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Roma, la Regione restituisce agli assegnatari la casa estorta dai Casamonica

L’appartamento dell’Ater, in via dell’Acquamarcia, era stato affittato a questa famiglia negli anni Settanta, nel 2012 il clan glielo portò via


Quattro anni fa i Casamonica presero la sua casa come riscatto per un debito di oltre 200mila euro contratto dal figlio. Oggi la Regione Lazio e l’Ater riconsegnano a Ernesto Sanità le chiavi di quell’appartamento che, dal 1970, era suo di diritto. Un segnale importante che dà speranza e che arriva a poche settimane dall’operazione Gramigna, quella che ha sgominato il clan Casamonica, arrestando 37 persone per associazione a delinquere di stampo mafioso. Tra gli arrestati, attualmente in carcere, il boss Giuseppe Casamonica e Domenico Spada, il pugile amico del senatore 5Stelle Emanuele Dessì.
a vicenda che rigurda Sanità è emblematica del potere mafioso del clan sinti. Racconta l’ordinanza l’uomo tentò di ribellarsi alla prepotenza del ricatto e cambiò la serratura di casa per impedirgli di entrare e che il boss, Giuseppe, in compagnia di altre due persone, lo raggiunge in un bar sulla Tiburtina e, minacciandolo di morte, lo costrinse a consegnargli le chiavi della nuova serratura e ad andarsene da sua casa in via dell’Acquamarcia 12.
“Come ti sei permesso ad entrare dentro casa e a cambiare la serratura?”, gli disse mimando il gesto della pistola e lasciandogli intendere di averla in tasca. Aggiungendo: “Al mio paese quelli come te li sgozziamo”, mimando il gesto dell’indice sotto il collo. La casa del 2012 risulta quindi abitata da Concetta Casamonica e dal figlio minorenne, rispettivamente primogenita e nipote del boss. Nel 2007 Ernesto Sanità, rimasto vedovo e senza casa, presentò denuncia contro i Casamonica. Ma, si legge nell’ordinanza “accerterà la prouncia che la denuncia aveva subìto un anomalo trattamento da parte del personale del commissariato”. In sostanza rimase lettera morta e nessuno fece niente per lui.
I contorni da chiarire sono tanti dal punto di vista giudiziario, come la morte del figlio adottivo di Ernesto, quello che aveva ppunto contratto un debito di 200mila euro col clan, ucciso misteriosamente nel corso di una lite nel maggio del 2007. Oggi però il direttore dell’Azienda territoriale per l’edilizia Andrea Napoletano, in collaborazione con la Regione e alla presenza del generale dei carabinieri del comando provinciale Antonio de Vita gli ha restituito la sua casa.

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