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Salvini dice no alla ‘maggioranza Ursula’

AGI – Niente ‘maggioranza Ursula’ o ‘governo dei migliori’, formula che Berlusconi ha rilanciato in diverse circostanze. “Se FI dicesse sì ad un governo istituzionale salterebbe il centrodestra”, spiega un ‘big’ della Lega. Il centrodestra attende di capire come evolverà la discussione nella maggioranza ma intanto Fdi e Lega rimarcano la via delle elezioni. Prima che la coalizione andasse al Quirinale, Salvini aveva in qualche modo aperto ad un cambio di direzione, manifestando l’intenzione di voler parlare con tutti, qualora l’opzione ‘Conte ter’ fosse saltata. Ma si è trattato di una manovra tattica, soprattutto per tenere unito il fronte, considerando che ‘Cambiamo con Toti’ e il partito azzurro ancora insistono sulla necessità di puntare ad un ‘piano B’.

Per l’ex ministro dell’Interno all’orizzonte ci sono solo le elezioni anticipate. Lo ha fatto capire nell’ultima riunione della segreteria politica del partito che si è tenuta alcuni giorni fa. Al numero due ‘lumbard’ e all’ex ministro Bongiorno che avrebbero rilanciato la necessità di considerare altre strade, non solo quella delle urne, il ‘Capitano’ avrebbe detto di non essere d’accordo. Quando eravamo al governo con il Movimento 5 stelle in tanti – il suo ragionamento – mi hanno invitato a rompere e ora c’è chi vuole ritornare ad un governo con tutti dentro? Per me non se ne parla. 

Una porta chiusa, quindi, ad ipotesi di governi istituzionali o di larghe intese. “Si può votare anche a Pasqua”, afferma Salvini. “Le elezioni sono piu’ vicine di quanto non si voglia dire. Lo stesso Presidente Mattarella nei colloqui con noi mi pare che non abbia escluso questa ipotesi”, afferma Meloni che si dice convinta che Berlusconi non assicurerà alcun appoggio esterno.

La direzione di Lega e Fdi resta la stessa. Con un obiettivo ben preciso. Mettere in difficoltà la maggioranza anche se Renzi dovesse rientrare. Il convincimento tra diversi ‘big’ leghisti è che il senatore di Rignano alla fine possa mettersi d’accordo con i rosso-gialli, per un ‘Conte ter’ o per un altro premier e la stessa maggioranza. Ma si punterà su azioni di disturbo. Sia al Senato dove i numeri sono decisivi e i pentastellati divisi tra il ‘mai con Renzi’ e il ‘sì se c’è Conte’. Un senatore M5s è sull’uscio della porta, riferisce una fonte che sta lavorando al dossier. Ma il lavoro è in fase più avanzata a Montecitorio.

Nelle prossime ore, secondo quanto si apprende, dovrebbe formarsi una componente del gruppo misto, con la fuoriuscita di alcuni pentastellati. Una componente che guarderebbe al centrodestra destinata a federarsi con ‘Noi per l’Italia’ di Lupi che ha già con sé undici deputati. Il passaggio successivo – anche con altri due deputati che dovrebbero aderire la prossima settimana – sarebbe la costituzione di un vero e proprio gruppo parlamentare che servirebbe anche per contrastare la formazione di Tabacci, soprattutto in chiave numeri nelle Commissioni, dove Italia viva è determinante. Si tratterebbe di una formazione di centro con un progetto più ampio che servirà poi ad unire le forze con il Senato dove ci sono l’Udc e i tre senatori di ‘Cambiamo con Toti’. Il tentativo resta quello della spallata, una pressione sui numeri, anche per convincere il Capo dello Stato che il ‘Conte ter’ – qualora nascesse – non avrebbe comunque alcuna possibilità di andare avanti.

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