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Sanità Lazio, Zingaretti sull'inferno liste: "Stiamo riducendo i tempi"

l governatore: “Sei prestazioni su dieci erogate entro i limiti”. Ma rimane il divario tra le varie Asl

 Mentre stiamo scrivendo 23 persone attendono che arrivi il loro turno al pronto soccorso del Bambin Gesù, 25 al Policlinico Casilino, 18 al Sant’Eugenio, 12 al Sant’Andrea. Il dato, fotografato dalla Regione Lazio, racconta in tempo reale la grande incognita dell’attesa che – sotto modi e forme differenti – coinvolge tre milioni di cittadini romani.
Come denunciato ieri da Repubblica, la capitale deve ancora colmare il suo ritardo e questo nonostante l’impegno dell’attuale giunta Zingaretti che, dopo aver fatto uscire il Lazio dal commissariamento sanitario, ha previsto una serie di riforme proprio per abbattere i tempi di attesa.
Ed è proprio la Regione che offre un parametro utile a misurare l’efficienza delle diverse Asl cittadine. Andando a prendere ad esempio la Tac del capo, solo la Asl Roma D con 28 giorni di attesa rientra nei tempi previsti. Per fare lo stesso esame nella A ci vogliono 69 giorni, che diventano 187 nella F e addirittura 288 nella B. Passando ad un’ecografia dell’addome inferiore, la Asl Roma G ci mette 128 giorni, mentre la B e la F richiedono oltre 300 giorni.
Da qui la necessità della riforma, essenziale per imbrigliare l’attività delle Asl, approvata dalla Regione Lazio nell’aprile scorso attraverso il piano regionale 2017- 2018, che prevede l’adozione di nuove regole nel breve periodo, oltre a un investimento di 10 milioni di euro.
Un piano che – come ribadito dal presidente Nicola Zingaretti – ha già garantito risultati importanti. “Nel Lazio – ha sottolineato – il dato complessivo sulle prestazioni erogate dentro i tempi massimi è passato dal 50,1% del 2015 al 64,67% del periodo gennaio/ giugno 2017. C’è ancora molto da fare, ma i dati migliorano”.
Seguendo le indicazioni del piano, la prima attività delle Asl è stata quella di recall: sono state infatti richiamate circa 100mila persone per fissare nuovamente la data dell’esame entro i 10 giorni. Il dato significativo, in questo caso, è che meno del 20% dei pazienti raggiunti ha accettato di anticipare il proprio esame. La strada è indicata, ma il percorso è lungo, complice l’enorme domanda di prestazioni sanitarie che viene da una città come Roma. Al 15 dicembre 2016 erano 66.000 le persone in lista d’attesa per un’ecografia, con tempi medi di 95 giorni per la quasi totalità degli esami, ma superiori a 180 giorni per il 21%. Per dare l’idea della portata del fenomeno, ogni settimana una Asl come la A lavora 1.500 prenotazioni di esami ecografici, mantenendo in stand-by 17mila prenotazioni; e 1.000 vengono processate dalla Roma B.
Osservando

i numeri senza l’impaccio delle strumentalizzazioni politiche, il problema è quello di un mercato dove, complice l’invecchiamento della popolazione, domanda e offerta appaiono drammaticamente sbilanciate. Se questo è vero, un sistema come quello laziale, ridotto all’osso dopo anni di sprechi e ruberie e faticosamente riformato, quanto è in grado di sostenere il bisogno crescente di prestazioni sanitarie che viene dalla più grande città italiana?

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