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Roma, condannati anche in appello Angelo e Domenico Spada

Confermata l’accusa di usura ed estorsione per fatti commessi tra il 2009 e il 2012


Condanne confermate in appello per Angelo e Domenico Spada, padre e figlio sotto processo per l’accusa di usura ed estorsione.

La II Corte d’appello capitolina, presieduta da Mario Frigenti, ha inflitto 8 anni di reclusione ad Angelo Spada e 7 anni al figlio Domenico, conosciuto come “Vulcano” ed ex campione del mondo di pugilato nella categoria Silver Wbc, così confermando la sentenza emessa nell’ottobre 2016 dal tribunale penale. Condanne confermate anche per Antonietta Casamonica ed Antonietta Spinelli, rispettivamente a cinque anni la prima e tre anni e quattro mesi la seconda, imputate per un altro episodio specifico.

I fatti contestati erano due episodi di usura ed estorsione commessi tra il 2009 e il 2012. Il primo episodio emerse dalle dichiarazioni di Fabio Del Gaudio, un commerciante che nel 2013 denunciò il pugile, poi arrestato l’anno successivo, per avere preteso da lui l’intestazione di un immobile del valore di 400 mila euro, a fronte di un prestito di 140 mila.

Ruolo cruciale, secondo l’ipotesi accusatoria, l’ebbe anche Angelo Spada, il padre di Domenico, il quale, capendo le difficoltà del negoziante, gli avrebbe imposto di lavorare come garzone nella tabaccheria, di fatto espropriata. Un’imposizione decisa dopo che Del Gaudio aveva già consegnato ai due Spada 72 mila euro in contanti.

Nelle vicende di cui si è occupato il processo d’appello c’era anche quella che vedeva coinvolte Antonietta Casamonica e Antonietta Spinelli, ritenute responsabili del reato di usura nei confronti di Del Gaudio per due prestiti precedentemente richiesti, riscossi e in parte ceduti ai due Spada.

Per l’altro episodio, secondo l’ipotesi accusatoria gli Spada  pressarono un imprenditore, Salvatore Merosi, che aveva ricevuto 40 mila euro in contanti, impegnandosi a restituirne 70 mila. Per l’accusa, il costruttore, dopo essere stato malmenato, avrebbe eseguito lavori di ristrutturazione gratuiti nella casa che aveva ceduto al pugile a 100 mila euro, nonostante valesse il doppio. Condannati già in primo grado, i quattro imputati si sono visti confermare anche in appello la sentenza pronunciata in tribunale.

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