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Santino Ferrretti : il quarto potere

santono ferrettiÈ stato definito il quarto potere, per la sua capacità di formare e influenzare le coscienze. La società evoluta, non più contadina, fonda alcune sue fondamentali ragioni nell’accesso alle informazioni, alcune delle quali sono da ricercare in specifici ambiti, altre invece, la maggior parte, ci vengono offerte in modo talora spregiudicato
L’informazione è di straordinaria importanza, foriera di conoscenze, strumento indispensabile per la formazione di un pensiero e per costruire riflessioni e confronti. Le informazioni viaggiano sui cosiddetti “mezzi di informazione”, classicamente inquadrabili nelle televisioni e nei giornali, che hanno profondamente contribuito alla strutturazione della società post guerra mondiale. Quando la società era ancora sostanzialmente contadina e si avviava alla modernizzazione, l’unico modo per collegarsi con il mondo, per spezzare le sacche di isolamento, era quello di fare affidamento sui mezzi di informazione che si manifestavano con la radio e con i giornali, per approdare infine, quasi ad esserne un mirabolante prodigio, nella televisione, capace non solo di fare arrivare la voce e la notizia, ma addirittura l’immagine. Con la televisione i vari personaggi entravano dentro casa, ne diventavano familiari, parte integrante della quotidianità; la televisione affermava la realtà. Anche una famosa canzone recitava: “lo ha detto pure la televisione che l’anno che verrà porterà una trasformazione”, a dimostrazione di come la trasformazione era il fenomeno sociale, ma la televisione ciò che la certificava, in quanto era lo strumento espressione della società. Eppure, in quella autorevolezza del mezzo, che proponeva senza nessuna possibilità di confronto, senza possibilità di contraddittorio, si celava il virus di un nuovo fascismo ideologico, capace di rappresentare una propria realtà, non necessariamente corrispondente all’unica realtà: quella vera. Il quarto potere ha assunto la forma di una dittatura mediatica, che non si pone più il problema di rappresentare e di aprire a nuovi orizzonti, ma di indirizzare. L’indirizzare di per se potrebbe non significare nulla, giacché potrebbe andare in direzioni auspicabili o in altre interessate, tuttavia è sul principio che bisogna riflettere, in quanto l’informazione non dovrebbe mai indirizzare ma fornire elementi oggettivi di valutazione e di comprensione, lasciando a ciascuno la libertà di crearsi un proprio indirizzo. Come tutti i fenomeni umani, anche l’informazione è sottoposta a fenomeni che iniziano e finiscono ed infatti, l’arrivo della rete e di nuove forme di collegamento tra individui, non solo ha ridotto la capacità comunicativa dei classici mezzi di informazione, ma addirittura li ha ridotti ad elementi inconsapevoli di vera comprensione, più di quanto potessero immaginare. Infatti oggi, il mezzo di informazione non viene più percepito come elemento di racconto e di spiegazione della realtà, ma come strumento per costruire una determinata realtà e quindi, piuttosto che essere assunto come elemento di informazione, viene considerato strumento per capire le posizioni altrui, in modo da poter costruire la propria. Le ultime vicende italiane, come il referendum costituzionale o la campagna mediatica contro la Giunta comunale di Roma, fino ad arrivare alle posizioni politiche a sostegno di determinate parti, sistematicamente uscite sconfitte, sono la dimostrazione di come i classici mezzi di informazione oltre ad aver perso autorevolezza, sono oramai relegati ad essere elementi portatori di interessi e non più capaci di destare attenzione. La rete, invece, con la sua capacità di interazione, riesce ad essere una migliore espressione della società, mai perfetta, ma talora in grado di mediare e quindi arrivare a conoscenze mediamente vere, più vicine perciò alla realtà. Da questa nuova dimensione dell’informazione, si sta affermando una nuova consapevolezza, che ha iniziato a manifestarsi nei vari campi e che avrà ancora molto da cambiare nella società.

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