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Strage Barcellona, Martina e Lorenzo ricordano Bruno Gulotta

Sono passati dieci giorni dalla strage di Barcellona. Tra le 16 vittime c’è il nostro amico e collega Bruno Gulotta, direttore del marketing e delle vendite di Tom’s Hardware. Dell’attentato e delle vittime ormai non si parla quasi più. Vogliamo farlo noi, affidando il ricordo di quei momenti alla compagna Martina e al fratello Lorenzo. Intanto continua la campagna di donazioni.

Strage Barcellona, Martina e Lorenzo ricordano Bruno Gulotta

Voglio ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato e mi stanno aiutando. Innanzitutto Bruno, che in quella frazione di secondo ha spinto verso di me nostro figlio Alessandro prima di essere travolto e ci ha salvato la vita sacrificandosi per noi“. Martina è un fiume in piena di emozioni forti. Dolore, collera, riconoscenza, paura del futuro da affrontare adesso, subito. Paura delle risposte da dare ai suoi bambini, dopo i funerali del compagno, dopo che i riflettori mediatici si sono spenti. Ricordiamo Bruno Gulotta. È passata più di una settimana da quel maledetto giovedì 17 agosto a Barcellona. Martina Sacchi, 27 anni, è venuta a trovarci nella sede di Tom’s Hardware a Legnano insieme con Lorenzo Gulotta, 24 anni, il fratello di Bruno che era a Barcellona già da qualche giorno e li aspettava per cenare insieme quella sera. Non ha fatto in tempo a rivedere il fratello ancora in vita. È arrivato lì sulla Rambla quando il corpo era stato appena ricoperto dal telo.
I ringraziamenti di Martina sono tantissimi. A cominciare dai medici dell’autombulanza che, pochi minuti dopo la strage, hanno tentato a lungo e invano di rianimare Bruno. E poi ringrazia i poliziotti, i funzionari del Consolato generale d’Italia a Barcellona e dell’unità di crisi della Farnesina. C’è anche la riconoscenza nei confronti del Ministro degli Esteri Angelino Alfano, che l’ha confortata nella sede del consolato e ha insistito con le autorità catalane e spagnole affinché le permettessero di vedere il corpo del compagno. Poi lo sguardo dolce del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, all’arrivo a Ciampino, l’affetto e l’aiuto del sindaco di Legnano, Gianbattista Fratus, del tenente dei carabinieri Domenico Cavallo, della chiesa legnanese, delle tantissime persone di cui non ricorda i nomi, della coordinatrice della scuola Montessori di Castellanza, Viviana Colombo. Quindi noi, gli amici e colleghi di Tom’s Hardware e tutta la community del giornale e del forum, che ha alimentato e continua ad alimentare la raccolta fondi.

Bruno Gulotta
Bruno Gulotta

Non è facile per Martina ricordare quei momenti. “Passeggiavamo sulla Rambla. Bruno teneva per mano Alessandro e io spingevo il passeggino con dentro Aria. Eravamo lì da qualche minuto quando ho sentito tante urla e mi sono voltata. Ho visto il furgone che puntava su di noi. È stato un attimo. Davanti eravamo bloccati da un palo e un albero, ci siamo messi a correre verso la strada. Bruno ha spinto Alessandro verso di me e io l’ho afferrato. Il furgone ha sfiorato me e Alessandro e ha preso Bruno in pieno. L’ho visto per terra. Mi sono chinata su di lui e ho gridato, ho chiesto aiuto, era vivo. Gli ho detto ‘amore ti prego non mi lasciare’, mi è sembrato di vedere un guizzo nei suoi occhi. Penso che mi abbia sentito. Poi sono arrivati i poliziotti con le armi in pugno, mi hanno portato via di forza, dicevano che i terroristi erano ancora lì. Intanto i medici tentavano la rianimazione. Io e i bambini siamo stati scortati verso un albergo lì davanti e chiusi a chiave all’interno. Dalla vetrata dell’hotel ho continuato a vedere cosa accadeva. Mi sembrava un film dell’orrore. Piangevo, gridavo. Alessandro era scioccato. La padrona dell’albergo ha provato a confortarci, ma io pensavo solo a tornare accanto a Bruno. Sono riuscita a uscire dalla porta secondaria, l’ho raggiunto proprio quando i medici hanno detto ‘es muerto’ e lo hanno ricoperto con un telo. Dopo qualche minuto è arrivato mio cognato Lorenzo“.

Martina Sacchi e Lorenzo Gulotta JPG
Martina Sacchi e Lorenzo Gulotta

Ed è Lorenzo, a questo punto, a continuare il racconto. “Alessandro – dice – mi è saltato in braccio e mi ha urlato ‘zio zio papà è morto, un camion gli è passato sopra e gli ha fatto male alla testa’, il bambino era stravolto. Ha solo quattro anni e mezzo ma è molto più maturo della sua età. Sarà difficile per lui dimenticare quelle immagini. Io ero al telefono con Martina, mi stava dando indicazioni per raggiungere l’albergo. In quel momento era accanto ai medici che tentavano la rianimazione, ho sentito anche io, distintamente, quella frase agghiacciante: ‘es muerto‘”. Anche Lorenzo non si dà pace, era molto legato a suo fratello. Per lui Bruno era un mito, un modello a cui ispirarsi.
Martina riprende a parlare, i ricordi si sovrappongono e riacutizzano il dolore. “Dovevo chiamare in Italia, avvertire i parenti e i colleghi di Bruno. Avevo recuperato il suo borsello, dentro c’erano tutti i nostri documenti e il telefono. Nello schianto era volato via. Si era rotto il display, il touch non funzionava ma i numeri erano tutti lì dentro e allora ho provato con l’assistente vocale. Le linee erano sovraccariche, ho provato più e più volte e alla fine ci sono riuscita. Il papà di Bruno, mia madre e poi gli amici di Tom’s Hardware. Ho chiesto a tutti di non far trapelare la notizia, non avevo il tempo e la forza di parlare con nessuno. Poi il mattino dopo ho saputo che c’erano state indiscrezioni, che in rete qualcuno aveva fatto il nome di Bruno. Ho chiesto agli amici di Tom’s Hardware di aiutarmi affinché si parlasse di Bruno in termini corretti, di evitare sciacallaggi mediatici“.

L'ultimo selfie di Bruno a Barcellona, insieme con il figlio Alessandro
L’ultima foto scattata da Martina a Bruno Gulotta, a Barcellona, pochi minuti prima di raggiungere la Rambla. In braccio ha il figlio Alessandro

E adesso, Martina?
I bambini. Vivrò per ricordare ad Alessandro e Aria che uomo meraviglioso era loro padre. Lavorava tanto ma la sua famiglia era tutto. Non ci ha mai fatto mancare nulla. È morto da eroe. Un eroe silenzioso e discreto, com’era nel suo carattere. Lo ha detto anche monsignor Angelo Cairati, nella sua omelia durante i funerali. Sai, studiava da ingegnere informatico. Aveva dovuto interrompere per mandare avanti la famiglia ma era intenzionato a riprendere al più presto. Non ce l’ha fatta. Uno dei suoi sogni, invece, si è già realizzato. Voleva mandare i bambini alla scuola montessoriana ma non potevamo permettercelo. La coordinatrice della scuola Montessori di Castellanza, Viviana Colombo, è stata immediatamente disponibile. Un dono immenso, e immagino che non sia stato facile per lei affrettare i tempi della burocrazia. Quanto a me, al più presto cercherò un lavoro non appena Alessandro e Aria si saranno ambientati alla scuola materna e all’asilo nido. Il denaro generosamente raccolto da voi di Tom’s Hardware, l’altra famiglia di Bruno, mi permetterà di non far mancare nulla ai bambini. Come avrebbe voluto Bruno. Grazie di cuore, ho sentito affetto e vicinanza, c’è tanta umanità nel mondo, non solo odio e cattiveria. Voglio anche dedicare un pensiero affettuoso alla fidanzata e ai familiari di Luca Russo, il giovane di Bassano del Grappa che è stato ucciso a Barcellona insieme con Bruno. Il loro dolore è il mio dolore”.  
Giovedì sera, dopo i funerali, c’è stato il lancio di lanterne cinesi dal parco di Legnano, nel ricordo di Bruno. C’erano tutti i familiari e gli amici. Per Martina e il suo compagno era una tradizione da sette anni. Ogni notte di san Silvestro, per salutare l’anno nuovo. A Bruno sarebbe piaciuto.

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