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Roma, non riapre il cinema in viale delle Provincie: “Lo userà la chiesa”

Manlio Asta, il parroco arrivato da nemmeno quattro settimane a Sant’Ippolito, alla fine della Messa domenicale l’ha annunciato a chiare lettere: il Cinema delle Provincie d’Essai chiude. Chiude il “Pidocchietto”, così lo chiamano nel quartiere, si apre il cielo. Il popolo – migliaia di cittadini – insorge: c’è chi lancia una petizione su change.org, indirizzata a papa Bergoglio, Virginia Raggi e Giuseppe Conte. Chi propone un crowdfunding. Chi organizza un incontro, previsto per lunedì 8 ottobre alle 18.30, con “l’attore, regista e sceneggiatore Massimiliano Bruno insieme ad una delegazione di attori, lavoratori di cinema e spettacolo e ai cittadini del quartiere di Piazza Bologna” per difendere questo “patrimonio culturale della città”.

Lui, don Manlio, va dritto per la sua strada: “D’altra parte non sono mica un manager”, sostiene. “E dunque non posso perdere il mio tempo dietro ai conti o a far in modo che il cinema vada in attivo. L’ho trovato in passivo, con fatture non pagate per 30mila euro: non possiamo certo colmare quel deficit con l’obolo delle vedove”, continua. “E poi lo spazio non c’è: se vogliamo organizzare un convegno o far vedere un film dopo la lezione di catechismo non possiamo farlo. La mancanza di spazio unita al deficit economico mi hanno fatto scegliere”.

La sala – che conta 299 posti – è chiusa da maggio: lavori di adeguamento alla normativa antincendio avevano costretto alla chiusura. “Quando sono arrivato il cinema era ancora chiuso” , sì, ma per la pausa estiva. “Questo però significa che non l’ho chiuso io: ho semplicemente reso permanente una situazione che c’era già”. Il parroco durante la Messa ha anche annunciato che verrà utilizzato per attività della parrocchia che promuovano il messaggio cristiano. E che il primo appuntamento sarà sabato prossimo lo spettacolo del comico Marco Zadra: “Sicuramente cristianissimo”, ironizzano sui social. Spettacoli e convegni, e anche incontri “organizzati dal responsabile diocesano della pastorale universitaria”, tutto fa pensare a un gestione manageriale: “Eppure l’ho detto: non voglio fare il manager: questa parrocchia soffre di assenza di spazi” sottolinea don Manlio. “Ecco perché intendo usarlo in un altro modo”.

Per il quartiere è un vero smacco. Di più. Un colpo al cuore. Quel cinema, aperto fin dagli anni Cinquanta, ha accompagnato generazioni: “Che dispiacere” dice Angela. “Quanti film ci ho visto con mia madre: da tutti i film di Sissi ai film sugli antichi romani, come Ben Hur”. ” Un altro pezzo della nostra storia che se ne va” si rammarica Mariarosa, mentre per Valentina” non è giusto! Il mio amato Pidocchietto! Era un cinema che permetteva a tutte le tasche di passare una bella serata!”. “Quanti pomeriggi passati lì, a vedere film di prima visione: era bellissimo” racconta Paola Gatti. “Nel weekend era sempre pieno: non capisco come faccia il parroco a parlare di deficit. Forse non sono stati pagati i lavori di ristrutturazione, ma questo è un altro discorso” . E c’è anche chi si domanda che fine farà chi al cinema ci lavorava.

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