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Roma, piove ogni giorno ma nessuno libera i tombini intasati

“Se è di adesso? Per carità. Questa c’è sempre, ogni volta che piove. E ci vogliono tre o quattro giorni prima che si ritiri ” . Le signore dell’alimentari in via Cerbara, angolo via Annunziatella, quartiere Ardeatino, guardano la maxi pozzanghera dall’altra parte della strada. L’acqua è arrivata a livello marciapiedi ed occupa almeno tre posti auto. Da quella parte attraversare è impossibile.
È il regalo dell’ultimo acquazzone di mercoledì sera, ma siccome piove da 10 giorni quella gigantesca pozza fa ormai parte del paesaggio, quasi un elemento di arredo. “I tombini e le caditoie sono otturati ” , raccontano le signore dell’alimentari. ” Una volta siamo anche andati con le scope a rimuovere foglie e porcheria, ma è durato poco ” , aggiunge il gestore del bar accanto.
Certo, perché tombini e caditoie chiusi da fango, arbusti e foglie sono l’ultimo effetto di una città abbandonata, dove la pratica della manutenzione non è più di casa. Niente potature, niente spazzamento, niente lavaggio strade. Così, quando arriva il maltempo, quando il vento si accanisce con le chiome degli alberi e la terra si solleva in tanti mulinelli, allora qualsiasi pertugio è buono per essere colmato da erba e terriccio, con le strade che si trasformano in pericolosi torrenti. E ormai non è un evento straordinario. Il meteo ci avvisa che i temporali pomeridiani sono diventati routine e continueranno ad esserlo anche nei prossimi giorni. Perciò l’intervento e la programmazione sono possibili.
Eppure. Tutto il quartiere Ardeatino, ricco di alberature, soffre della stessa patologia e qua e là come, per esempio, in via Meropia, spuntano gli accumuli d’acqua che le caditoie non riescono a smaltire. Avanti così per l’Ardeatina, fino alle Mura Aureliane recintate che ci ricordano un altro tipo di degrado, quello dei tesori archeologici che vanno alla malora, e a San Giovanni, che accusa la stessa malattia. Anche l’aristocratica via Corfinio è piena di fronde secche accatastate e siepi lungo le mura dei palazzi, in via Sannio i tombini sono affossati, le caditoie chiuse.
Avanti fino a piazzale Labicano. Appena passate le Mura, in questo tratto particolarmente attaccate dall’infestante ailanto, ecco le pozzanghere e la caditoie ostruite da terriccio e cespugli molto sviluppati. Caditoie ostruite con vista su Porta Maggiore e la romana Tomba del Fornaio. Ma che importa, tanto quella zona ormai è considerata un semplice svincolo stradale.
Via Casilina in questo caso deve ritenersi fortunata: non ci sono le alberature lungo la strada, dunque niente foglie che ostruiscono le caditoie. In via Prenestina, invece, gli aghi di pino trascinati dall’acqua e dal vento fanno da tampone al naturale deflusso della pioggia.
In via di Portonaccio, prima del ponte della ferrovia, c’è ancora una grande pozzanghera corredata da tombino ostruito.
Ma l’apoteosi dell’abbandono è in via Tiburtina, davanti al Verano. Qui un fitto impasto di terra e aghi di pino copre tutte le caditoie lungo la corsia preferenziale, lato destro direzione centro. Sulla terra che ostruisce le caditoie sono cresciuti arbusti di notevoli dimensioni, segno rivelatore di un abbandono prolungato nel tempo. Ma non c’è solo il cordone di terra e aghi. Alternate ai pini sopravvissuti, ecco le cataste di quelli crollati o abbattuti per motivi di sicurezza, un coacervo di ceppaie, fronde, rami, rifiuti di vario tipo tenuti insieme da una malmessa recinzione arancione.
La buona notizia arriva da Villa Paganini. L’assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari annuncia che entro il 31 agosto saranno completati pulizia e sfalcio, insieme all’abbattimento dei pini pericolanti.

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