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Santino Ferretti: Razzismo o solita ipocrisia?

santono ferretti

SANTINO FERRETTI PINETO

Le cronache di questi giorni sono piene di commenti e polemiche di persone che professano il loro essere di sinistra, senza peraltro spiegare cosa intendono per sinistra. Eppure costoro hanno avuto la possibilità di dimostrarlo, avendo avuto il governo del Paese e governano ancora molte Regioni, Province e Comuni. Una volta la Sinistra stava dalla parte dei lavoratori e dei contadini, quando effettivamente erano gli elementi deboli della società. Nel frattempo la società è notevolmente cambiata e sono nate nuove sacche di povertà, di isolamento, sono nate nuove forme di discriminazione ed anche di opportunità. Molte cose sono cambiate. Un tempo arrivare ad una laurea era cosa difficile, non tutti potevano permetterselo, ma raggiunto il traguardo, si aveva la possibilità di vivere una ottima vita sotto il profilo del ruolo sociale e delle soddisfazioni economiche. Oggi, invece, con tre lauree si rischia di fare il disoccupato a vita o di vivere con contratto precario con 600 euro al mese, senza nessuna possibilità di pensare ad una pensione. I cambiamenti sono stati talmente radicali, al punto che oggi, ad esempio, esistono tutte le norme necessarie per garantire adeguate e sicure condizioni di lavoro, i lavoratori pertanto, hanno solo il problema di averlo il lavoro. La sinistra, non è stata capace di comprendere i cambiamenti sociali, rimanendo attaccata ad un modello che non esiste più e quindi, necessariamente, costretta ad utilizzare slogan e luoghi comuni, che oramai non hanno più alcun senso. Per spiegare cosa è successo alla sinistra in Italia, possiamo prendere a riferimento una città che ne è stato spesso il simbolo: Bologna. Detta città, ha la via Emilia, che passa in mezzo all’abitato e chi la percorre ha la possibilità di conoscere la città da vicino, vivendone i pregi ed i difetti, sopportando il traffico e l’inquinamento, ma con la consapevolezza di conoscere e vivere la città. Tuttavia, Bologna ha anche la tangenziale, che gli passa all’esterno e quindi si può attraversare la città guardandola da lontano. Se immaginiamo Bologna come espressione della società, possiamo immaginare la sinistra come quelli che hanno preferito la tangenziale, che ti portano da un estremo all’altro della città, senza poterla conoscere direttamente, ma solo osservarla da lontano. Lo sguardo sulla società da elevata distanza, non permette di mettere a fuoco i veri problemi e quindi è facile passare da una parte all’altra della città senza rendersene conto. Infatti la sinistra è passata dal modello sociale fatto di operai e contadini a quello fatto da banche, finanza ed elite, senza rendersene conto, giacchè, percorrendo la tangenziale, si ha uno scorrimento veloce e non si incontrano i problemi reali, che nella metafora sono i semafori che ti impongono di fermarti a ragionare. Lungo la tangenziale ci si allontana sempre di più dalla città, dalla realtà, dalla società, finendo in un mondo non più espressione del reale, dove nascono idee confuse e astratte che portano modelli come la buona scuola, il jobsact o lo sbloccaitalia. Ma possono nascere fatti ancora più gravi come la riforma Berlinguer, che ha indebolito il sistema universitario italiano con il famoso tre più due, può nascere un meccanismo monetario, come quello dell’euro, in cui pochi cittadini italiani si riconoscono e una idea stessa di Europa che manifesta caratteri di esclusione sociale. Può capitare che arrivi qualcuno che può permettersi un elicottero e piuttosto che attraversare la città lungo la via Emilia o percorrere la tangenziale, osservi la città dall’alto, magari per osservarne i fenomeni e sfruttarli in modo strumentale per farne consenso. Può capitare che detto fortunato, che può permettersi una macchina volante, abbia il nome di Berlusconi ed è capitato che la sinistra, percorrendo la tangenziale, abbia smesso di guardare per sempre la città, sia pure da lontano, per focalizzare lo sguardo sull’elicottero che volteggiava sopra di essa. Tale fenomeno di distacco totale tra la società e la sinistra è passato con il nome di antiberlusconismo, che come effetto finale ha avuto proprio l’alleanza con Berlusconi, facendo assumere alla società, un ruolo marginale a cui imporre le proprie scelte, come è capitato con l’ultimo referendum costituzionale. Oggi, la sinistra, collocata all’opposizione dal suo stesso popolo, abituata a percorrere le strade a scorrimento veloce come le tangenziali, piuttosto che le strade cittadine, continua con il solito metodo, tant’è che parla di proteste di piazza contro Salvini. Alcune settimane fa, il Movimento 5 Stelle, nella logica di dare responsabilmente un Governo al Paese, ha dato una grande lezione alla sinistra, infatti ha detto chiaramente che mai avrebbe realizzato un’alleanza con Berlusconi, per motivi ovvi che è inutile elencare in questa sede. Successivamente, ha proposto alla sinistra di mettersi a tavolino per scrivere un contratto di governo. Questa apertura sottintende un fatto estremamente importante e cioè che il Movimento 5 Stelle ha posto su piani diversi Berlusconi e la sinistra, avendo rinunciato a qualsiasi confronto con il primo e aprendo al ragionamento con i secondi. Questo tentativo è miseramente fallito per causa di chi oggi si pone a difesa di taluni valori, che hanno dimostrato di non prendere minimamente in considerazione nella realtà dei fatti. Quando ciò è successo, aprendo la strada ad un Governo con la Lega, non ho sentito e visto nessuno della sinistra che volesse scendere in piazza o che manifestasse la sua indignazione. Anzi, quelli che si definiscono di sinistra, ma non del PD, sono rimasti al governo con il PD in ogni dove, Provincia, Comune o Regione, a dimostrazione di come oramai, siano facilmente riconoscibili. Tuttavia, risulta interessante le polemiche di questi giorni sui flussi migratori o sul censimento dei Rom. Ora facciamo alcune riflessioni. Essere razzisti significa mettere su piani diversi le razze. Si è razzisti sia se si pensa che una razza sia superiore sia se si pensa che sia inferiore. Se una persona dicesse che un senegalese o un cinese, sono di razze superiori, ciò non verrebbe percepito come razzista, mentre se uno dicesse che sono di razze inferiori, immediatamente sarebbe tacciato di razzismo. Questo è il risultato di una visione limitata e carente, di una mancanza di cultura che la società non è più in grado di offrire ai propri cittadini. Inoltre vi è differenza tra razzismo e accoglienza. Potrei essere razzista, nel senso di pensare che la mia razza sia superiore o inferiore ad un’altra, ma allo stesso tempo disposto ad accogliere queste diverse razze. Vi sono poi dei limiti oggettivi, nel senso che potrei avere una casa dove poter ospitare 4 persone di diversa razza e quando mi venisse proposto di accoglierne 40, sarei costretto a dover dire di no, senza poter essere per nulla accusato di poca accoglienza. Si può poi essere non razzisti, ma riconoscere le difficoltà generate da flussi migratori non gestiti efficacemente. Similmente, censire significa poco, tutti noi siamo censiti, il Comune ha tutte le nostre informazioni e se non paghiamo una tassa comunale, subito ci arriva la richiesta di pagamento con le dovute penali. Dunque essere censiti, significa essere soggetti tutti ad una stessa regola. Essere schedati, invece, è altra cosa. Come si capisce, i temi del razzismo e dell’accoglienza, sono estremamente interessanti, lo sono per fare crescere una cultura che porti a guardare le persone indipendentemente dalla razza o dal colore della pelle, per un corretto confronto, per dare vita a sagge politiche di accoglienza e di integrazione, nel rispetto di tutti e con delle regole di buon senso, per gestire i flussi migratori e per garantire agli immigrati delle condizioni dignitose di vita. Invece, ancora una volta, si sfugge dal vero confronto, si esamina il tutto dalla tangenziale, ancora una volta la sinistra preferisce la via a scorrimento veloce, che ieri era antiberlusconismo e oggi è antisalvinismo, senza nessuna capacità di esaminare in maniera critica e com
pleta la vicenda. Ancora una volta si cerca di agire sulla psicologia, con scenari che evocano il fascismo, il razzismo, il disfacimento della società democratica, senza rendersi conto, che dalla tangenziale, ciò che si osserva è profondamente diverso da ciò che appare nella realtà. Tra l’altro, si ignora un fatto essenziale, infatti se la città viene osservata dalla tangenziale, anche la città ha iniziato ad osservare la tangenziale e dunque, la sinistra, oramai è stata vista su quella strada a scorrimento veloce, distante dalla realtà e non più percepita come credibile. Dunque, la critiche di questi giorni, finiscono per assumere la forma di una disperazione, quella conseguente all’astinenza dal potere, piuttosto che fornire elementi seri di riflessione e confronto.

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