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Russiagate, Manafort si costituisce all'Fbi. Trump: "Sono fatti vecchi di anni

Russiagate, Manafort si costituisce all'Fbi. Trump: "Sono fatti vecchi di anni"Paul Manafort (ansa)
L’ex manager della campagna di Trump e l’uomo d’affari Rick Gates avevavo ricevuto la richiesta di consegnarsi all’agenzia federale. Davanti al giudice federale si sono dichiarati non colpevoli. Dodici i capi d’accusa: c’è anche la cospirazione, ma Manafort si dichiara “non colpevole”. Per il presidente Usa tra la sua “campagna e la Russia nessuna cooperazione”
PAUL Manafort, l’ex manager della campagna del presidente Donald Trump, e Rick Gates, uomo d’affari legato al tycoon, si sono consegnati all’Fbi. In totale sono dodici i reati contestati nell’ambito dell’inchiesta Russiagate, anche se i capi d’accusa si riferiscono principalmente a riciclaggio e frode fiscale. Secondo i media, Manafort rischia fino a 80 anni di prigione, mentre Gates 70. Entrambi si sono dichiarati non colpevoli, ma per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari con cauzioni da milioni di dollari: 10 milioni per Manafort e 5 per Gates.
Immediato l’intervento del Presidente su Twitter per ribadire che tra la sua campagna e i russi non c’è stata alcuna cooperazione: “Mi dispiace, ma i fatti per cui è accusato Manafort risalgono a prima che entrasse nella mia campagna elettorale. Con Mosca nessuna collusione”. Ma i tempi non coincidono: i fatti per cui l’ex collaboratore di Trump è incriminato sono compresi in un arco di tempo che va dal 2006 al 2017.
Secondo il New York Times nel 2016 Manafort avrebbe partecipato a un incontro con alcuni personaggi legati a Mosca, che promettevano rivelazioni compromettenti sulla candidata democratica Hillary Clinton. A fine luglio poi gli agenti dell’Fbi avevano effettuato una perquisizione a sorpresa nella sua abitazione, portando via decine di faldoni e documenti.
Sulla tempistica è intervenuto anche l’avvocato del Presidente Jay Sekulow: “Non siamo preoccupati, sono tutti episodi che non riguardano la campagna”. E ha poi specificato che Trump “non interferirà con l’indagine”, anzi “collaborerà con Mueller”. Proprio sulle sorti del procuratore speciale si è già espressa la Casa Bianca: “Trump non licenzierà Mueller”.
· L’ACCUSA DI RICICLICAGGIO
Per l’accusa Manafort avrebbe “riciclato oltre 18 milioni di dollari” che avrebbe usato “per comprare beni, proprietà e servizi negli Stati Uniti”. Si tratta di entrate che Manafort ha tenuto nascoste al Tesoro e al Dipartimento di Giustizia Usa. Il suo socio in affari, Rick Gates, avrebbe trasferito oltre 3 milioni di dollari da altri conti offshore. Lo si legge nell’atto di rinvio a giudizio approvato da un Gran Giurì su richiesta del procuratore speciale Robert Mueller. In totale “oltre 75 milioni di dollari sono passati sui conti offshore” di Paul Manafort.
Lo stratega repubblicano era diventato responsabile della campagna elettorale di Trump a marzo, ma pochi mesi più tardi era stato costretto a·dimettersi. Secondo alcune indiscrezioni aveva ricevuto 12 milioni di euro da Viktor Yanukovich, l’ex presidente ucraino, per il quale aveva lavorato come consigliere politico.
·  EX COLLABORATORE CONFESSA
Nell’inchiesta c’è anche un terzo incriminato, George Papadopolous, ex collaboratore volontario della campagna di Trump, che a sorpresa ha confessato e si è dichiarato colpevole di aver mentito all’Fbi nell’ambito delle indagini sul Russiagate condotte dal procuratore speciale Robert Mueller.
A renderlo noto è stato l’ufficio del procuratore Robert Mueller, secondo il quale Papadopolous ha testimoniato il falso “sui tempi, l’estensione e la natura dei suoi rapporti e della sua interazione con certi stranieri che aveva capito avere strette connessioni con alti dirigenti del governo russo”.
In una email del marzo 2016, Papadopoulos propose di organizzare un incontro tra dirigenti russi e dirigenti della campagna di Trump, con oggetto “Incontro con la leadership russa, incluso Putin”. Secondo un suo portavoce, la proposta fu però respinta dallo stesso Manafort.

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