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Taranto, le polveri dell'Ilva portate dal vento invadono la città: il sindaco chiude le scuole ai Tamburi

Taranto, le polveri dell'Ilva portate dal vento invadono la città: il sindaco chiude le scuole ai Tamburi
Le polveri dell’Ilva su Taranto
TARANTO – Non bastano le finestre chiuse e le limitazioni dell’attività all’aperto. Al quartiere Tamburi di Taranto mercoledì 25 ottobre saranno anche chiuse le scuole a causa del ‘wind-day’, uno dei giorni segnalati da Arpa (l’Agenzia regionale protezione ambiente) e Asl in cui il vento soffia forte da nord sul quartiere più vicino all’Ilva ricoprendo case e balconi di polveri minerali. Il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha dichiarato guerra all’Ilva (“chi sporca dovrà pagare le pulizie”) e al governo, annunciando, “considerati i numerosi segnali di disattenzione del governo che non consegnano affatto alla nostra comunità un quadro di serenità”, l’intenzione di impugnare l’ultimo decreto del consiglio dei ministri sull’Ilva.
Si tratta del decreto del 29 settembre scorso che riscrive l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) in base alla quale il siderurgico non potrà produrre più di 6 milioni di tonnellate all’anno e concludere gli interventi ambientali entro agosto 2023. Alla Regione, invece, il sindaco ha chiesto di aumentare il personale dell’Arpa. Il primo cittadino ha spiegato di aver chiuso le scuole quale nuova misura di carattere precauzionale “a valle dell’intervento ancora disatteso della copertura dei parchi minerali” e ha promesso campagne informative più incisive per i cittadini, ma soprattutto “ispezioni straordinarie per a verificare l’ottemperanza da parte delle industrie dell’obbligo di contenimento della propria produzione e della maggiore filmatura del materiale in giacenza durante i wind day”.

Taranto, le polveri dell'Ilva portate dal vento invadono la città: il sindaco chiude le scuole ai Tamburi

“Immaginiamo che il ministro Carlo Calenda – scrive il sindaco in una nota – e i suoi colleghi abbiano potuto visionare le fotografie dell’ultimo wind day a Taranto”. Quanto alla mancata convocazione di Regione e Comune al tavolo del 31 ottobre in cui si incontreranno sindacati e nuovi proprietari, il primo cittadino scrive: “Spiacenti, la realtà dei fatti è che senza il Comune di Taranto e la Regione Puglia semplicemente non si potrà dare compiuta attuazione a ogni qualsivoglia programma per la riqualificazione degli esuberi, per l’avvio delle bonifiche, per la salvaguardia dell’indotto, per il monitoraggio del piano ambientale. Questo atteggiamento del governo continua a ferire una comunità che ha dato troppo e ormai non accetta scelte calate dall’alto o ricatti volti a separare tutte le articolazioni della vicenda, occupazionali e ambientali”.
Appena 24 ore prima le immagini della enorme nube nera e gialla che avvolgeva il quartiere Tamburi aveva fatto il giro dei social network. “Il governo sta costringendo i lavoratori ad accettare esuberi e veleni senza il supporto della loro Regione e del loro Comune”, ha scritto su Facebook il governatore Michele Emiliano. L’associazione ambientalista Peacelink, che con le sue denunce contribuì a far partire l’inchiesta sfociata nel processo ‘Ambiente svenduto’, sta raccogliendo materiale per un nuovo esposto in Procura. “I provvedimenti del sindaco vanno nella direzione giusta”, commenta Alessandro Marescotti (Peacelink). “Il governo non può consentire fino al 2023 un inquinamento seriale, che ha avuto le forme drammatiche viste da tutti ma che in forme più subdole e meno visibili ogni giorno miete vittime anche fra i bambini. Tutto questo non produce futuro ma ansia, sfiducia e paura”.
“Una nazione civile può accettare che la popolazione tarantina sia abbandonata e costretta a respirare questi veleni? Tutto ciò rappresenta

un serio rischio sanitario inammissibile”, aggiunge il leader dei Verdi, Angelo Bonelli. “Ai cittadini di Taranto semplicemente si sta negando la possibilità di avere i diritti di tutti i cittadini italiani, considerato che con il decreto 98/2016 è stata concessa l’immunità penale agli acquirenti dell’Ilva in caso di violazione delle norme a tutela ambientale e sanitaria. I ministri dell’Ambiente e della Salute perché restano in silenzio?”.

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