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Roma capitale dei roghi tossici: 50 al giorno. Se ne accorge anche il governo

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Dal campo di via Salone a Castel Romano i nomadi bruciano ogni tipo di rifiuto producendo fumi tossici. Minniti: tolleranza zero, pronto l’esercito.

Hanno intossicato i bambini che giocavano a calcetto a Ponte Marconi e non possono giocarci più perché il campo di calcio ha chiuso, e continuano a intossicare i romani perché i roghi tossici accesi nei campi rom, baricentro di ogni genere di illegalità, sono un inceneritore che non conosce turni di riposo né feste comandate.
Cinquanta roghi al giorno, ogni santo giorno. Il conto è presto fatto: quindici di media al dì, stando alle stime nelle zone più a rischio della città, nella cintura dei campi nomadi regolari (si fa per dire!) o tollerati a Castel Romano, via di Salone, La Barbuta, Camping River, Gordiani, via Can doni e Lombroso. Ma il dato triplica con la miriade di campi nomadi abusivi che sorgono praticamente dappertutto: lungo le scarpate, come a via del Cappellaccio a Roma sud, sotto i viadotti, via della Magliana docet, sull’ Ostiense, a Morena, sulla Collatina, nelle radure del Pratone delle Valli, nelle valli di Quartaccio, segnalazioni nel quartiere Quintiliani, Pietralata, via dei Durantini.

Ma il fumo con la diossina sprigionata dai roghi dei rom non risparmia nemmeno i Parioli perché «non si recinge l’aria» cantava Marcella Bella, e magari fosse solo una canzone. È così che si arriva a 50. Un numero impressionante che moltiplicato per 365 giorni supera i 18mila roghi l’anno, 18.250 per l’esattezza. Altro che smog da auto! Noi li avevamo…

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