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Rifiuti a Roma, differenziata: la raccolta fa flop. Perdita a fine anno da 25 milioni

zeppperi_frosinone_1.jpgMentre tutte le attenzioni sono rivolte ad Atac e alla sua corsa per evitare il fallimento, più defilata appare la crisi industriale che rischia di colpire la seconda più importante azienda capitolina: Ama. La municipalizzata dei rifiuti viaggia con uno sbilancio nei conti che cresce di giorno in giorno e rischia di arrivare alla fine del 2017 con una perdita di oltre 25 milioni di euro. A rivelarlo sono le analisi interne all’azienda, confermate da una fonte qualificata ed elaborate sulla base di alcune partite economiche che non stanno andando come dovrebbero.
La prima riguarda la raccolta differenziata. A dispetto delle promesse 5Stelle di raggiungere a fine anno il 48%, la percentuale di differenziata è ferma al 42% e – secondo i tecnici – non aumenterà prima del 2018 per via del boom di indifferenziati che si concentra, in particolare, a dicembre. Questo 6% in meno rispetto alle previsioni si traduce in un forte contraccolpo finanziario, perché significa 100mila tonnellate di rifiuti in più da trattare con metodi tradizionali, equivalenti ad un costo aggiuntivo a carico dell’azienda di circa 10 milioni di euro.
La seconda partita vede ancora una volta responsabile il Comune. Da diversi mesi il Campidoglio sta affidando ad Ama la gestione di una serie di mansioni non comprese nel contratto di servizio. Tra queste la cancellazione delle scritte murarie, la rimozione dei rifiuti abbandonati, la derattizzazione, la pulizia dei tombini. Si tratta di spese che dovrebbero gravare sul bilancio della Capitale, finite sulle spalle di Ama senza copertura finanziaria e con un costo per l’azienda che, alla fine dell’anno, può raggiungere i 5 milioni di euro.
Le spine di Ama sono tante, e non tutte interne. L’altra voce che rischia di far saltare l’equilibrio di bilancio viene da fuori e riguarda lo smaltimento dei rifiuti laziali nelle altre regioni italiane. Nelle ultime settimane si sono tenuti una serie di colloqui con il top management delle aziende che gestiscono i grandi inceneritori del Nord (dove finisce buona parte dell’indifferenziata laziale), dai quali è emerso che il costo dello smaltimento subirà presto un incremento nell’ordine del 25/30%. Questo significa che, rispetto ai circa 40 milioni di euro spesi da Ama per smaltire i rifiuti lontano da Roma, la cifra potrebbe balzare a 55 milioni.
A soli tre mesi dalla fine dell’anno, la mancanza di una visione politica e di una regia industriale sull’azienda rischiano di disperdere l’utile risibile di 800mila euro raggiunto nel 2016, e di far sprofondare Ama in una perdita annuale di oltre 25 milioni, con un danno enorme sulle tasche dei cittadini che potrebbero essere chiamati a mettere mano al portafoglio per coprire un eventuale rincaro della tassa sui rifiuti.
L’emergenza è reale. E il Campidoglio entro il 9 ottobre dovrà partecipare al bando regionale che mette a disposizione di Roma Capitale 5,6 milioni di euro per interventi a sostegno della gestione dei rifiuti.

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