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Stati Uniti, Manafort condannato per 8 capi d'imputazione. E Cohen "patteggia" sulla vicenda Stormy Daniels

Due duri colpi per Donald Trump. Verdetto in primo grado per l’ex manager della sua campagna elettorale, alla sbarra per frode e evasione fiscale. Mentre l’ex avvocato del presidente confessa: violata la legge sul finanziamento


NEW YORK – Due colpi duri in poche ore per Donald Trump, negli sviluppi dell’inchiesta sul Russiagate. L’ex capo della sua campagna elettorale è stato condannato per frode finanziaria; e il suo ex avvocato personale si è dichiarato colpevole di violazione delle leggi elettorali pagando una porno-star perché tacesse sulla relazione con Trump.
La condanna in primo grado ha colpito Paul Manafort, colui che diresse l’organizzazione elettorale di Trump. Il processo si è concluso con il verdetto della giuria popolare che ha riconosciuto Manafort colpevole di otto capi d’imputazione. Questo processo non coinvolge direttamente il presidente degli Stati Uniti. Manafort era incriminato per aver nascosto milioni di dollari in vari conti bancari all’estero, avere evaso le tasse, aver frodato le banche per ottenere 20 milioni di dollari di prestiti.
La conclusione del processo però è considerata come un test importante per il super-inquirente Robert Mueller, l’ex capo dell’Fbi che dirige l’indagine sul Russiagate. Il fatto che Mueller abbia condotto a termine con successo il filone della sua inchiesta su Manafort – come pubblico accusatore responsabile dell’istruttoria – è un punto a suo vantaggio, prezioso alla luce dei continui attacchi che Trump gli lancia.
L’altra svolta della giornata riguarda Michael Cohen, che fu per anni l’avvocato “factotum” di Trump, colui che risolveva le grane per il tycoon immobiliare. Cohen di fronte alla corte federale di Manhattan si è riconosciuto colpevole di aver violato la legge sul finanziamento della campagna elettorale, col pagamento della porno-star conosciuta col nome d’arte Stormy Daniels. L’ex avvocato personale di Trump ha quindi ammesso che quel pagamento fu compiuto “su richiesta dell’allora candidato”, per comprare il silenzio della donna che aveva avuto una breve relazione con l’immobiliarista newyorchese.
Anche se questi due sviluppi sono negativi per il presidente, nessuno finora riguarda i principali filoni del Russiagate: cioè la possibile collusione Trump-Putin per denigrare Hillary Clinton e influenzare il voto; poi l’eventuale ostruzione alla giustizia quando Trump cacciò il capo della Cia che indagava sull’ingerenza della Russia.
Prima ancora di incassare questi due colpi, nelle ultime settimane Trump aveva ripreso i suoi attacchi contro Mueller definendo la sua inchiesta “una montatura, una caccia alle streghe, fake news”. Ad alimentare il nervosismo del presidente c’è il fatto che si sta avvicinando il momento in cui Mueller lo interrogherà personalmente. I legali del presidente hanno già cercato di creare barriere e ostacoli contro un appuntamento che è denso di rischi.
Per adesso né la condanna di Manafort né l’ammissione di colpevolezza di Cohen hanno rilevanza ai fini dell’impeachment. Che Manafort sia un truffatore non comporta una responsabilità diretta di chi lo ha nominato. In quanto al reato di Cohen, violare la legge elettorale non è sufficiente per far scattare l’impeachment. Ciò che nell’immediato spaventa di più i legali del presidente, è la possibilità che sia lo stesso Trump a infilarsi nei guai, mentendo in una deposizione sotto giuramento, oppure offrendo involontariamente a Mueller la prova di aver voluto intralciare il corso della giustizia.
Visti i precedenti di Richard Nixon e Bill Clinton, si suol dire che “più del reato, fu fatale il tentativo di nasconderlo”. L’irruenza verbale di Trump, la sua abitudine a mentire, sono altrettante trappole disseminate sul percorso da qui alla fine dell’inchiesta. Tutto questo rilancerà le illazioni su possibili gesti clamorosi da parte di Trump, come il licenziamento di Mueller (che è nominato dal Dipartimento di Giustizia) oppure “l’auto-perdono”. In quanto all’eventuale apertura del procedimento d’impeachment, oltre che dalle conclusioni di Mueller molto dipenderà dai rapporti di forze al Congresso dopo l’elezione di mid-term.

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