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Roma, vendevano informazioni sulle indagini: arrestati 6 agenti e una dipendente della Procura

Della rete faceva parte anche un pregiudicato. Tra le accuse ci sono la corruzione, l’accesso abusivo ai sistemi informatici e la rivelazione di segreti d’ufficio. La donna era stata candidata alle ultime elezioni con ‘Noi con Salvini’

ROMA – Lui, un uomo legato al clan. Loro, poliziotti che gli fornivano indicazioni sui processi nei quali era coivolto. I carabinieri del nucleo investigativo di Roma e gli agenti della Squadra mobile hanno eseguito all’alba un’operazione che ha portato in manette sei agenti di polizia, l’impreditore pregiudicato Carlo D’Aguano e  una dipendente della procura di Roma: sono accusati a vario titolo di corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione di segreti di ufficio. Un settimo poliziotto è stato raggiunto da una misura interdittiva.
Al centro dell’inchiesta, coordinata dai procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino e dal sostituto Nadia Plastina, l’imprenditore Carlo D’Aguano, da tempo attenzionato dalla Direzione distrettuale antimafia per una serie di attività legate alle sale giochi e presunti contatti con la camorra. Le altre sette persone, a cominciare da Amadio e il compagno, poliziotti addetto al servizio scorte, sono tutte accusate di aver fornito a D’Aguano una serie di utilità e informazioni sulle inchieste in cui era coinvolto in cambio di denaro e favori: in manette sono finiti oltre alla coppia, tre poliziotti del reparto volanti e due del Commissariato Fidene.

Tra gli arrestati c’è anche il poliziotto eroe Francesco Macaluso del reparto volanti. Macaluso è l’agente che martedì 17 aprile scorso riuscì ad afferrare per le gambe un giovane di 28 anni che tentava il suicidio dall’ultimo piano di un palazzo in via Lorenzo il Magnifico, a due passi da piazza Bologna. Per quel gesto Macaluso venne ricevuto anche dal capo della polizia, Gabrielli.
E’  stata candidata alle ultime elezioni amministrative del 2016 a Roma, nelle fila di ‘Noi con Salvini’, Simona Amadio, la funzionaria della procura finita in carcere.
In servizio nella segreteria di uno dei procuratori aggiunti, Amadio era compagna di Angelo Nalci (addetto all’ufficio scorte della Questura) anch’egli finito in carcere. Nell’ordinanza del gip Cinzia Parasporo viene citato un dialogo tra i due, in cui lei “ripercorre una conversazione avuta con D’Aguano che aveva necessità di qualcuno che gli potesse fornire informazioni circa l’esistenza di procedimenti penali sul suo conto”. Amadio dice: “Io Carlo me lo voglio tenere, allora tu devi pensare amore, che come tutti ‘gli impiccioni’ lui ha amici poliziotti… la talpa in Procura…lui (D’Aguano ndr)…la prima cosa che mi ha chiesto è: ‘mi posso fidare?’…a lui gli serve un appoggio in Procura, cioè qualcuno che va ad aprire a va a vedere”.
Figura centrale dell’inchiesta, la cancelliera, grazie al suo ruolo, aveva accesso alle informazioni su tutti i fascicoli di indagine. Tanto che, nel marzo scorso, intercettata dai carabinieri , dice al fidanzato: “Ma sta gente che pensa…che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla Procura, prima di Milano e poi quella di Roma… Cioe’ se io voglio arrivo dappertutto… e a me nessuno mi dice di no. Il collega che mi ha fatto il favore di fare i tabulati – ricorda la Amadio facendo riferimento a un vecchio episodio -, lo sa che io mi faccio tagliare la gola ma i tabulati non escono fuori… a me nessuno mi dice di no… ma non perche’ sono un Padre eterno…perche’ in questi anni, forse, tra le tante sventure che mi sono capitate nella vita ho dato qualcosa a chi mi stava di fronte…quindi come si muovono, si muovono male”

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