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Strage di Bologna, le macerie della stazione dimenticate ai Prati di Caprara

Non protette, abbandonate e ricoperte di vegetazione, quasi inaccessibili. Si è scoperto durante il processo Cavallini. I famigliari delle vittime chiedono che reperti e vestiti vengano portati ai periti per ulteriori esami

BOLOGNAI resti del DC9 abbattuto il 27 giugno 1980 mentre volava da Bologna a Palermo sono stati ricomposti in un’installazione permanente di Christian Boltanski al Museo per la Memoria di Ustica. Tutt’altra la sorte delle macerie della stazione di Bologna sventrata da una bomba il 2 agosto dello stesso anno, 85 morti e 200 feriti: un mese dopo la Strage furono depositate in un cortile di una caserma della periferia e lì si trovano tutt’ora, esposte alle intemperie meteorologiche di 38 anni e coperte da una fitta vegetazione.
Lo si è scoperto nel nuovo processo che si sta celebrando a Bologna in queste settimane, con imputato Gilberto Cavallini, ex Nar, ergastolano, accusato di essere il quarto esecutore materiale. Come in una sorta di ‘remake’ giudiziario, sfilano testimoni e imputati dell’epoca e, su iniziativa della Corte di assise, è stata disposta una nuova perizia chimico-esplosivistica sull’ordigno, con la richiesta di rileggere gli atti alla luce delle conoscenze di oggi e di cercare, se esistenti e conservati, frammenti utilizzabili per le analisi. La ricerca, ha appreso l’Ansa, ha portato all’ex caserma San Felice in via Prati di Caprara, in concessione dal 2007 al Corpo militare della Croce Rossa. Qui, nel lato nord ovest al confine col muro di cinta, c’è un ingombro lungo 80 metri, largo tre e alto un metro e mezzo. Sotto l’erba, i detriti della stazione esplosa. L’accesso all’area, ha segnalato il Demanio alla polizia giudiziaria, è difficoltoso se sprovvisti di mezzi idonei. Difficile anche pensare che in queste condizioni il materiale possa servire alle nuove analisi. “Se dovevano tenere le macerie, almeno avrebbero potuto coprirle. Sapevamo che le avevano portate ai Prati di Caprara, immagino che all’epoca abbiano fatto una cernita di ciò che poteva essere utile”, commenta Paolo Bolognesi, presidente dei familiari delle vittime della Strage. Anche l’associazione è stata coinvolta dal perito Danilo Coppe: “Ha chiesto se qualcuno che quel giorno si trovava vicino alla sala d’aspetto o al primo binario ha conservato qualche oggetto, un vestito, oppure una borsa. Potrebbero esserci dei residui. C’è chi lo ha fatto, ha tenuto gli oggetti nel cellophane. Faremo un inventario e glieli consegneremo”.

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