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Roma: i frati trappisti perdono la guerra del cioccolato

Due botteghe si fronteggiano davanti all’abbazia dei cistercensi, alle Tre Fontane. Il giudice dà ragione ai titolari del negozio «storico». La comunità religiosa costretta a togliere la parola «trappisti» dal marchio

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Sono lì, tutti i giorni, a pochi metri di distanza, nello scenario silenzioso e solenne dell’abbazia cistercense delle Tre Fontane. Ma non c’è quiete, a dispetto del luogo. Ogni mattina si incrociano nel piazzale, parcheggiano e si guardano in cagnesco. Da una parte la signora Paola Rugghia, titolare del marchio storico, quello conosciuto in tutta Italia delle tavolette a colori pastello, col simbolo del Colosseo e la scritta «trappisti». Dall’altra l’addetto del locale di fronte, accanto alla chiesa, nell’ex foresteria. Fatti pochi passi con le spalle una all’altro – come pistoleri a duello – spalancano le ante e tirano fuori i cartelli: cioccolato di qua, cioccolato di là. Uno costa 6 euro e 50, l’altro 7. La prima rivendita offre 4 versioni, la seconda pure… Anche gli orari sono gli stessi. Dio non voglia che un cliente trovi chiuso il negozio di fiducia e – in preda a una voglia improvvisa – non resista all’impulso di fare scorte in quello vicino.

La famose tavolette di cioccolato dei «Trappisti», marchio storico, uscito vincitore dalla causa
La famose tavolette di cioccolato dei «Trappisti», marchio storico, uscito vincitore dalla causa

Già, e così alla fine la rivalità si è conclusa a colpi di carte bollate. È stata la IX sezione civile del tribunale di Roma a mettere un punto alla vicenda. Il contenzioso era stato aperto in primavera dal contropiede della bottega storica, che al contrario di quanto molti pensano è di proprietà di privati, mentre la «nuova venuta» appartiene alla congregazione. La querelle – dopo il fallimento dei tentativi mirati a un’intesa amichevole – ha preso le mosse dal ricorso presentato dalla signora Rugghia e dalla società di famiglia «Il cioccolato di Roma», che acquistò l’azienda dai frati nel 1973. L’istanza, imperniata sulla fattispecie della concorrenza sleale, era stata riassunta nelle prime righe in modo perentorio: premesso che gli «usurpatori» avevano dato al loro prodotto sia la denominazione «cioccolato dei monaci trappisti» sia il marchio «trappisti», del tutto simile se non identico a quello delle tavolette «storiche», l’avvocato Giuseppe Gallo aveva chiesto al giudice «l’inibitoria della commercializzazione» e il sequestro della merce «oggetto delle condotte illecite» (compresi altri prodotti, come torroni o caramelle), nonché la pubblicazione dell’ordinanza sui quotidiani e nel sito Internet delle Tre Fontane, con lo spauracchio di costose penali.

Le confezioni messe in vendita dalla comunità cistercense: dopo la sentenza è sparita la parola «trappisti»
Le confezioni messe in vendita dalla comunità cistercense: dopo la sentenza è sparita la parola «trappisti»

Un attacco concentrico, al quale i cistercensi avevano replicato con una domanda di risarcimento per «lite temeraria». Macché, hanno perso loro. Il giudice Alfredo Landi ha riconosciuto «il pregiudizio» recato alla famiglia Rugghia dai vicini col saio (che tra l’altro, essendo proprietari delle mura, vorrebbero sfrattarli) e imposto loro di cambiare marchio, facendo sparire la parola «trappisti». Motivo: «il patronimico è distintivo del cioccolato storicamente riferibile all’antica produzione» e dunque «idoneo a creare confusione nel pubblico». Morale: adesso sulle barrette finite fuori gioco c’è scritto «cioccolato – Abbazia tre fontane» e, forse per compensare il minore appeal, i monaci hanno allestito una vetrinetta elegantissima, come si trattasse di gioielli.

Ma mica è finita qui. «In seguito al procedimento d’urgenza concluso a nostro favore – attacca implacabile l’avvocato Gallo – la famiglia e la società stanno per aprire la causa per concorrenza sleale e violazione del marchio, ai fini del risarcimento». Botte da orbe, sgranocchiando delicatezze. Peccato che il giudice non si sia pronunciato sulla domanda centrale: al di là delle noie legali, qual è il cioccolato più buono? (fperonaci@rcs.it)

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