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Roma, Raggi: non c’è emergenza sete Ma dà l’ok al Tevere potabile

Ieri la prima cittadina ha sentito il bisogno di specificare che, dopo la crisi e le polemiche della scorsa estate, questa volta “Roma non resterà a secco e nessuno sarà privato del bene più prezioso”


Nessun dietrofront, neppure davanti alle centinaia di carcasse di pesci morti sversate nelle ultime ore dal Tevere nel canale di Fiumicino. Sul depuratore che Acea sta realizzando a Grottarossa per rendere potabili il ” Biondo” si tira dritto. Nessuno si sbilancia sul progetto — 12,2 milioni di euro per far sgorgare dai rubinetti di almeno 400 mila romani 500 litri al secondo di acque fluviali — portato avanti sotto traccia dalla multiutility partecipata al 51 per cento dal Campidoglio. Men che meno la sindaca Virginia Raggi.
Ieri la prima cittadina ha sentito il bisogno di specificare che, dopo la crisi e le polemiche della scorsa estate, questa volta «Roma non resterà a secco e nessuno sarà privato del bene più prezioso». Un risultato che, secondo la prima cittadina grillina, è stato raggiunto grazie alle « tantissime azioni per evitare il razionamento dell’acqua. Acea ha recuperato 2.300 litri al secondo di acqua potabile al giorno grazie ai 9.000 interventi di riparazioni perdite effettuati solo negli ultimi 12 mesi». Nemmeno una parola sul potabilizzatore.
Questione di coerenza: il Comune ha dato il suo assenso all’idea di far bere il Tevere ai suoi residenti da un bel pezzo e, anche volendo, innestare la retromarcia ora sarebbe difficile. Il primo via libera al progetto, rimasto top secret per mesi, è datato 20 dicembre 2017 ed è firmato dalla consigliera 5S Gemma Guerrini, vice presidente vicario della Città metropolitana di Roma Capitale. Quel giorno, nel corso della conferenza dei sindaci e dei presidenti dell’Ato 2, l’eletta pentastellata con delega firmata da Virginia Raggi ha ascoltato e poi vidimato la proposta di Sandro Cecili. Ecco, come da verbale, le parole del presidente di Acea Ato 2 dopo lo stop alle captazioni dal lago di Bracciano: « Noi non possiamo stare senza una riserva. È stato preso l’impianto di Grottarossa per cui Acea ha una concessione di 500 litri al secondo dal Tevere e deve essere, con un intervento da 10 milioni, convertito da acqua non potabile ad acqua potabile » . Da Guerrini, emanazione della sindaca, nemmeno una piega davanti alla notizia: «Grazie presidente».
Il resto, dalla dichiarazione di pubblica utilità dell’opera all’iter- lampo della conferenza dei servizi, è cronaca. Per avere il via libera, con il parere favorevole di tutti gli enti interessati dall’intervento, alla partecipata allora presieduta da Luca Lanzalone ( poi arrestato nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio della Roma) sono bastati 121 giorni. Quattro mesi per mettere miracolosamente d’accordo tutti, dai tecnici del Comune a quelli della Regione, dall’Asl Roma 2 all’Autorità di Bacino. Uno sforzo straordinario, visto che sul lago di Bracciano, alla vigilia dell’udienza sullo stop alle captazioni in programma per mercoledì al Tribunale superiore delle Acque, continuano invece a volare stracci tra il Campidoglio e la Pisana.

Da una parte c’è la versione di Virginia Raggi: « La velocità di abbassamento del periodo estivo del lago si è dimezzata. Non si effettuano più captazioni da Bracciano, che resta solo un bacino di riserva, come in origine doveva essere, da cui prelevare in emergenza » . Poi c’è la replica di Enzo Foschi, vicesegretario regionale del Pd: « Raggi? Rivendica il buono stato dello specchio d’acqua quando neanche pochi mesi fa ha citato in giudizio al Tribunale delle Acque la Regione e il presidente Zingaretti perché il Campidoglio voleva continuare le captazioni». Sullo sfondo, nel silenzio della politica, Acea nel frattempo continua a lavorare per rendere potabile il Tevere. Questione di mesi. Sei per l’esattezza.

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