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Siria, Erdogan annuncia l'attacco contro l'enclave curda di Afrin. "Poi toccherà a Manbij"

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Il presidente turco ha ufficializzato l’inizio sul campo dell’offensiva chiamata “Ramoscello d’ulivo” contro la milizia Unità di Protezione Popolare (Ypg) che Ankara considera terroristi. Jet in azione. L’Osservatorio siriano per i diritti umani: “Ci sono vittime civili”
L’operazione Afrin è di fatto iniziata sul terreno”, “sarà seguita da Manbij”. Lo ha dichiarato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, dopo che l’esercito di Ankara ha annunciato il lancio di una nuova offensiva contro l’enclave di Afrin, nel nordovest della Siria, per rispondere al fuoco” delle milizie del partito curdo siriano Pyd. Chiamata ‘Ramoscello d’olivo’, la missione ha preso il via intorno alle 15 italiane, secondo l’annuncio dell’esercito di Ankara, ha come obiettivo i miliziani curdi siriani delle Ypg, legati al Pyd e considerati “terroristi” dal governo di Ankara al pari dei ribelli del Pkk. Nel mirino, aggiungono i militari, ci sono anche i jihadisti dell’Is. L’operazione, assicurano, sarà condotta “nel rispetto dell’integrità territoriale siriana”.
Manbij, che come ha annunciato Erdogan sarà il successivo obiettivo dell’esercito turco, è un’altra città siriana controllata dai curdi più a est. “Più tardi, ripuliremo il nostro Paese fino alla frontiera irachena da questa barriera di terrore che tenta di assediarci”, ha aggiunto il presidente.
L’inizio dell’intervento con i raid dei caccia è stato confermato dal premier Binali Yildirim, mentre il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu ha avuto un colloquio con l’omologo statunitense Rex Tillerson.
“Le nostre Forze Armate hanno dato il via a un’operazione aerea nella regione di Afrin”, ha detto Yildirim. Dopo otto giorni di attacchi dell’artiglieria turca e di rafforzamento della presenza militare al confine con la Siria, da questo pomeriggio i jet delle forze di Ankara colpiscono gli obiettivi dei miliziani curdi sostenuti dagli Usa, mentre i ribelli dell’Els, appoggiati dalla Turchia, portano avanti l’offensiva di terra avanzando da est.
I jet turchi hanno distrutto “punti di osservazione e molti altri obiettivi dei terroristi del Pyd-Pkk” ad Afrin, precisa l’agenzia Anadolu aggiungendo che le unità dei ribelli dell’Esercito libero siriano (Els) sostenuti da Ankara entrati nella regione dalla Turchia “non hanno incontrato alcuna resistenza”. Gli uomini dell’Els stanno avanzando da est con il sostegno dell’esercito turco.
L’Osservatorio siriano per i diritti umani, ong legata agli attivisti delle opposizioni, ha fatto sapere che nelle prime ore di oggi c’è stato uno scambio di attacchi tra le forze turche e le Forze democratiche della Siria (Fds), coalizione mista curdo-araba sostenuta dagli Usa, confermando che almeno dieci jet turchi hanno colpito Afrin e ha denunciato il ferimento di civili nelle operazioni senza però fornire un bilancio. “Sentiamo il rombo degli aerei su Afrin – ha detto all’agenzia di stampa Dpa Haivi Mustapha, copresidente del consiglio esecutivo di Afrin – Si sentono le ambulanze arrivare nelle strade. Ci sono vittime civili”.
Intanto, in base a quanto riportano i media locali, Il capo dell’esercito Hulusi Akar sta informando i colleghi americano Joseph Dunford e russo Valery Gerasimov. Un portavoce delle milizie curde aveva già confermato che le forze turche avevano cominciato a colpire le località curde di Afrin dalla scorsa mezzanotte. Secondo il ministro della Difesa turco Nurettin Canikli, Ankara non ha avuto altra scelta che decidere di cacciare “elementi terroristi” dal nord della Siria.
“L’operazione ad Afrin ha come obiettivo quello di porre fine alla atrocità delle organizzazioni terroristiche del Pkk, del Pyd, delle Ypg e di Daesh”, ha spiegato Yildirim durante un congresso del partito Akp a Zonguldak, nel nord della Turchia. La Turchia, ha ribadito il primo ministro secondo quanto riporta l’agenzia di stampa ufficiale Anadolu, non permetterà la presenza di queste “organizzazioni terroristiche” lungo il suo confine meridionale.
Dopo l’annuncio del presidente  Erdogan, Yildirim ha aggiunto che l’operazione “mira a garantire la sicurezza nelle province meridionali del nostro Paese”. “Sono in atto nuovi giochi lungo il nostro confine meridionale. Da una parte i nostri presunti alleati ci hanno fatto delle promesse e dall’altra hanno piazzato le organizzazioni terroristiche del Pkk, delle Ypg, del Pyd e di Desh nella regione”, ha proseguito il premier, che è tornato a criticare gli Stati Uniti per l’appoggio ai miliziani curdi siriani. Secondo Yildirim circa 350mila curdi di Afrin hanno cercato rifugio in Turchia per sfuggire alle violenze.
Nei giorni scorsi la Turchia aveva inviato decine di veicoli militari e centinaia di soldati nell’area di confine, tra le ripetute minacce di alti ufficiali di un’imminente operazione. L’esercito ha affermato di colpire “in legittima autodifesa” campi e rifugi usati dalla milizia Unità di Protezione Popolare (Ypg), in risposta al fuoco arrivato dalla regione di Afrin controllata dal gruppo, che Ankara considera legate all'”organizzazione terroristica” del Pkk le milizie curde sostenute dagli Usa che dal 2012 controllano l’area. Ieri il ministero turco della Difesa ha confermato l’inizio “di fatto” dell’operazione militare delle forze di Ankara nella regione con cannoneggiamenti dalla Turchia.
I combattenti curdi siriani hanno inviato rinforzi nella zona. L’Osservatorio ha riferito di centinaia di ribelli siriani sostenuti dalla Turchia dispiegati nei pressi di Afrin in previsione della battaglia sul campo. Giovedì il Dipartimento di Stato Usa aveva fatto appello alla Turchia a non intraprendere operazioni militari contro Afrin.
Afrin è in mano alle forze curde Ypg, milizia considerata da Ankara un’organizzazione terrorista, ma alleata agli Stati Uniti nella lotta contro lo Stato islamico. La Turchia accusa l’Ypg di essere un ramo siriano del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), che da oltre trent’anni nel sud-est turco combatte il potere centrale ed è considerato da Ankara e dai suoi alleati come un’organizzazione terrorista.
L’Ypg è stata anche un alleato imprescindibile per gli Usa, partner della Turchia nella Nato, nella lotta contro l’Isis. La milizia ha avuto un ruolo chiave nella cacciata dei jihadisti da tutti i loro principali feudi in Siria. La Russia si è definita “preoccupata” dall’offensiva e ha chiesto “moderazione”, mentre il ministro degli Esteri siriano Fayçal Mekdad giovedì aveva detto che l’aviazione di Damasco abbatterà qualsiasi velivolo militare turco entri nel suo spazio aereo. La Turchia ha fatto sapere di aver informato Damasco dell’offensiva, “secondo la legge internazionale”, ma il regime del presidente Bashar Assad ha smentito e “condannato con forza la brutale aggressione turca su Afrin”, tramite l’agenzia di stampa Sana.
Gli analisti ritengono che nessuna vasta offensiva militare possa essere lanciata in Siria senza la luce verde della Russia, presente militarmente nella regione e in buona relazione con le milizie Ypg. Il capo dell’esercito turco, il generale Hulusi Akar, e quello dei servizi segreti, Hakan Fridan, sono stati giovedì a Mosca per colloqui. E sabato il ministero della Difesa russo ha annunciato che i militari russi dispiegati nella zona di Afrin sono stati trasferiti altrove, per “impedire eventuali provocazioni” o minacce contro di loro.
Le truppe di Mosca, quindi, si sono ritirate verso l’area di Tall Rifaat dando un sostanziale via libera da parte di Mosca alle operazioni militari di Ankara. Il ministro degli Affari esteri del Cremlino ha chiesto “alle parti che si oppongono di dare prova di moderazione”. Sostenuti dagli americani, i curdi collaboravano anche con i russi.
“Qualunque operazione” militare “sul terreno” in Siria potrebbe avere conseguenze negative sul Congresso del Dialogo nazionale siriano in programma a Sochi il 29 e il 30 gennaio, ha dichiarato il vice ministro degli Esteri iraniano Hossein Jaberi Ansari commentando l’operazione turca nella regione siriana di Afrin. “Speriamo che i paesi garanti (Russia, Turchia e Iran, ndr) adotteranno le misure per evitare” tali conseguenze negative.
“Noi non pensiamo che una operazione militare vada nel senso della stabilità regionale, della Siria, della pacificazione dei timori della Turchia per la sicurezza della frontiera”, ha avvertito venerdì un alto responsabile del dipartimento di Stato americano. E ore dopo l’inizio dell’offensiva Mosca ha fatto sapere che il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha discusso la questione con l’omologo americano, Rex Tillerson. Erdogan ha definito la zona della frontiera irachena, dove l’Ypg ha preso controllo di vaste zone, “corridoio del terrore”.
Giorni fa aveva reagito duramente all’annuncio di un piano per costituire una forza di 30mila unità, provenienti in parte dall’Ypg, sotto l’egida Onu per proteggere la frontiera nord della Siria, parlando di “armata del terrore”. Il segretario di Stato americano, Rex Tillerson, aveva risposto che “la totalità della situazione è stata mal riferita”, ammettendo di “dovere delle spiegazioni alla Turchia”.
Il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato Usa Rex Tillerson “hanno discusso della situazione in Siria, compresa la stabilità nel nord del Paese e i progressi nel processo di pace sotto l’egida dell’Onu che dovrebbe essere agevolato dal Congresso del dialogo nazionale siriano che si svolgerà a Sochi con una ampia lista di partecipanti”, lo ha fatto sapere il ministero degli Esteri russo riferendo di una conversazione telefonica tra i capi delle diplomazie di Usa e Russia.
Il ministero della Difesa russo ha intanto fornito una propria lettura dei fatti: “La reazione estremamente negativa di Ankara è stata provocata dall’annuncio di Washington della creazione di ‘forze di frontiera’ nelle aree confinanti con la Turchia e dalle altre iniziative americane contro la Siria come entità statale e a sostegno dei gruppi miliziani armati”.
Secondo Mosca, inoltre “le forniture non controllate da parte del Pentagono di armi moderne alle forze filoamericane nel nord della Siria, compresi, stando ai dati disponibili, sistemi missilistici portatili terra-aria, hanno accelerato l’aumento delle tensioni nella regione e hanno portato le truppe turche a lanciare un’operazione speciale”.
Il ministero russo inoltre annovera tra le principali cause dell’operazione turca, “le azioni provocatorie americane mirate a separare le aree a maggioranza curda”. “Tali azioni irresponsabili da parte degli Usa in Siria – ha continuatio Mosca – faranno deragliare il processo di pace e stanno intralciando i colloqui intra-siriani di Ginevra, ai quali anche i curdi hanno il diritto di partecipare”.
L’offensiva ad Afrin è la seconda condotta dalla Turchia nel nord della Siria dopo l’operazione

Scudo dell’Eufrate‘ lanciata nel 2016. Ankara ha per molto tempo criticato Washington per il sostegno ai miliziani curdi siriani nella battaglia contro l’Is nel Paese arabo.

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