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Sicilia, stipendi d'oro all'Ars: sì ai tetti ma scattano le indennità extra

La firma sull’accordo potrebbe arrivare oggi, dopo più di un mese di trattative serrate fra i sindacati dei dipendenti dell’Ars e l’ufficio di presidenza di Palazzo dei Normanni. Sì al ripristino del tetto a 240 mila euro per gli stipendi d’oro dei 180 dipendenti del Parlamento siciliano, ma considerarando extra le indennità di funzione per i turni di lavoro notturni e festivi. Un tetto “morbido”, insomma, che consentirebbe a una trentina di impiegati di avere dai 300 ai tremila euro lordi in più in busta paga ogni mese.
È questo l’accordo che il deputato questore Giorgio Assenza, incaricato di condurre la trattativa, sottoporrà oggi a mezzogiorno nell’ufficio di presidenza dell’Ars ai sette delegati sindacali che si presenteranno al tavolo. Un accordo che porterebbe anche a un nuovo mini-esodo: prima dell’entrata in vigore dei nuovi limiti stipendiali, chi già sfora i 240 mila euro mensili potrebbe scegliere di andare in pensione per mantenere un assegno di quiescenza quasi uguale allo stipendio.
A dicembre è scaduto il primo accordo datato 2014 che ha imposto il limite a 240 mila euro. Da gennaio sono tornate le buste paga stellari che in alcuni casi sforano 340 mila euro annui e in tantissimi i 200 mila euro. Dopo le polemiche per le parole del presidente dell’Assemblea Gianfranco Micciché (che aveva annunciato di voler cancellare il limite) e gli appelli dei vescovi e dei sacerdoti palermitani guidati da padre Cosimo Scordato, l’

Ars ha scelto di riproporre i tetti che comunque garantiscono assegni mensili a sei cifre.
Il limite è 240 mila euro per i consiglieri, 204 mila per gli stenografi, 193 mila per i segretari, 148 mila per i coadiutori, 133 mila per i tecnici e 122 mila 500 euro per gli assistenti. In arrivo ci sarebbe anche una nuova infornata di circa novanta dipendenti a tempo indeterminato.
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