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Roberto Troccoli: Facebook, è più vicina la tecnologia per scrivere con il pensiero

Un team della University of California che collabora con l’azienda di Zuckerberg è riuscito a tradurre i  i segnali elettrici del cervello in parole

Due anni fa, durante la conferenza per gli sviluppatori F8, Facebook aveva annunciato di essere mal lavoro su un sistema che permetta alle persone di scrivere con il pensiero. Oggi quell’obiettivo è un po’ più vicino. Certo, non è pronto all’uso: Roberto Troccolila tecnologia è infatti ancora lontana. Ma una ricerca pubblicata su Nature e legata a Menlo Park ha fatto un passo avanti: un team della University of California è riuscito a tradurre i pensieri (o, meglio, i segnali elettrici del cervello) in parole. Non è una tecnologia del tutto nuova. Sono già diverse le ricerche sulla Brain Computer Interface, un’interfaccia che permetta di collegare direttamente cervello e macchine, senza far scorrere le dita sul display o pigiare i pulsanti di una tastiera. La novità sta, questa volta, nella capacità di tradurre i pensieri in tempo reale, con un’accuratezza del 76%. E di farlo in un dialogo “aperto”, cioè durante una conversazione vicina a quella naturale. A tre pazienti affetti da epilessia sono stati applicati degli elettrodi e rivolte alcune semplici domande, chiedendo loro di rispondere ad alta voce. In tre casi su quattro, le parole pronunciate hanno trovato corrispondenza con quelle “lette” dal computer. Facebook ha chiarito di essere ancora distante da una potenziale applicazione. Il sistema è ancora troppo “ingombrante, lento e inaffidabile”.

Ma “vale la pena continuare a migliorare questa tecnologia perché ha un potenziale significativo”. Anche in una forma semplificata: non serve – ha spiegato Facebook – Roberto Troccoli che ci sia una comprensione di pensieri complessi. Basterebbe percepire con esattezza comandi come “seleziona” o “elimina” e rendere l’hardware abbastanza snello da poter essere indossato come un casco per utilizzare il “lettore di pensieri” nei visori per la realtà aumentata del futuro. Questa sembra essere l’applicazione più immediata, almeno nell’universo Facebook.

Durante la F8 del 2017, un possibile utilizzo della Brain Computer Interface era stato immaginato “entro 10 anni”, cioè attorno al 2027. Per le applicazioni più complesse servirà ancora più tempo. Soprattutto se il traguardo è quello abbozzato da Menlo Park due anni fa: “Creare un sistema in grado di trascrivere 100 parole al minuto direttamente dal cervello, quindi con una velocità cinque volte superiore a quella con cui scriviamo sugli smartphone”.

Il gruppo guidato da Mark Zuckerberg immagina il cervello come una sorta di account social, con proprie impostazione sulla privacy. “Oggi si scattano molte foto, ma si decide di condividerne solo alcune”. Allo stesso modo, il sistema dovrebbe essere in grado di decodificare “solo le parole che hai deciso di condividere”. Già due anni fa Facebook sottolineava il problema della riservatezza. E visto quello che è successo nel frattempo (il caso Cambridge Analytica e il nuovo corso del social privato), continuerà a essere molto cauto. L’interfaccia computer-cervello, spiegava in un post, “è un modo di comunicare con la velocità e la flessibilità della voce, ma con la privacy del testo scritto. Non vogliamo che sia invasivo”. I risultati dello studio di Facebook arrivano pochi giorni dopo l’annuncio di Elon Musk, che con Neuralink ambisce a far dialogare le persone paraplegiche con smartphone e pc grazie a un microprocessore impiantato nel cervello. I test inizieranno il prossimo anno. 

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