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Scomparsa a Brescia, l'amante confessa: "Ho ucciso Manuela e l'ho sepolta in una cascina"

Il corpo sepolto nel giardino. La 35enne era sparita a luglio. L’omicida è l’ex amante e collega di lavoro


n fondo al vialetto di ghiaia, oltre le distese di granturco bruciato e i canali regolati da chiuse vecchie duecento anni. Oltre il cortile della Cascina Bramano, coi trattori e i rastrelli abbandonati tra le finestre rotte. Ecco, dietro questo paesino di 600 anime addormentato nella pianura — dove domenica sera si commemorava il trentennale di un altro omicidio, quello della 21enne Antonella Carboni seviziata e uccisa dal moroso Fausto Spelta — Fabrizio Pasini era sicuro che non l’avrebbero mai trovata. Il corpo di Manuela Bailo, la 35enne scomparsa da Nave il 28 luglio, era venuto a gettarlo qui, dove si esercitava nel soft air col Jjf Team, lontano da tutti. E anche i carabinieri del Reparto operativo di Brescia, che a queste campagne erano arrivati seguendo le tracce delle celle telefoniche e delle telecamere dei paesi tra Brescia e Cremona, non ci sarebbero arrivati senza le ammissioni del sindacalista.

«È dentro una buca, sotto una lamiera»: le prime parole di verità del 48enne Pasini arrivano solo quando i carabinieri gli esibiscono il decreto di perquisizione e gli indizi che lo incastrano, davanti alla moglie e ai due figli con cui era tornato a Ospitaletto dalle vacanze in Sardegna. «Ma è caduta dalle scale, un incidente, non volevo ucciderla», abbozza il funzionario della Uil metalmeccanici, collega d’ufficio di Manuela che lavorava al Caf del sindacato bresciano e in quei corridoi si era innamorata di Pasini, lasciando per lui Matteo Sandri, l’ex con cui conviveva. Relazione chiacchierata, negata, taciuta a mamma Patrizia, che in quel Caf aveva lavorato e Pasini l’aveva conosciuto e ora è tormentata dal dolore e dalle domande nella villetta di Nave: «Qualcuno mi dica almeno perché», invoca a chi va a trovarla in queste ore.
Mancano anche il dove e il quando, anche se gli investigatori sono convinti che sia successo tutto sabato pomeriggio, in casa della madre di Pasini a Ospitaletto (setacciata ieri dai carabinieri della sezione Rilievi) dopo l’appuntamento di sabato pomeriggio. E che subito dopo sia cominciata la messinscena: i messaggi falsi, a Sandri, alla famiglia e al lavoro, fino a lunedì 30 luglio quando il cellulare era svanito (la Opel Corsa di Manuela, invece, era stata trovata a Brescia), e quella botta alle costole giustificata con una caduta. «Lo avevo visto giovedì 2 agosto — racconta Mario Bailo, segretario Uil e omonimo della vittima — ed era tranquillissimo, mi aveva parlato del viaggio in Sardegna». Da marito e papà modello anche se le vacanze, con ogni probabilità, erano state l’innesco dell’indicibile. «E stavo parlando con un assassino — prosegue — spero marcisca dentro».
Mancano anche il dove e il quando, anche se gli investigatori sono convinti che sia successo tutto sabato pomeriggio, in casa della madre di Pasini a Ospitaletto (setacciata ieri dai carabinieri della sezione Rilievi) dopo l’appuntamento di sabato pomeriggio. E che subito dopo sia cominciata la messinscena: i messaggi falsi, a Sandri, alla famiglia e al lavoro, fino a lunedì 30 luglio quando il cellulare era svanito (la Opel Corsa di Manuela, invece, era stata trovata a Brescia), e quella botta alle costole giustificata con una caduta. “Lo avevo visto giovedì 2 agosto — racconta Mario Bailo, segretario Uil e omonimo della vittima — ed era tranquillissimo, mi aveva parlato del viaggio in Sardegna”. Da marito e papà modello anche se le vacanze, con ogni probabilità, erano state l’innesco dell’indicibile. “E stavo parlando con un assassino — prosegue — spero marcisca dentro”.

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