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Santino Ferretti: Alternanza scuola-lavoro.

santono ferretti

SANTINO FERRETTI PINETO


Alternanza scuola-lavoro, una pessima idea Una delle cose più inutili, che indebolisce la scuola pubblica, è quella cosa introdotta principalmente dal solito centro sinistra e che viene chiamata alternanza scuola-lavoro. Infatti l’idea che si lascia passare è che la scuola sia il preambolo del lavoro e non il luogo della crescita umana e culturale. Il modo migliore per formare è quello del ragionamento in astratto, non impostato allo specifico, ma lasciato nel principio che assume validità universale. Tale metodo ha formato intere generazioni, che non sono stati espressione di un sapere specifico, ma capaci di dare soluzioni alle più svariate problematiche, giacché la scuola non deve insegnare il pensiero ma a pensare. Con l’alternanza scuola lavoro si afferma un modello diverso, in cui la scuola rinuncia alla formazione di un pensiero universale, per renderlo utile ai fini dell’inserimento nel mondo del lavoro e quindi si portano gli studenti dentro i luoghi di lavoro, per capirne le logiche. Dunque, gli studenti delle scuole superiori, non vengono mandati nelle università, nei centri di eccellenza, nei centri di ricerca, per poter comprendere ancora di più il senso della formazione e dello studio, ma inviati a fare i lavoratori. In sostanza si forma attraverso il lavoro e non si accetta più l’idea che la formazione sia strumento per qualificare il lavoro, al contrario, il lavoro qualifica lo studio. Vi è poi un ulteriore aspetto. Infatti finite le scuole medie, generalmente i ragazzi hanno le idee chiare, non chiarissime, nel senso che vi sono quelli che hanno deciso di proseguire gli studi e che magari non sanno ancora se vogliono fare gli avvocati o semplicemente i ragionieri, tuttavia hanno maturato l’idea di voler proseguire con gli studi. Al contrario, vi sono quelli che non sanno ancora se da grandi saranno muratori o ebanisti, ma di sicuro hanno deciso che non vogliono proseguire con gli studi. Invece, finite le medie, l’obbligo scolastico è stato esteso per ulteriori due anni. Pertanto, ragazzi che non vogliono andare a scuola, vengono obbligati ad andarci e spesso sono una cospicua parte di ragazzi che vengono introdotti nelle prime e seconde classi delle superiori. Immaginate cosa possa significare avere classi con la maggior parte dei ragazzi che non avevano nessuna intenzione di andare a scuola, i quali, quasi sempre optano per istituti professionali. I docenti di quelle classi, ovviamente, hanno il sistema nervoso molto provato e la qualità dell’istruzione, ovviamente, va a farsi benedire. Tuttavia, tali ragazzi, frequentando la scuola dell’obbligo, quasi sempre vengono portati fino al terzo anno, intanto crescono e maturano l’idea che andando a passare il tempo sono arrivati al terzo e quindi, specializzandosi nel non fare niente, possono arrivare a prendere il diploma. Questo fatto produce due anomalie, l’una già delineata, con uno svuotamento del valore dell’istruzione, l’altro connesso al mondo del lavoro, che registra una perdita di maestranze, giacché ai ragazzi, con l’obbligo scolastico allungato, viene impedito di fare ciò che si faceva un tempo e cioè imparare un mestiere. Invece, finita la scuole media, semmai riformata, in quanto allo stato attuale è l’unico segmento scolastico con poco senso, ai ragazzi va data la possibilità di scegliere se proseguire con gli studi o entrare nel mondo del lavoro. Nel caso di iscrizione alla scuola superiore, è giusto seguire i percorsi di studi impostati sulla formazione e non sul lavoro, con il quale contatti, al fine di rafforzare la convinzione nello studio, possono e devono esserci. Chi invece decide di entrare nel mondo del lavoro, appare normale che debba seguire un percorso di alternanza scuola lavoro. Infatti questi ultimi, una volta entrati nel mondo del lavoro, ne escono all’età della pensione e quindi è corretto pensare ad un periodo, ad esempio di due anni, in cui seguono un’alternanza. In detto periodo, tali ragazzi è giusto che vengano formati rispetto ai temi sulla sicurezza sui luoghi di lavoro o su elementi di diritto civile, in quanto molti di loro potrebbero diventare artigiani, imprenditori, ecc. Appare pure corretto, in una logica di alternanza, farli vivere in diversi ambienti di lavoro, nelle aziende, nei cantieri, nei magazzini e in tutti i possibili luoghi di lavoro, in modo che possano anche meglio capire quali siano le proprie ambizioni. In questo caso, l’alternanza scuola lavoro avrebbe un vero senso, capace di orientare i ragazzi, di formarli e di portarli all’età di 16 anni, in modo che possano entrare a tutti gli effetti nel mondo del lavoro. Le cose sembrerebbero facili, ma forse è vero, che nella semplicità, si esprime il massimo della genialità e di geni, ultimamente, se ne sono visti pochi.

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