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Scritte inneggianti alle Br sotto casa di Antonio Iosa a Milano: era stato gambizzato dai terroristi nell’80

La vittima denuncia: “Parole infami, cancellatele subito”. Due giorni fa volantini a Sesto. Oggi riprende a L’Aquila il processo a Nadia Lioce per le sue proteste contro il regime di 41 bis


 

Dal manifestino alla scritta. Questa volta col “fantasma” evocato nel simbolo e nella firma: la stella a cinque punte e la sigla Br-Pcc. Due giorni fa a Sesto San Giovanni erano apparsi volantini su un muro di viale Marelli, questa volta invece la mano che esprime solidarietà a Nadia Desdemona Lioce, leader dell’ultima versione delle Brigate Rosse ed ergastolana per gli omicidi di Massimo D’Antona, Marco Biagi ed Emanuele Petri, lo fa a 15 metri di distanza da chi il piombo brigatista lo ha subito sulla propria pelle: piazza Pompeo Castelli, dall’altra parte della strada abita Antonio Iosa, storica anima delle Associazione vittime del terrorismo, che nel 1980 venne messo in fila insieme ad altre tre persone all’interno del circolo Perini di Quarto Oggiaro. Ognuno di loro “gambizzato”, come si diceva all’epoca. Cioè azzoppato perché “nemico di classe”.”Questo dimostra – spiega Iosa – quanto sia difficile recidere la violenza e il terrorismo in Italia ed esistono ancora giovani fiancheggiatori che inneggiano alla radicalizzazione della violenza. Non penso che la scritta, fatta a pochi metri da casa mia, sia una provocazione nei miei riguardi di vittima delle Br. Chiedo al Comune di Milano di provedere a cancellare con urgenza l’infame scritta”.

Oggi a L’Aquila riprende l’ultimo processo a Lioce per le sue proteste contro il regime di 41 bis. La rete che la supporta e che aveva firmato il volantino del 20 settembre, riunisce centri sociali radicali del mianese e torinesi, padovani e svizzeri. E che sostiene altri brigatisti irriducibili (i complici di Lioce e Galesi, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma, e gli storici Cappello, Ravalli, Fosso) e anarchici come Marco Camenisch e Alfredo Cospito. Si sono dati appuntamento in tribunale e sotto al carcere del capoluogo abruzzese, come già per le precedenti udienze.

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