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Roma, contagiò oltre 30 ragazze con l'hiv: Talluto condannato a 24 anni

La procura aveva chiesto l’ergastolo. Il giovane è stato riconosciuto colpevole per “lesioni gravissime”, assolto per il reato di epidemia e di tentate lesioni. Le vittime si abbracciano in aula

Oltre trenta ragazze contagiate con il virus dell’Hiv attraverso rapporti sessuali non protetti e mentendo sul suo stato di salute. Più altre venti vittime risultate “miracolate”, perché da quegli stessi rapporti con lui non hanno contratto il virus. La Corte d’Assise di Roma ha condannato a 24 anni di reclusione Valentino Talluto, il 33enne originario di Caltanissetta, l’accusa è di lesioni gravissime. Assolto per epidemia e tentate lesioni.  Al momento della lettura Talluto non ha avuto reazioni, mentre le vittime si sono abbracciate piangendo.  “E’ la nostra piccola grande vittoria, ora siamo unite dalla gioia e pronte ad andare avanti”. Così una delle ragazze contagiate da  Talluto ha commentato la sentenza di condanna a 24 anni di carcere. Le ex partner dell’ “untore” sono apparse visibilmente commosse e soddisfatte del verdetto. Il pm Elena Neri in sede di requisitoria aveva chiesto per Talluto l’ergastolo, definendolo “un pericolo per l’incolumità pubblica” e paragonandolo a un kamikaze “che si lega un ordigno e si fa esplodere fra una folla di ragazze”. Talluto, invece, nel giorno delle sue dichiarazioni spontanee, fornite nell’aula bunker di Rebibbia, aveva detto con gli occhi lucidi: “Non sono un untore né una persona cattiva: non mi sono mai nascosto. Se avessi voluto contagiare più ragazze possibili avrei mantenuto l’anonimato e cercato rapporti occasionali”. Talluto è stato arrestato nel novembre del 2015, al termine di un’indagine condotta dal pm Francesco Scavo e dalla sezione di polizia di piazzale Clodio. L’indagine era iniziata dieci mesi prima, dalla denuncia di una ragazza che aveva conosciuto l’imputato in una chat. A lei poi si erano aggiunte altre cinque giovani donne: si erano ritrovate su Facebook, accomunate dallo stesso drammatico destino, e insieme erano riuscite a ricollegare l’infezione che avevano contratto proprio a lui. Dal giorno della pubblicazione della notizia l’inchiesta si è allargata a macchia d’olio.  A distanza di pochi giorni i telefoni della procura avevano cominciato a squillare ininterrottamente, presi d’assalto da ragazze che avevano riconosciuto Talluto. Molte di loro, purtroppo, hanno appreso proprio in questo modo di aver contratto il virus. Altre sono state più fortunate e sono rimaste illese. Sei mesi più tardi, nel giugno del 2016, visto l’alto numero di vittime, l’imputato è stato sottoposto a una nuova misura cautelare.

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