimi giorni, la situazione politica italiana abbia generato instabilità è ben rappresentato da un’analisi sulle ultime sedute di Borsa appena pubblicata da Wolfgang Bauer, gestore di M&G. Se si guarda ai Cds, ovvero le assicurazioni contro il rischio di default del Paese, “a metà della scorsa settimana il mercato assegnava all’Italia un rischio di credito sovrano maggiore di quello associato a molti Paesi della regione emergente, come la Turchia e il Brasile, a riprova di quanto possano essere violenti i movimenti di mercato quando si verificano cambi d’umore improvvisi”, nota l’esperto ricordando che sono stati toccati 290 punti base, mentre dopo le elezioni si era scesi fino a 85 in un ottimismo generalizzato dei mercati. Secondo Bauer, però, il caso italiano rischia di essere sovra-esposto: “Quando siamo preoccupati per un argomento specifico, il rischio immediato è che altri sviluppi potenzialmente significativi passino inosservati”. Ad esempio, gli ultimi dati sull’inflazione balzata dall’1,2% all’1,9% nell’Eurozona sono rilevanti. “È vero che i fattori principali all’origine della variazione sono stati i prezzi energetici”, dice Bauer, “mentre l’inflazione di fondo annuale è rimasta contenuta all’1,1%, ma ciò non toglie che un risultato perfettamente in linea con l’obiettivo di stabilità dei prezzi della BCE, inferiore ma vicino al 2%, dovrebbe suscitare un minimo di interesse, considerando l’incertezza sul futuro percorso della politica monetaria di Francoforte”.

Tensione sullo spread in attesa della fiducia della Camera a Conte

In attesa del direttivo all’Eurotower del 14 giugno, l’euro apre in rialzo, sopra quota 1,17 dollari: la moneta unica passa di mano a 1,174 dollari e 128,82 yen. Dollaro/yen in rialzo a 109,92. Peso messicano ai minimi da 15 mesi sul biglietto verde.
La Borsa di Tokyo ha terminato la seduta in positivo, sostenuta dall’indebolimento dello yen, con gli investitori che guardano a ogni sviluppo sui negoziati commerciali che si terranno durante il G7 del fine settimana in Canada. L’indice Nikkei ha messo a segno un rialzo dello 0,38% a quota 22.625,73, con un guadagno di 86 punti. Alle prese con timori crescenti sul rischio di una valanga di default sui debiti da parte delle imprese, la Cina è ricorsa al suo strumento Mlf (Medium-term Lending Facility) per iniettare una liquidità pari a 463 miliardi di yuan, l’equivalente di 72 miliardi di dollari.
Sugli scambi asiatici si è fatta sentire la serata positiva di Wall Street, dove la seduta di ieri è finita per la seconda volta di fila in territorio record per il Nasdaq (+0,41%) e il Russell 2000 (+0,61%). Grazie a un colpo di reni nell’ultima ora di scambi, anche l’S&P 500 è riuscito a recuperare il terreno perso chiudendo sopra la parità (+0,07%) mentre il Dow Jones è stato solo capace di contenere i cali (-0,06%). Come lunedì, Apple (+0,8%), Amazon (+1,87%) e Microsoft (+0,51%) hanno raggiunto nuovi record. A loro si è unita anche Netflix (+1,1%). Starbucks ha invece sofferto (-2,44%) l’imminente fine dell’era del fondatore Schultz, chiamato alla corsa politica. Il braccio di ferro commerciale resta uno spauracchio: il Messico ieri ha annunciato dazi contro prodotti agricoli e in acciaio in arrivo dagli Usa, una reazione alle tariffe doganali scattate il primo giugno. La Cina intanto sembra avere proposto a Washington l’acquisto di quasi 70 miliardi di dollari in un anno di prodotti agricoli ed energetici statunitensi. Pechino, ha scritto il Wsj, vuole però che l’amministrazione Trump non proceda con i dazi ventilati su 50 miliardi di dollari di prodotti tecnologici cinesi (dovrebbero entrare in vigore dopo il 15 giugno).
I prezzi del petrolio hanno proseguito nel loro percorso di rialzi sui mercati asiatici. Stamattina il barile di Wti con consegna a luglio prezzava 65,84 dollari, in profresso di 32 centesimi. Il Brent con consegna ad agosto guadagnava invece 40 centesimi a 75,78 dollari. L’oro è poco mosso in Asia a 1.297,61 dollari, guadagnando lo 0,09%.

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